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Affari Europei
Germania, Merkel traballa sulla patrimoniale. Ma nessuno può votare adesso

Germania: Cdu dura su patrimoniale Spd, GroKo traballa

All'orizzonte si profila un ulteriore scontro con la Cdu di Angela Merkel che rischia di scuotere ancora di più la già traballante Grosse Koalition: la Spd intende proporre un'imposta sui grandi patrimoni, idea che gli alleati cristiano-democratici vedono come fumo negli occhi. Il congresso socialdemocratico, che si chiude oggi a Berlino, ha varato una mozione secondo la quale contribuenti con un patrimonio netto superiore ai 2 milioni di euro devono pagare una tassa pari all'1%. Per la Spd il punto è quello di creare nuove opportunità d'investimenti da utilizzare soprattutto nel welfare e nell'istruzione, per quello che i media hanno definito un evidente spostamento a sinistra del partito. Secondo le stime dei socialdemocratici, l'imposta sul patrimonio porterebbe nelle casse dello Stato circa 9 miliardi di euro in più.

 

Raffica di no Cdu alla Spd, che vira a sinistra

"Non è una questione di denaro, ma di libertà e di solidarietà", ha esclamato il deputato Spd Lothar Binding davanti ai delegati. In Germania in passato esisteva una tassa patrimoniale, ma fu dichiarata incostituzionale nel 1995. Nella campagna elettorale nazionale di due anni fa i socialdemocratici avevano rinunciato a chiederne la reintroduzione. Ma ora il clima dentro il partito, alle prese con sondaggi in continuo calo e con alle spalle varie debacle elettorali, e' decisamente cambiato. Infatti, l'Spd ha anche proposto di "superare in prospettiva" il "freno al debito" che per il governo Merkel e' una sorta di totem. Addirittura Norbert Walter-Borjans - che con Saskia Esken forma il nuovo ticket di leader del partito grazie al voto tra gli iscritti nel quale e' stato a sorpresa battuto il vicecancelliere Olaf Scholz - ha proposto che la fine del "freno al debito" venga perfino ancorata nella carta costituzionale. Gli alleati Cdu hanno gia' fatto sapere che si tratta di "linee rosse" invalicabili. "Io non accetto condizioni del tipo 'se non fate quello che vogliamo noi, ce ne andiamo'", ha tuonato la leader cristiano-democratica (nonche' 'delfina' di Angela Merkel), Annegret Kramp-Karrenbauer, in un'intervista al domenicale della Bild. Idem il segretario generale della Cdu, Markus Blume, che esclude che possa mai esserci un "governo con la barra a sinistra". Già erano giunti decisi no alla richiesta di misure piu' dure per la lotta ai cambiamenti climatici - dato che un pacchetto-clima era già stato varato dal governo - nonche' all'aumento del reddito minimo a 12 euro all'ora: sulla carta, la posta in gioco è alta, dato che si tratta di riaperture di negoziati che i socialdemocratici pongono come condizione per restare nella Grosse Koalition.

Scontro totale sulla patrimoniale, ma nessuno si può permettere il voto

Ancora una volta AKK non ci pensa due volte e risponde picche: "La Cdu rispetta i contratti di coalizione, ci aspettiamo la stessa cosa dall'Spd". Anche i cristiano-democratici hanno cambiato varie volte i loro leader, "ma non abbiamo mai chiesto che rinegoziare il contratto", spiega Kramp-Karrenbauer alla Bild. "Piuttosto mi sarei aspettata un chiaro segnale del congresso Spd per la continuazione della GroKo". Ma cosi' non e' stato. Sempre secondo AKK - questa volta parlando con la Frankfurter Allgemeine Zeitung - non c'e' nessun motivo di "scuotere la Costituzione" in nome del freno al debito pubblico. Per il capogruppo della Csu Alexander Dobrindt, e' del tutto "assurda" la pretesa di modificare per questo la carta fondamentale. "Non abbiamo bisogno di fare debiti per finanziare quello che abbiamo in mente", spiega da parte sua il tesoriere di Cdu/Csu Eckhardt Rehberg, dato che vi sarebbero diversi miliardi a disposizione per risanare le scuole, estendere gli asili, per la digitalizzazione e la difesa del clima. Non solo. E' il ministro degli Esteri Heiko Maas - uno dei volti più noti dell'Spd, per di piu' considerato un 'governativo' - ad aprire un altro fronte di conflitto con la Cdu, criticando con durezza la richiesta di AKK, che è anche titolare del dicastero della Difesa, di accrescere il ruolo nel mondo dell'esercito tedesco, la Bundeswehr. "La pace non si crea certo attraverso il militare, non funziona cosi'. Dobbiamo assumerci responsabilità al tavolo dei negoziati, maledizione: perché è lì che si assicura in maniera duratura la pace, non sui campi di battaglia". Il riferimento è alla proposta di AKK di una maggiore presenza militare tedesca sullo scacchiere internazionale, evocando anche la possibilità di nuove missioni della Bundeswehr, per esempio in Asia. Il confronto all'interno della Grosse Koalition è evidentemente in salita. Nondimeno Spd e Cdu/Csu contano di avviare colloqui formali sul futuro dell'alleanza di governo prima di Natale. Non sarà una passeggiata. Anche se nessuno dei due partiti, visti i sondaggi, può permettersi il voto adesso.

GERMANIA: SPD IN CRISI, SONDAGGI DANNO IL PARTITO ALL'11%

L'Spd, soprattutto, appare sempre più in difficoltà. Un sondaggio Trendbarometer pubblicato oggi dall'emittente Rtl indica il partito socialdemocratico tedesco all'11%, con un calo di tre punti rispetto alla settimana scorsa. Lo storico partito della sinistra è in quarta posizione dopo i cristiano democratici (Cdu) al 28%, i Verdi al 22% e l'estrema destra populista dell'Afd al 14%. Il sondaggio arriva mentre i 600 delegati dell'Spd sono riuniti a Berlino nel secondo giorno del loro congresso, che sabato ha confermato a stragrande maggioranza i due nuovo co-leader eletti la settimana prima dalla base: l'ex ministro delle finanze Norbert Walter-Borjans e la deputata Saskia Esken. Poco conosciuti al grande pubblico, sono espressione dell'ala sinistra del partito. Entrambi sono critici del governo di coalizione fra l'Spd e la Cdu, guidato da Angela Merkel.

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