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Migranti e media, la Polonia preoccupa Bruxelles

Dopo Grecia e Ungheria ora è la Polonia a dare i maggiori grattacapi a Bruxelles. Il governo di Varsavia ha varato riforme giudicate liberticide, mentre insieme a Slovacchia e Ungheria ha ormai consolidato un fronte molto critico nei confronti dell'Unione europea, radicalmente anti-migranti e russofobico.

Sono ormai mesi che il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, sta facendo di tutto per fare accettare al Consiglio Ue, espressione dei governi nazionali, un pacchetto di riforme sul tema immigrazione che prevede maggiori controlli alle frontiere e una redistribuzione dei migranti. Proposte boicottate da una cintura di Stati, tutti di recente ingresso nell'Unione, di cui fanno parte la Polonia, la Slovacchia e l'Ungheria.

Varsavia non preoccupa solo per le sue posizioni sui migranti, ma anche per le riforme che il governo conservatore sta portando avanti. Il nuovo esecutivo si è di fatto impadronito dei mezzi di comunicazione pubblici: tutti e quattro i canali di Tvp e le duecento stazioni di Polskie radio.  In Parlamento il partito Diritto e Giustizia, guidato da Jaroslaw Kaczynski, ha la maggioranza assoluta. Questo ha reso possibile la nomina di cinque nuovi giudici della Corte Costituzionale compiacenti, che non hanno bocciato la riforma dell'informazione pubblica.

E proprio sulla nomina dei cinque giudici il presidente del Parlamento europeo ha gridato al “colpo di Stato”. In giugno infatti Piattaforma civica, il partito che ha guidato il Paese negli ultimi anni, aveva nominato nelle ultime ore di legislatura i nuovi giudici. Elezione giudicata non valida da Andrezej Duda, presidente della Repubblica e membro di Diritto e Giustizia. La bocciatura ha reso così possibile la nomina dei nuovi giudici filogovernativi.

Insomma, per gli analisti internazionali la Polonia sta pericolosamente scivolando verso un regime autoritario che ricorda i tempi del comunismo. Il premier Beata Szydlo, come d'altronde anche il presidente Duda, sono giudicati figure poco rilevanti, perché a tirare le fila di governo e partito c'è  Jaroslaw Kaczynski, fratello di Lech, morto da premier in un incidente aereo in Russia, a Smolensk.

Incidente che secondo Kaczynski è stato causato da un sabotaggio russo. Dichiarazioni che la dicono lunga sulla posizione della Polonia nei confronti del pericoloso vicino. Varsavia, il Paese più popoloso e rilevante della Nuova Europa, guida lo schieramento di Stati che vorrebbe una Unione più aggressiva nei confronti di Mosca.

Il radicalismo di Kaczynski si è fatto sentire anche sul tema dell'immigrazione. I migranti, secondo la retorica di Diritto e Giustizia, possono portare epidemie e islamizzare la società polacca. Il premier Szydlo ha dunque fatto sapere a Bruxelles di non voler accogliere richiedenti asilo. E Varsavia sostiene anche la posizione di Ungheria e Slovacchia che hanno costruito barriere metalliche ai confini per impedire l'ingresso dei profughi.

Ma le alleanze di Varsavia non sono solo nell'Europa dell'Est. Il governo italiano ha ottimi rapporti con la Polonia, partner commerciale importante, ma soprattutto alleato strategico nella battaglia energetica di Roma contro Nord Stream 2. Un gasdotto che dovrebbe collegare la Germania alla Russia, marginalizzando il progetto italiano Tap, che invece collega l'Europa all'Azerbaijan passando dal mar Nero.

Ma anche la Gran Bretagna di David Cameron ha trovato una sponda a Varsavia. Il premier britannico è infatti nel pieno di una dura trattativa con Bruxelles per rivedere le relazioni con l'Unione europea. Londra ha incassato l'appoggio del premier Beata Szydlo che ha chiesto a sua volta una riforma dei trattati che ridia maggiore potere ai Parlamenti nazionali e che elimini gli eccessi burocratici. Su un punto Cameron e Szydlo non sono d'accordo. Il premier inglese vorrebbe concedere ai cittadini polacchi che lavorano nel Paese (la comunità più vasta) accesso al welfare solo dopo quattro anni di lavoro. Una posizione giudicata inaccettabile da Varsavia.