Selfie di Totti, Finzi: "Bel gesto da ventenne. Pirlo ed ElSha..."
Di Giordano Brega
Un giudizio mass-mediologico sul selfie di Totti? "Ok, le dico le mie opinioni... da bar". Il sociologo Enrico Finzi (Presidente di AstraRicerche) analizza con Affaritaliani.it il gesto del numero 10 giallorosso durante il derby con la Lazio. Un'esultanza partita dallo stadio Olimpico e che sta facendo il giro del mondo.
Cosa nel pensa di quell'autoscatto sotto la curva della Roma?
"Ci sono almeno un paio di aspetti analizzare...".
Ad esempio?
"Uno è quello dell'illegalità. Esistono norme chiare che escludono l'utilizzo di smartphone e cellulari in campo. E come tale questo gesto dovrebbe essere punito. Comunque questo è sicuramente peccato veniale in un mondo, in un'industria, dove ci sarebbe altri peccati molto più gravi da andare a punire - applicando le norme - e che sono stati oggetto di casi di cronaca in questi anni. Detto questo, se vogliamo essere dei puristi etici, dobbiamo dare un buffetto sulla guancia di Francesco Totti. Io però non lo farei, appunto perché ci sono problemi molto più gravi. E sa cosa le dico?
Prego...
"A me questa cosa a me è risultata simpatica..."
Cosa l'ha colpita in modo positivo?
"C'è una componente scherzosa e moderatamente vanagloriosa, che ci sta. E poi..."
Poi?
"A me fa simpatia il personaggio, che complessivamente è positivo. Mi fa simpatia che queste cose da 'ragazzi', facilmente spiegabili in un ventenne, le faccia un trentottenne-quasi-quarantenne come lui. Ci vedo anche un segno di 'gioventù'. E' stato ed è un ottimo calciatore, un calciatore longevo che sa invecchiare. Capace ancora di dare delle zampate. E' un italiano e questo è un campionato che ha bisogno di italiani, in mezzo a tanti stranieri. E' fedele"
Totti re di Roma...
"Lui è un brand, una griffe della Roma da sempre. Non ha mai cambiato squadra in questa follia del calciomercato dove si passa da una squadra all'altra, si va all'estero, poi si torna... No, Totti è davvero un esempio positivo. I suoi peccati sono tutti 'minori', come... il nome alla sua bimba (Chanel, ndr), ma queste sono scelte personali. Comunque senta: è un ragazzone simpatico, perbene. Nel mondo anglossassone per questa cosa sarebbe stato multato, noi invece lasciamogliela passare. Poi per carità, come dicevo nella mia premessa, questa è un opinione da bar".
E nel campionato italiano chi sono i giocatori che dal punto di vista dell'immagine riescono ancora a essere comunicativi?
"Allora, facciamo una distinzione..."
Distinguiamo...
"Ci sono gli affidabili e i comunicativi..."
Partiamo allora dagli affidabili...
"Qua il primo che mi viene in mente è Pirlo. Una persona seria, un eccellente calciatore. Ha una cosa che a noi italiani manca: il senso della squadra. Lui è un team builder. Non è solo un fantasista solitario, secondo un modello mediterraneo e latino-americano. No, lui è pure un costruttore di azioni, uno che sa passare. Un altruista. Non sono juventino, ma lo trovo apprezzabile. Un po' come Alessandro Del Piero, pur se Pinturicchio ormai è verso la fine della corsa".
Altri affidabili?
"Platini se devo pensare al passato. Michel, lo mettiamo nella categoria degli affidabili e dei colti".
Allora passiamo ai comunicativi...
"Ecco le racconto una cosa. Io ho una nipote di otto anni, Camilla e lei va pazza per El Shaarawy. Non capisce ancora niente di calcio. Ma l'utilizzo della zazzera, del capello come strumento di comunicazione mette l'attaccante del Milan al top della categoria. Aggiungo però una cosa a questo proposito..."
Dica...
"Lo stesso Pirlo non scherza sotto questo punto di vista. Con quella foresta di capelli... Non per niente è stato testimonial pubblicitario di uno shampoo. Comunque c'è la comunicazione 'fru fru' e quella più sobria. Io che sono un tradizionalista preferisco l'affidabilità al mero taglio dei capelli..."