Mariagiorgia Ulbar: “La poesia della meraviglia”

Intervista alla traduttrice e poetessa, autrice di "Hotel Aster" (Edizioni Amos)

Di Ernesto Vergani
Mariagiorgia Ulbar
Lo sguardo libero

“La poesia è sempre, a mio avviso, sia politica che civile”

Mariagiorgia, si vuole presentare?

Sono nata in Abruzzo e ho vissuto per molti anni a Bologna, per poi tornare in centro Italia. Insegno, talvolta traduco libri dall'inglese e dal tedesco, ho fondato nel 2012 e curo le piccole edizioni di poesia e illustrazione La Collana Isola, a cui si affiancano laboratori di lettura, scrittura e immaginazione che servono a smuovere, nella mente di chiunque, le sabbie del linguaggio, per stimolarne un uso poetico, artistico, ricreativo o anche semplicemente curativo in un filone di medicina della meraviglia. Al lavoro artistico di scrittura affianco da qualche anno quello di modellazione della ceramica.

Che cosa intende per sabbie del linguaggio?

Intendo la parte di sedimento secco all'interno della mente, dovuta al quotidiano, all'uso sbrigativo, alla lentezza di movimento lessicale e immaginifico della lingua, che richiede delle strategie e una stimolazione per essere smossa e potersi vivificare e diventare interessante o persino stupefacente.

E per medicina della meraviglia?

Credo sia una cura che viene applicata fin dall'antichità, in molte forme, che vanno dalle formule magiche, alle preghiere, alla cura che si fa di se stessi attraverso la parola nel percorso psicanalitico. La meraviglia si incontra quando la conoscenza, le nostre capacità o le manifestazioni del mondo fisico e metafisico guardano oltre un limite che credevamo insuperabile.

 La sua ultima opera, uscita a settembre 2022, è Hotel Aster, Edizioni Amos, nella collana di poesia A27.

Il libro ha avuto una lunga e difficoltosa storia editoriale, o sarebbe più corretto dire non-editoriale, perché non è un romanzo, né un libro tradizionale di poesia - intendendo per tradizionale un libro composto da testi che presentano una scansione in versi; non lo definirei nemmeno una raccolta di prose poetiche (definizione che in generale continuo a trovare incerta e un po' distante, forse grossolana negli utilizzi e nelle riuscite) o poesie in prosa. Il punto è proprio questo: la necessità diffusa di trovare una definizione granitica per i testi letterari. La difficoltà di pubblicazione è stata conseguente, perché Hotel Aster è un libro ibrido, e l'incertezza dell'inserimento in una o un'altra collana è stata preponderante, fino a che Maddalena Lotter, Sebastiano Gatto e Giovanni Turra, che curano la collana di poesia A27, lo hanno scelto per la pubblicazione, senza dubbi o riserve. Perché un libro è quello che è, dovrebbe sempre essere unico, ed è l'uso del linguaggio che si fa al suo interno ad avvicinarlo a un genere piuttosto che a un altro.

Come nasce questo libro?

Non mi sono ispirata a qualcosa o qualcuno, onestamente. Il libro, come dico nella nota finale, è nato occasionalmente da uno scambio di e-mail con un amico scrittore. Abbiamo iniziato a scriverci frammenti di prosa (che sono i primi tre o quattro del libro), poi lui si è fermato e io ho continuato da sola e il libro ha preso forma. Ci sono sicuramente moltissimi altri esempi di poesia in prosa, ma direi che Hotel Aster non è del tutto ascrivibile a questo genere. Lo definirei una storia in frammenti dove il linguaggio si definisce poetico per la portata metaforica e l'uso di determinati stilemi e di un ritmo.

All'interno del testo di snodano diversi temi.

Hotel Aster è un libro di frammenti che racconta la storia di un tentativo di persecuzione e di un conseguente tentativo di fuga e di salvezza. La lingua ha uno stile visivo, come quello della poesia, non c'è scansione del verso, ci sono alcuni accorgimenti che potremmo considerare afferenti alla poesia visiva.

I piani di lettura sono più di uno.

Hotel aster inizia con il crollo di un edificio. Da quel momento si susseguono movimenti, spostamenti, fatti che vedono un personaggio, che è anche un io lirico, occupato a sopravvivere, per mezzo di tentativi e stratagemmi, a una realtà insidiosa. Il libro può avere vari piani interpretativi ed è certamente un testo che richiede a chi lo fruisce uno sforzo creativo di lettura in collaborazione con lo scritto stesso.

Che cosa ha scritto in precedenza?

Prima di questo, due libri che sono Gli eroi sono gli eroi (Marcos y Marcos, 2015)Lighea (Elliot, 2018) e diverse plaquette. Hotel Aster è diverso nella forma, ma non direi che è un'evoluzione, bensì una parte dell'opera unica che rappresentano i miei libri o le mie creazioni, quelli esistenti e quelli a venire.

Perché opera unica?

Opera unica vuol dire che la mia produzione poetica o artistica d'altro genere è un corpus non scindibile, composto da parti. Per questo motivo dico che si completerà con la mia stessa vita. Aggiungo che, in generale, credo che ogni creazione appartenente a un autore o autrice, sia da immaginare come un'opera unica, pur se al suo interno subisce spostamenti e modificazioni talvolta anche essenziali o vere rivoluzioni.

Poeti di riferimento?

Apprezzo la poesia di diverse persone, sia del passato che viventi. Mi sono formata su letterature di paesi anche stranieri e leggo con piacere generi poetici molto diversi. Preferisco fare della poesia una lettura libera, non accademica e non improntata all'analisi teorica, metodologica o storiografica, se non esplicitamente richiesto in determinate occasioni. Dovrei fare un elenco di nomi e non sarebbe esauriente. Posso dire, a mo' di esempio, che ho dedicato Hotel Aster a due poeti che, in maniera diversa, hanno avuto importanza nella mia vita, e sono Carlo Bordini e Patrizia Cavalli.

La poesia può avere valore politico e civile?

Se parliamo di impegno civile e politico della scrittura, be', credo che ogni scrittura, prescindendo dai temi che tratta direttamente, contenga per forza di cose l'attualità, è attuale, perché è scritta in un determinato momento storico, quindi la poesia è sempre, a mio avviso, sia politica che civile.

Sui prossimi lavori che cosa possiamo anticipare?

Lavoro da un po' a una serie di testi in versi. Un progetto che invece sto già realizzando si intitola Gea's Dinner ed è un esperimento di testo poetico frammentato su oggetti di uso comune in ceramica da me realizzati in un determinato periodo. In questo primo esperimento gli oggetti sono ventuno e sono stati scelti e acquistati a prezzo di comuni oggetti d'uso per la tavola da ventuno persone diverse dislocate in vari posti. Il senso è che il testo nella sua interezza può essere ricomposto e letto solo in caso di un convivio, reale o virtuale, di queste ventuno persone. 

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