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Roma
Raggi bis: il Pd dice no, c'è l'accordo con la sinistra romana di Smeriglio

Comunali Roma 2021, l'ipotesi di un Raggi Bis scatena gli appetiti della sinistra romana che senza mezzi termini punta a demolire la Giunta 5 Stelle e a proporsi come forza di Governo alternativa al Pd per indicare la via del voto con un proprio candidato.

E all'appuntamento con le elezioni di maggio 2021, il gruppo romano che fa capo all'eurodeputato Massimiliano Smeriglio ha già acceso i motori della macchina da guerra dal nome inequivocabile: “Liberiamo Roma”. Non solo un think tank di tecnici che stanno da due mesi a studiare notte e giorno il dossier Roma, quella messa in piedi da Andrea Catarci, presidente di Municipio che ha passato il testimone dell'VIII Municipio a Amedeo Ciaccheri, è un'organizzazione con l'obiettivo chiaro: cinturare il Pd romano, Zingaretti compreso, e proporsi come unico interlocutore di “sinistra” per affrontare alle elezioni il pattuglione del centrodestra di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia e ciò che resta del successo elettorale di Virginia Raggi, ancora ufficialmente “non candidabile”.

La strategia è chiara: al gruppo Smeriglio-Catarci il compito di trovare consensi nella sterminata periferia romana e fuori dal raggio d'azione del Pd stanco e un po' “fighetto” che stenta a ritrovare in città lo smalto di un tempo che fu e quindi diventare protagonista di quel cambiamento sociale ed economico che ha visto l'emergenza lavoro, l'emergenza immigrazione, l'emergenza abitativa trattate come problemi di ordine pubblico, invece che come base della rinascita romana, a partire dari rapporti coi costruttori e dalla montagna di immobili vuoti e cristallizzati da un mercato asfittico che privilegia solo le zone centrali o a più alta remunerazione. Al progetto di una Roma più accogliente e moderna, una grossa mano l'ha data l'emergenza Coronavirus che ha acuito le difficoltà del ceto medio-basso e aumentato a dismisura i numeri di chi non ce la fa ad arrivare neanche alla seconda settimana. Ma la vera emergenza arriverà a settembre, quando saranno ultimati i conti sui posti di lavoro persi a Roma, tra aziende e commercio. E allora, sì che la sinistra avrà nuova benzina per “liberare Roma”.

Per ora gli Smeriglio boys puntano tutto sull'antiraggismo. Primo assaggio il prossimo 4 giugno, quando (insieme al Pd) scenderanno in piazza per protestare contro “la scelta scellerata della Sindaca Raggi di nominare l'ex Presidente Della Casa, sfiduciata all'unanimità dal Consiglio e dal territorio che non ne poteva più, come sua delegata per il Municipio IV. Della Casa che oggi si è contraddistinta nella sua nuova veste di delegata plaudendo allo sgombero avvenuto stamani dell'esperienza del Baobab, dove decine di migranti invece di essere accolti, in una città che dovrebbe essere ancor di più rifugio in un momento così delicato dell'emergenza sanitaria, hanno ricevuto un biglietto di via”.

E poi aprono un link con il settore del commercio, quello che subirà gli effetti più pesanti del post lockdown: “In tanti in città aspettavano finalmente, dopo due mesi di chiusura e gli annunci ripetuti della Raggi, che da oggi ci fosse il tanto atteso via libera per l'estensione delle occupazioni di suolo pubblico di Bar e Ristoranti. La sorpresa è stata amara. Questa disposizione transitoria della Giunta Capitolina è un vero è proprio ginepraio, in cui è complicato muoversi e districarsi. Sono ben 33 i requisiti tecnici minimi, di cui la quasi totalità inderogabili o comunque soggetti a pareri. L'esatto opposto di quel che occorre per far ripartire in velocità e in sicurezza le attività produttive della nostra città maggiormente colpite dal lock-down. In più, questa misura sarà transitoria fino a quando non si sa (dieci giorni? un mese?) e dopo verrà sostituita da una delibera di consiglio che potrebbe sostanzialmente rivedere tutti i criteri su cui i commercianti stanno realizzando le richieste di occupazioni di suolo pubblico in queste ore”.

La firma la mette Amedeo Ciaccheri, candidato sindaco alle elezioni del 2021. Salvo che il Pd non alzi la voce e firmi un patto di sangue con l'M5S ma non con la Raggi. Questa per ora è l'unica certezza.

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