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Roma
Procura di Roma, il Tar Lazio ferma Prestipino. E' la coda del caso Palamara

Il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi di Marcello Viola e Francesco Lo Voi contro la nomina di Michele Prestipino Giarritta alla carica di procuratore di Roma. Persistono i veleni del cosiddetto caso Palamara.

E' stato invece respinto il ricorso di Giuseppe Creazzo. Ora il Csm dovrà rifare la delibera, rimettendo in gioco il procuratore generale di Firenze Viola e il procuratore di Palermo Lo Voi. Tornano i cascami e i veleni del caso Palamara, che fu in gran parte determinante nella corsa alla procura di Roma, in cui Prestipino aveva prevalso su candidati in apparenza più titolati di lui, appunto Viola e Lo Voi. Nella sentenza che ha annullato la decisione del Csm del 4 marzo 2020 il Tar del Lazio, presieduto da Antonino Savio Amodio, relatore Ivo Correale, prende atto delle osservazioni difensive di Viola sul cambiamento di atteggiamento della quinta Commissione di Palazzo dei Marescialli proprio a seguito della diffusione delle intercettazioni riguardanti l'ex presidente dell'Anm ed ex componente del Csm, Luca Palamara.

"Chiamata, dopo pochi mesi, a rivalutare i profili dei candidati all'ufficio direttivo in questione - si legge nella sentenza del Tribunale amministrativo - la commissione mutava completamente il proprio indirizzo, peraltro senza esternare alcuna motivazione idonea a giustificare tale circostanza, tenuto anche conto che lo stesso relatore della proposta a favore del dottor Prestipino, come approvata, aveva espresso invece, nella seduta del 23 maggio 2019, il proprio voto a sostegno del dottor Viola". In particolare, il Tar Lazio ha rilevato come dalla documentazione relativa all'indagine di Perugia fosse emersa la  qualità di parte offesa di Viola rispetto alle "macchinazioni o aspirazioni di altri". Ha inoltre sottolineato come la decisione del Csm di non confermare la proposta volta al conferimento al dottor Viola dell'incarico di procuratore di Roma sia immotivata "in assenza di elementi oggettivamente riscontrabili a suo carico".  Nel suo ricorso il Pg di Firenze, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, aveva pure evidenziato la "violazione della conclusione giurisprudenziale per la quale, in caso di valutazioni difformi e ravvicinate nei confronti del medesimo magistrato, deve darsi conto delle ragioni sopravvenute che giustifichino tale 'revirement'". Proprio a maggio del 2019, nei giorni dell'intercettazione, Viola (non coinvolto nell'inchiesta e non partecipante ai colloqui) era stato al centro di una discussione (intercettata) in cui il deputato di Italia Viva Luca Lotti e Palamara avevano deciso di puntare proprio sul magistrato siciliano come candidato ideale alla successione di Giuseppe Pignatone alla guida dell'ufficio inquirente della Capitale. 

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