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Usa. Pete Buttigieg, l’outsider è laureato ad Harvard e Oxford

Forse non tutti gli italiani, abituati a cambi di governo ogni due anni e a campagna elettorali continue,sono consapevoli di quanto le elezioni americane siano un qualcosa di dannatamente serio e complesso.

Da noi può succedere che un qualsiasi personaggio che appare sulla scena italiana possa a suon di ‘vaffa’ prendere la scena e creare dal nulla un partito che, nonostante ora sia semi affossato, risulta ancora essere l’azionista di riferimento del Governo in carica.

Da noi può’ succedere che giovani di belle speranze, con poca arte e nemmeno tanta parte, diventino esponenti apicali della scena politica e rappresentino l’Italia nel mondo.

Nelle primarie dem anche l'outsider ha due lauree 

No questo in America non può’ succedere. Qui i candidati hanno un loro passato politico, più o meno grande, o un successo professionale importante o sono imprenditori di successo. E tutti passati ai raggi x non solo della società americana ma dagli occhi del Dipartimento della Giustizia, da quelli dell’Ufficio delle Imposte per finire persino con il libretto delle multe prese in Università.

Si perché qui i candidati, che non sono né appena appena diplomati e tantomeno ubriachi, hanno tutti come minimo una laurea e una storia alle spalle. Da noi è da un po’ di tempo che non succede. Rimaniamo scioccati quando qualcuno parla in inglese.

 

Per tutti è di esempio quello che nelle primarie dei democratici è considerato l’outsider. Pete Buttigieg, vincitore in Iowa e secondo nel New Hampshire, è il millennials trentottenne che, a detta di molti, si avvicina a quello che era Barack Obama.

Nelle primarie dem anche l'outsider ha due lauree

Criticato per la poca esperienza il giovane semplicemente vanta una laurea ad Harvard e un Master alla Pembroke College dell’Università di Oxford,  poliglotta, veterano dell’Afghanistan e sindaco per otto anni di una piccola città, South Bend nell’Indiana, sua città natale. Solo per gusto storico il padre è stato professore di letteratura all’Università di Notre Dame di South Bend e uno degli studiosi più importanti di Antonio Gramsci di cui ha tradotto in inglese i ‘Quaderni dal carcere’.

Quanti nostri politici possono vantare la metà di un simile curriculum? E Buttigieg è il meno esperto politicamente del gruppo, in lotta per sfidare Donald Trump.

E poi l’uomo ha un altra qualità che è difficile riscontrare a casa nostra: non è ipocrita e senza remore non nasconde la sua omosessualità e soprattutto il suo matrimonio con un professore.

Quanti fra i nostri politici avrebbero il coraggio di andare alle elezioni facendo outing?

Orbene questo per fare un po’ di chiarezza su quello che magari, delle presidenziali vediamo in televisione, impossibilitati a renderci conto della spaventosa macchina da guerra che, a partire dalle primarie di febbraio , per finire con l’elezione di novembre rappresenta per il popolo americano e per chi lo governa. Milioni di volontari, milioni di sottoscrittori,centinaia di professionisti, innumerevoli ore di servizi, dibattiti, faccia a faccia in un crescendo unico del panorama mondiale.

Nelle primarie dem l'outsider ha due lauree

Qui se non sei perfettamente sobrio non puoi permetterti di passare nove mesi in volo, in dibattiti a terra, in nottate passate a studiare strategie e analisi.

Ora nel caso di Buttigieg , che è veramente ancora un outsider, è interessante notare come secondo i sondaggi è l’unico dei democratici che raccoglie un voto eterogeneo di giovani, senior, uomini e donne, bianche e di colore, gente della città, dei sobborghi o dei campi.

E nella seconda tappa nel New Hampshire è stato significativo sentire il grido dei sostenitori passare dal ‘sindaco Pete’ al ‘Presidente Buttigieg’ . Il suo messaggio è quello di qualcuno che vuole portare non una rivoluzione, ma un cambio e una speranza.

‘ Sappiamo tutti che non solo-conferma Buttigieg-dobbiamo porre fine all’era Trump ma dobbiamo aprirci ad una nuova epoca che sappiamo tutti è vicina ad arrivare’.

E una parte del significato di queste parole sta nella volontà di portare una sanità pubblica per tutti senza cancellare le assicurazioni private e una scuola gratuita per coloro che sono sotto ai 100000 dollari annui.

E la partita non è che all’inizio perché i concorrenti sono comunque in gamba, tutti sobri e luci ed agguerriti, dalla senatrice Amy Klobuchar fino all’ex vicepresidente in difficoltà Joe Biden e all’oggetto misterioso, ma da tutti temuto, che va sotto il nome di Michael Bloomberg. Miliardario solido, lucido e capace di attrarre consenso.

L’uomo Pete ha una storia che lo avvicina alla gente, non rappresenta l’estrema sinistra ma una sinistra moderata, e non è ovvio, come, in fondo, non lo erano Clinton e Obama.

Nevada e Carolina del Sud le prossime tappe dove tutti si giocheranno molto.

Qui i discorsi li devi tenere almeno in due lingue. Quanti nostri politici, tutti i giorni sui nostri giornali potrebbero permetterselo? Non molti.

E nemmeno si possono fare essendo ubriachi. Qui è un crimine federale.

 

 

 

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