Politica
"Zuccatelli? E' un uomo di Bersani. Scelta politica, via Speranza-Conte"

Caos sanità in Calabria, parla Wanda Ferro (Fratelli d'Italia)
Wanda Ferro è vice capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia. E’ segretario della Commissione parlamentare antimafia e componente della Commissione Difesa. Coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia in Calabria, ha una lunga esperienza amministrativa. E’ stata consigliere e assessore del Comune di Catanzaro, presidente della Provincia di Catanzaro. Nel 2014 è stata candidata alla presidenza della Regione Calabria per il centrodestra, ed è entrata in Consiglio regionale nel 2017 in seguito ad una sentenza della Corte Costituzionale. Nel 2018 è stata eletta alla Camera nel collegio uninominale di Vibo Valentia. |
Giuseppe Zuccatelli, neo commissario della sanità calabrese, e il ministro della Salute Roberto Speranza hanno dichiarato che la contestata intervista a Zuccatelli nella quale si esprimeva contro l'uso della mascherina risale al primo periodo del contagio da Covid-19. Ma il gruppo FEM.IN. Cosentine in lotta ha rivelato su Facebook che quell'intervista era del 27 maggio, quando era già finito il primo lockdow. Secondo lei Zuccatelli e il ministro Speranza dovrebbero dimettersi?
"La vicenda del video in cui Zuccatelli si esprimeva, con modi e argomentazioni poco consoni al suo ruolo, contro l’uso della mascherina, è grave per i contenuti pericolosamente negazionisti, ma soprattutto per il fatto che il neo commissario alla Sanità, per giustificare il proprio comportamento e togliere dall’imbarazzo il ministro Speranza, ha mentito sul periodo in cui ha fatto quelle esternazioni. Il 27 maggio, infatti, eravamo nel pieno dell’epidemia, con più di 230 mila contagiati e 33 mila morti, e Zuccatelli avrebbe dovuto avere piena consapevolezza della necessità di utilizzare la mascherina per prevenire la diffusione del contagio. Già questo sarebbe sufficiente per non avere fiducia nell’uomo a cui sono stati affidati i pieni poteri sulla sanità in Calabria, ma non è solo per questo che Zuccatelli e Speranza, e con loro il presidente Conte, dovrebbero dimettersi. E’ infatti chiaro a tutti che la scelta di Zuccatelli non si è basata su criteri di meritocrazia, ma solo su ragioni di appartenenza politica. Zuccatelli è stato infatti un amministratore del Pd, notoriamente vicino a Bersani e candidato alla Camera con Leu. Fallito l’ingresso in Parlamento, Zuccatelli è stato gratificato con una serie di incarichi in Calabria, tra cui quello di commissario dell’Asp di Cosenza, dal quale si è dovuto dimettere dopo una serie di incidenti gestionali, e quelli di commissario dell’ospedale e del policlinico universitario di Catanzaro. Per i ruoli ricoperti, quindi, Zuccatelli ha pesanti responsabilità nei ritardi e nelle inefficienze del sistema sanitario che hanno spinto il governo a dichiarare la zona rossa per la Calabria. È stato proprio Zuccatelli ad opporsi, spalleggiato dal Pd locale, alla realizzazione dell’ospedale covid in Calabria, ed è da allora in forte conflittualità con il rettore dell’Università di Catanzaro. Il governo ha dimostrato di non tenere in alcun conto la salute dei cittadini, l’unico obiettivo è quello di mantenere la sanità calabrese in una condizione di precarietà, per giustificare la indebita e ingiustificata sottrazione della gestione al governo regionale eletto dai cittadini.
Nella maggioranza c'è stato uno scontro sulla nomina di Zuccatelli, secondo lei come sono andate le cose? Si tratta di una vittoria della sinistra di LeU e di una sconfitta del M5S?
"Stiamo assistendo ad una vera e propria guerra tra i partiti di governo per la lottizzazione dell’Ufficio del Commissario, che con il nuovo Decreto Calabria viene dotato di una struttura pletorica e assume poteri talmente ampi da essere evidentemente incostituzionali. Speravamo che, dopo l’esperienza di Cotticelli, per la nomina del nuovo commissario si scegliesse una personalità di comprovate capacità e professionalità, estraneo alla disastrosa gestione della sanità in Calabria. Assistiamo invece sconcertati alla lotta tra chi nel governo ha pensato di imporre ai calabresi un satrapo di comprovata fede politica, e chi, come i cinque stelle, cerca di rimediare alla figuraccia con proposte di sicuro impatto mediatico ma che rappresentano, almeno sotto il profilo dell’esperienza, una scommessa azzardata sotto il profilo gestionale".
L'ex commissario ad acta per la Sanità in Calabria, generale Saverio Cotticelli, ha affermato: "Davo fastidio alla Massoneria. Volevano eliminarmi, non potendo uccidermi mi hanno screditato". Che idea si è fatto del suo siluramento? Motivi politici?
"Le interviste rilasciate dal generale Cotticelli hanno del surreale, lui stesso ammette di essere in uno stato di confusione. Io penso che Cotticelli sia una persona perbene, lo attesta la sua storia di servitore dello Stato, ma è evidente che l’amministrazione della cosa pubblica richiede competenze ben diverse. La volontà di affermare il rispetto della legalità non è sufficiente se non si è in grado di districarsi nei meccanismi complessi della burocrazia e della politica e nel circuito di interessi che ruotano intorno alla sanità, un settore che muove enormi risorse ed attira quindi appetiti di ogni genere. Certo io trovo molto grave che il commissario della sanità in Calabria non sappia, in piena emergenza covid, quanti siano i posti in terapia intensiva effettivamente attivati: è in gioco la vita delle persone. Così come è grave che la Calabria, con un sistema sanitario già fragile, non possa disporre dopo molti mesi dall’inizio della pandemia di un piano operativo anti-covid. Quello che Cotticelli ha approvato è il piano di riordino della rete ospedaliera per l’emergenza covid, solo un tassello di quella che deve essere una programmazione più ampia che riguardi anche il monitoraggio, la diagnosi e l’attività di screening. Non ci sono scusanti che reggano, neppure l’esiguità dello staff, ed ho apprezzato che il generale Cotticelli abbia rassegnato le dimissioni. Lo stesso sussulto di dignità avrebbero dovuto averlo Zuccatelli e il commissario Arcuri, il quale ha accumulato un ritardo gravissimo nell’attivazione dei posti di terapia intensiva. Quali siano gli interessi che Cotticelli sostiene di aver colpito non posso saperlo, e auspico che lo chiarisca agli uffici di Procura prima ancora che agli organismi che devono supervisionare il suo operato. Se lo avesse fatto prima, probabilmente, avrebbe dato maggiore incisività all’azione di legalità e si sarebbe anche tutelato da eventuali complotti orditi alle sue spalle. Sulla sanità calabrese c’è un’attenzione molto forte, soprattutto sul tema del contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Ma non ci sono solo la ‘ndrangheta e il malaffare. Se c’è una responsabilità gravissima che imputo ai commissariamenti che si sono susseguiti per oltre 10 anni, è quella di non aver posto un freno all’emigrazione sanitaria. Le nostre tante eccellenze sanitarie sono state penalizzate da mancati investimenti e da riduzioni insostenibili di personale a causa di anni di blocco del turn-over. Un paziente su sei è costretto a farsi curare nelle strutture fuori regione, e la Calabria spende 300 milioni di euro in mobilità passiva. La Calabria è un bancomat per la sanità del centro-nord. Questo è l’interesse economico più forte, che fa leva proprio sulla scarsa qualità dei servizi sanitari offerti in Calabria. Una situazione che il commissariamento ha aggravato".