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Conte, Juric e Mihajlovic mister da premio Oscar. Pioli, Sarri e Fonseca giù
JURIC - ANTONIO CONTE - MIHAJLOVIC (foto Lapresse)

ANTONIO CONTE E LA SUA INTER VINCONO UN DERBY DA SCUDETTO

La 23° giornata di Serie A assegna i suoi premi Oscar. Risultati pesanti, scolpiti nella pietra quelli usciti da questo turno che consacrano il lavoro di alcuni allenatori e ne mettono in discussione altri. Al di là dell'ennesimo esonero stagionale (salta Semplici e viene chiamato Di Biagio da una Spal in grande affanno nella lotta per la salvezza), è stata la domenica di Antonio Conte. La sua Inter rimonta il Milan dal derby con un secondo tempo da grande squadra, cancellando quel che di buono avevano fatto i rossoneri (trascinati da Zlatan "Highlander" Ibrahimovic) nel primo. I nerazzurri escono dagli spogliatoi con la carica e la mentalità che solo un gruppo da scudetto può avere. Fa bene la Juventus a temere una squadra forgiata da Antonio Conte a sua immagine e somiglianza. Un gruppo che ricorda quello allenato dallo stesso tecnico salentino nel 2011, quando, alla guida della Signora ribaltò tutti i pronostici strappando lo scudetto al Milan di Ibra.

JUVENTUS, SARRI IN DIFFICOLTA'. IL FANTASMA DI ALLEGRI SUI BIANCONERI

MAURIZIO SARRIMAURIZIO SARRI (foto Lapresse)
 

Già la Juve. A Torino molti tifosi stanno mettendo in discussione Sarri e rimpiangono Max Allegri. Il mister di Livorno era tecnico saggio e pragmatico: prima il risultato. I numeri a confronto dicono che la sua Juventus a questo punto della stagione aveva nove punti in più di quella attuale (esattamente 3 vittorie che si sono tramutate in 3 sconfitte) e dava una sensazione di solidità superiore. Dov'è finito il calcio champagne di Sarri, che tanto aveva incantato ai tempi del Napoli? Va detto che all'ombra del Vesuvio aveva una serie di giocatori con caratteristiche completamente diverse: i vari Insigne, Callejon, Mertens permettevano a quella squadra un gioco e un'imprevedibilità che ben si accompagnava al sarrismo.

JURIC, IL SUO VERONA DA OSCAR DEL CALCIO SULLA SCIA DI MAGO GASPERINI E DELL'ATALANTA

La Juventus che cade a Verona è la sublimazione del lavoro di Juric, cresciuto alla scuola di Gasperini (ormai sempre più Mago Gasp, lanciato con la sua Atalanta verso un'alta conquista zona Champions): in una settimana ha pareggiato con il Milan a San Siro (rischiando di vincerla, un paio di pali hanno fatto tremare il popolo rossonero), bloccato la Lazio dei miracoli all'Olimpico e sconfitto Cristiano Ronaldo. La classifica dice che il Verona è più che mai in lotta per un posto in Europa League, scoprendo e valorizzandogiovani talenti  (Rrahmani e Amrabat già venduti a Napoli e Fiorentina, con plusvalenza da circa 30 milioni).

MIHAJLOVIC, CON LUI UN BOLOGNA DA EUROPA LEAGUE

Nella corsa al sesto posto si è poi iscritto anche il Bologna di Mihajlovic. In 13 partite con Sinisa seduto in panchina la squadra ha fatto 22 punti (media di 1,69 punti a gara) e la lezione data alla Roma di Fonseca  nell'anticipo del venerdì è la migliore vetrina di questo trend. L'allenatore serbo trasmette carica ai suoi e ha pure il merito di lanciare giovani. Nei 90′ dell'Olimpico, ha dato una chance a Musa Juwara (2011), al Svanberg, Dominguez e Skov Olsen (classe 99),  Tomiyasu e Barrow ('98) e i classe ’97 Schouten ed Orsolini. 

LE DUE FACCE DI ROMA: CRISI GIALLOROSSA PER FONSECA. LA LAZIO DI SIMONE INZAGHI SOGNA LO SCUDETTO

Paulo Fonseca Simone InzaghiPaulo Fonseca - Simone Inzaghi (foto Lapresse)
 

Chi si è persa per strada è la Roma. I giallorossi di mister Fonseca sono rimasti fermi al 2019 (chiuso con legittime ambizioni da zona Champions): 4 sconfitte e un pareggio in 6 partite di serie A nel 2020 oltre all'eliminazione dai quarti di coppa Italia contro la Juventus. Con 16 gol subiti nelle otto sfide giocate. Va bene gli infortuni (e quello di Zaniolo ovviamente pesa tantissimo), ma questo lungo passaggio a vuoto non era pronosticabile. L'altra faccia di Roma è quella sorridente della Lazio di Simone Inzaghi che sta facendo crollare tutti i suoi antichi primati (18 risultati utili consecutivi, cancellato il precedente record stabilito da Sven Goran Eriksson nel campionato 1998/99) e non aveva mai fatto 53 punti in 23 partite. Meno 1 da Inter e Juventus capoclassifica: il sogno scudetto è a portata di mano, 20 anni dopo l'ultimo tricolore conquistato dai biancoelesti.

MILAN E STEFANO PIOLI: L'ALTRA FACCIA DEL DERBY

STEFANO PIOLISTEFANO PIOLI (foto Lapresse)
 

L'altra faccia del derby Inter-Milan è quella di Stefano Pioli. Bello il Diavolo entrato in campo: "Abbiamo fatto una grandissima partita, è assolutamente il miglior primo tempo della stagione. Abbiamo perso male nel secondo tempo ma dobbiamo ripartire dal primo tempo. La prestazione va analizzata bene, sono assolutamente convinto della qualità della mia squadra, ma dobbiamo insistere sulle disattenzioni. Non possiamo lasciare Brozovic da solo a tirare, non leggere il taglio di Sanchez... E' stato un peccato poi non riuscire a pareggiare con l'occasione di Ibra", le parole dell'allenatore rossonero. Vero, che i primi 45 minuti hanno messo in mostra una squadra viva, aggressiva e capace di giocare un buon calcio (non solo Zlatan: da Rebic a Bennacer, da Castillejo a Calhanoglu e Theo Hernandez). Ma, sarà banale ricordarlo, però le partite durano novanta minuti (più recupero) e l'Inter di Conte nella ripresa ha spiegato come si rimonta, come si vince un derby con la testa della grande squadra. Il Milan non ha retto il peso del 2-0, o meglio: al gol di Brozovic che ha subito accorciato le distanze a inizio ripresa è finito ostaggio di paure e fantasmi che l'immediato pari di Vecino ha trasformato in incubi. Poi De Vrij e un immenso Lukaku hanno completato il lavoro. Una lezione da imparare alla svelta visto che sta per arrivare la Juventus a San Siro per la semifinale di coppa Italia e c'è una zona Europa League da conquistare.

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