Stravolgere
le consuetudini
L'intervento di Vito Signorile, attore, regista e fondatore del Teatro Abeliano, alla Conferenza Generale sulle Culture e il Turismo ARRIVA GODOT: il forum voluto dall'Assessore al ramo del Comune di Bari, Silvio Maselli.
di Vito Signorile
Quest’estate superando la mia pigrizia e il mio attaccamento incondizionato alla nostra città, mi sono concesso il lusso di fare un viaggio all’estero per incontrare amici teatranti che non vedevo da tempo e per riflettere da lontano sull’inizio del nuovo progetto triennale del Nuovo Teatro Abeliano e sulla esigenza di civile normalità nella vita culturale della mia città.
E’ stato un viaggio molto utile perché da lontano le cose si vedono meglio e sono felice di avere questa occasione per condividerle. Devo dire che purtroppo la prima cosa che ho osservato è che siamo lontanissimi dall’idea di bene pubblico e di partecipazione attiva alla vita sociale. Ma questo fa parte di analisi del passato per le quali avremo auspicabilmente tempo e luogo più opportuni. Sarà utilissimo infatti, dopo questa pur importante ricognizione generale, analizzare situazioni settoriali, esperienze positive, ma soprattutto errori e anomalie del passato per esaltare le prime e rimuovere le seconde.

Nel mio viaggio ho visto parchi pubblici attrezzati con strumenti da palestra all’avanguardia in cui anziani e giovani andavano a fare ginnastica all’ombra di alberi centenari, ho visto giardini con schermi montati per il cinema e cabina di regia fissa difesa da una semplice costruzione in legno chiusa da un altrettanto semplice lucchetto, ho visto fare la fila per il teatro. Certo sono osservazioni probabilmente esaltate dall’aria estiva, ma ho visto un altro modo di pensare e vivere la cultura, un’altra civiltà.
Bari pur con la sua grande bellezza, pur con le sue molteplici attività, appare vuota, frammentata, disabitata dalla cultura e dalla partecipazione.
Allora voglio subito mettere in campo delle proposte per il nuovo corso di questa Amministrazione e nella prospettiva della città metropolitana.
In primo luogo visibilità e approfondimento dell’offerta culturale complessiva, e dunque anche di quella proposta dai privati e sostenuta dall’Amministrazione, attraverso un unico strumento promozionale, cartaceo e web, in modo che ciascun cittadino, anche il turista di passaggio, sia consapevole di tutto quello che trimestralmente accade in città e possa conoscere e scegliere quello che la città offre.

Uno strumento che sia utile per lo spettatore o l’osservatore per creare il proprio percorso culturale libero da schemi o dai pericoli della non conoscenza; che guidi gli operatori in una progettazione ragionata e programmata per tempo; che renda pubblica la mole di lavoro e di offerta che c’è dietro un bilancio comunale; che avvii un percorso di superamento degli steccati di genere e i facili identitarismi e si iscriva in un’idea più complessa di multiculturalismo.
Apertura della stagione “comunale” a tutta la città. Ci auguriamo che sia presto riaperto il Teatro Piccinni, che il Petruzzelli che ancora oggi vanta uno dei più grandi e bei palcoscenici d’Europa si riaffermi come Grande Teatro, che tornino in attività le altre strutture teatrali e musicali che aspettano da tempo sistemazioni di Legge e che se ne inventino altre ristrutturando alcuni dei numerosi contenitori di proprietà pubblica.

In tempi di alberghi diffusi, di musei diffusi, di free wifi zone, credo sia arrivato il momento di pensare a una programmazione culturale diffusa, con abbonamenti trasversali, contaminazione dei linguaggi e dei pubblici, progetti coordinati, servizi logistici a favore dei Teatri e dei cittadini che li frequentano.
Il Nuovo Teatro Abeliano nella prossima stagione ospita spettacoli i cui protagonisti sono indifferentemente giovani poco più che ventenni e giovanissimi ultrasessantenni; spettacoli senza definizione di genere che non sia emozione e qualità a prova di spettatore La sfida che con tutti i miei collaboratori ho raccolto e rilanciato è stata quella di stravolgere le consuetudini e di farci coinvolgere nel bellissimo gioco del rimettersi in gioco.
Ci auguriamo che i giovani, siano effettivamente più giovani e coraggiosi dei vecchi.
Come auguro a tutti noi di non dover aspettare ancora molto l'attesissimo Godot e soprattutto di scoprire che Godot altri non è che il rappresentante di una normale civiltà dove regole, stato di diritto, meritocrazia, non sono chimere da paese dei balocchi.
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Interventi pubblicati in precedenza:
Teatro Petruzzelli, al servizio dell'arte
La città diffusa e le sue culture