Morto Claudio Garella, addio al portiere simbolo del calcio che non c'è più - Affaritaliani.it

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Morto Claudio Garella, addio al portiere simbolo del calcio che non c'è più

Tra i portieri della "generazione Billy" simbolo di un'Italia che non c'è più, Garella, soprannominato Garellik insegnò gli italiani a inseguire i propri sogni

Chiude la sua carriera da portiere nel 1991 con l'Avellino. Anche lui, come tutti i miti del decennio colorato, non supera la prova con gli anni ‘90 come il suo più illustre compagno in maglia azzurra che chiuderà la sua carriera sempre in quell'anno per doping (le parentesi dopo non contano). Uno scherzo o una coincidenza per il nostro Garellik (come lo chiamavano i tifosi) è che Verona e Napoli, le squadre che gli hanno dato tanto e a cui lui ha dato tutto, si sfidino a tre giorni dalla sua morte.

Un giusto tributo spero verrà fatto ad un uomo, personaggio e atleta che ha vinto tanto ma non ha mai avuto il giusto riconoscimento dalla critica in un paese provinciale che molto spesso esalta troppo e dimentica assai i propri “figli”. Garellik, il super eroe che litigava col pallone, lo bastonava ma difficilmente lo faceva andare in rete. Con lui muore e si chiude definitivamente il periodo poetico del pallone fatto di musica, magia e tanta ironia e semplicità, della schedina tra le dita sperando di cambiare la vita.

L'Italia del Bar dello sport, del mezzo destro mezzo sinistro, “dell'allenatore nel pallone”, con lui si chiude anche un capitolo fondamentale del decennio ‘80 dove il calcio si preparava alla pioggia di miliardi e popolarità ma conservava ancora la genuinità di nazional popolare. Spero in una grande festa di ricordo per lunedì tra Verona e Napoli per un uomo discreto, poco considerato, che avrà parato anche con il culo ma è rimasto nei nostri cuori.

Persone come lui hanno fatto diventare popolare il calcio che molti oggi stanno portando a stare sul culo. Ciao Garellik, non dimenticherò mai quella domenica di inizio anni ‘90 a Cerano dove al mio dire “Ho parato come Garella”, tu risposi “Io facevo pure peggio”. Non ti avevo visto e quasi mi spaventai, ma con la tua manona mi avevi dato l'ok....

Un altro mito della generazione Billy che se ne va per restare nei nostri ricordi e discorsi per tornare felici e bambini, perché davanti a Garella siamo tutti innocenti come bambini. Rendiamogli onore, perché lui ci ha dato la speranza che i sogni possono avverarsi per tutti, ma proprio tutti.