Sport, differenze tra nord e sud: costi e rischi della sedentarietà - Affaritaliani.it

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Sport, differenze tra nord e sud: costi e rischi della sedentarietà

Secondo i dati della ricerca condotta da Svimez e Uisp, sulla pratica sportiva incidono anche le disuguaglianze sociali

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Infatti, il 26,2% degli intervistati ha dichiarato di non praticare alcuno sport. Nel complesso, nel caso degli adulti si osserva una certa omogeneità tra Centro-Nord e Mezzogiorno, rispetto al campione degli under 16 dove emergono le maggiori differenze. Infatti, negli under 16 residenti nel Sud Italia, compare un considerevole divario nella pratica sportiva agonistica che è pari all’ 8,6% sul totale degli under 16 intervistati, tre volte inferiore rispetto al Centro Nord (24,8%). Inoltre, il tasso di bambini e ragazzi sedentari al Sud è pari quasi al 22% rispetto al 15% registrato nel Centro-Nord. Infine, la pratica sportiva nei minorenni appare al Sud e nelle Isole molto più saltuaria (24,2%) se non assente.

Impianti sportivi: differenze tra nord e sud

Tra le ulteriori differenze che vengono alla luce, c’è quella che riguarda la tipologia di un impianto. Se nelle regioni settentrionali più di uno sportivo su due utilizza un impianto sportivo di proprietà e/o gestione pubblica, al Sud solo il 37,5% pratica sport in un impianto pubblico, mentre il 62,5% può praticare sport solo in un impianto privato.

Un divario inevitabilmente generato da una minore diffusione di impianti sportivi pubblici nelle regioni meridionali e insulari. A livello regionale l’offerta di impianti sportivi pubblici è maggiormente carente in Sicilia, dove la quasi totalità (il 90%) pratica sport in strutture a gestione privata. Le regioni che registrano le quote più basse sono Campania e Sicilia con valori intorno al 23%, seguite da Calabria e Puglia dove la pratica sportiva negli impianti pubblici riguarda circa il 30%.

I sedentari si concentrano prevalentemente in Sicilia (55,22%) e Molise (53,04%), ma anche in Basilicata, Calabria e Campania si registrano quote di inattivi superiori alla metà della popolazione (poco al di sopra del 51%), valori che scendono invece in Puglia (43,68%) e in Abruzzo e Sardegna. In alcune regioni, come la Campania, a ciò si aggiunge un tasso di fumatori del 28,36%, più alto della media meridionale (26,25%).

La ricerca sottolinea come gli investimenti nell’impiantistica sportiva appaiono cruciali per favorire la pratica sportiva, in particolare di categorie di soggetti fragili e a rischio di esclusione sociale, e per incoraggiare e sostenere la pratica sportiva del target più giovane di bambini e ragazzi. In tal senso il coinvolgimento degli Enti pubblici locali e delle sedi territoriali dell’associazionismo sportivo appare fondamentale sia per l’attuazione di tali programmi regionali e la realizzazione di azioni specifiche, sia per la manutenzione di impianti preesistenti e di nuova costruzione.

Sedentarietà, le soluzioni per contrastarla

Innanzitutto, rafforzare l’intervento pubblico nel settore dello sport è fondamentale per la produzione di benefici sociali diffusi per la collettività. E lo è altresì per la sostenibilità degli investimenti per l’impiantistica sportiva, in quanto il settore sportivo, è ad alta intensità di capitale e presenta i più bassi indici di redditività nell’economia italiana. Cruciale è la manutenzione degli impianti preesistenti. Inoltre, bisogna lavorare affinché l’intervento pubblico, a partire dalle risorse del PNRR, possa imprimere nuovo slancio al settore, sia per migliorare lo stato di salute psicofisico della collettività che per ridurre al minimo stili di vita poco salutari, soprattutto nelle generazioni più giovani.

“La ricerca condotta con Svimez e Uisp conferma il divario tra attività fisica al Nord e al Sud – dice Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute SpA - È molto importante avere dei dati su cui lavorare per colmare il divario e porre in essere azioni che invertano la rotta. Come Sport e Salute ci proviamo ogni giorno con i progetti sulla scuola, sui quartieri disagiati, sull’inclusione e con un nuovo modello territoriale. Perché lo sport è un diritto. Di tutti”.