Finanza
Il mercato dei non performing loans in Italia
Secondo quanto scrive Laura Morelli su www.financecommunity.it fino a poco tempo fa la creazione di un vero mercato dei non performing loans italiano sembrava un'utopia, soprattutto a causa della differenza, troppo elevata, tra il valore degli npl registrati nei bilanci delle banche e il loro prezzo sul mercato.
Oggi invece questo mercato sembra essere nato e sta iniziando anche a muovere i primi passi. Per fare qualche esempio, solo negli ultimi due mesi Banca popolare dell'Emilia Romagna ha ceduto pro-soluto un portafoglio di crediti in sofferenza da 15 mila posizioni per 450 milioni di euro, la Cassa di Risparmio di Bolzano ha venduto uno stock da oltre 320 milioni di euro, Banca Ifis ha compravenduto crediti per oltre 400 milioni mentre sullo sfondo Mps sta trattando la cessione di un maxi pacchetto da 10 miliardi.
Questo movimento è di per sé un segnale positivo perché implica una maggiore concorrenza fra gli operatori e un gioco al rialzo del costo degli npl, consentendo alle banche di guadagnare di più.
“Pagando questi crediti deteriorati a un prezzo maggiore, gli acquirenti, si suppone, punteranno a riprendere quanto più possibile dai debitori corporate o retail e dagli eventuali asset che stanno alla base di questi portafogli” afferma Laura Morelli.
Però non solo il Fondo Monetario Internazionale, dopo il referendum sulla Brexit, ha rivisto al ribasso le proiezioni per la crescita italiana nel prossimo biennio, ma anche la Bce taglia per lo stesso motivo le stime di crescita del Pil di Eurolandia per il 2017 e il 2018.
“Il rischio allora è che se l'economia non riparte sul serio, questi operatori potrebbero aver pagato un prezzo altissimo per dei portafogli dai quali non riusciranno realmente a guadagnare” prosegue Laura Morelli. “Ciò potrebbe riportare il mercato in una condizione di stallo, con gravi conseguenze per le banche”.
Secondo i "professional forecasters", gli analisti specializzati, citati dalla Banca centrale, l'economia dell'eurozona dovrebbe crescere quest'anno dell'1,5% (invariata rispetto alle precedenti stime), dell'1,4% nel 2017 (contro +1,6% precedente) e dell'1,6% nel 2018 (contro il +1,7% precedente).
Gli analisti della Bce hanno ridotto le stime sull'inflazione per i prossimi due anni. Rimangono invariate le previsioni per l'anno in corso, che dovrebbe chiudersi a +0,3%, mentre nel 2017 l'indice dei prezzi dell'eurozona è calcolato in aumento dell'1,2% (contro +1,3% delle stime di aprile) e nel 2018 dell'1,5% (contro +1,6% precedente).
Sul lungo termine, con proiezioni al 2021, si legge nel report pubblicato sul sito della Bce, il dato è invariato a +1,8%. Non registrano contraccolpi infine le previsioni sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione dovrebbe assestarsi al 10,1% nel 2016, al 9,7% nel 2017 e al 9,5% nel 2018.
“Da solo il mercato degli npl è condizione necessaria, ma non sufficiente, se non è accompagnato da reali e seri interventi a sostegno di imprese e famiglie” conclude Laura Morelli. “Non solo perché puntare sull'economia reale significa scegliere una ripresa di lungo termine, ma anche e soprattutto per scongiurare il rischio, nei prossimi anni, di una bolla degli npl con effetti imprevedibili”.
Paolo Brambilla