Inzaghi ora svela: "Stavo per andare al Napoli, ma mi infortunai gravamente"

Pippo Inzaghi, attuale allenatore della Primavera del Milan (e candidato numero uno alla successione di Allegri a fine stagione) ripercorre i momenti cruciali della sua carriera, a partire dall’esordio in A con la maglia del Parma: “C’era Nevio Scala in panchina ed una concorrenza da fare paura: Zola, Stoichkov, Asprilla e Melli. Lo spazio era pochissimo, tant’è vero che a un certo punto accettai di trasferirmi al Napoli. Era tutto fatto, ma Scala mi fece giocare in Coppa delle Coppe contro l’Halmstad, vincemmo 4-0 ed io segnai un gol", spiega a "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani su Mediaset Premium. Subito dopo... "mi infortunai gravemente, rottura del metatarso, e il passaggio al Napoli non avvenne mai". Un segno del destino: "La stagione dopo dovevo decidere se restare a Parma, dove nel frattempo era arrivato Ancelotti come allenatore e una coppia d’attacco come Crespo-Chiesa, o andare in una squadra di provincia in cerca del mio spazio. Mi contattò l’Atalanta, con Mondonico allenatore, e decisi di dire di sì rischiando il tutto per tutto". Quello fu il momento in cui cambiò la sua carriera: "Fu una vera fortuna. Non solo giocai tutta la stagione da titolare, ma alla fine vinsi persino la classifica dei cannonieri con 24 gol lasciandomi alle spalle gente come Batistuta e Montella. A 22 anni vinsi il titolo di capocannoniere”.
A proposito del passaggio alla Juventus racconta un retroscena: “Non tutti lo sanno, ma quell’estate dovetti difendermi dalla corte dell’Atletico Madrid. Mi offrivano la luna, ma io avevo un punto fermo: volevo restare vicino alla mia famiglia, a Piacenza, perché con la mia famiglia avrei voluto dividere gioie e amarezze, momenti belli e momenti brutti della mia vita. Così alla fine dissi di no agli spagnoli e di sì alla Juventus. E pronti-via, il primo anno fu Scudetto, Supercoppa Italiana e finale di Champions col Real Madrid, anche se persa. Però quella notte, passando da sconfitto davanti alla Coppa, dissi a me stesso che sarei tornato e l’avrei vinta. E infatti…”