Gli italiani non si curano più. Calano esami, prime visite e controlli

Al Sud peggio che al Nord

di Redazione
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Cronache

I dati pubblicati da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)

La sanità pubblica italiana non è mai stata uguale per tutti e continua a non esserlo. Sempre più persone sono costrette a optare per il privato, per evitare lunghe liste d'attesa o servizi spesso ritenuti inadeguati o insufficienti. A dirlo, come riporta Upday, sono i dati pubblicati da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale richieste dai pazienti nel 2019, 2021 e 2022. Quelli relativi al 2020 mancano visto il grosso impatto della pandemia sul Servizio sanitario nazionale.

Che cosa emerge dai dati da Agenas

Come emerge dallo studio statistico, dal 2019 al 2022 la domanda per molte prestazioni si è ridotta con grandi differenze da Regione a Regione. Le richieste di ecografia addominale e ginecologica sono scese rispettivamente del 10,12% e del 6,14%, così come quelle per un elettrocardiogramma, che calano di quasi il 23%. In discesa anche quelle per prime visite ginecologiche (-14,46%) e neurologiche (-13,53%). La prima visita oculistica cala di quasi il 25%. E, più in generale, anche altri primi controlli calano del 14,43%. Solamente le domande per la Risonanza magnetica muscoloscheletrica e le Tac alla testa crescono rispettivamente del 6,85% e del 4,69%.

L'Agenzia ha svolto un lavoro di analisi sull’andamento delle richieste per dieci prestazioni ambulatoriali (tra cui, ecografia addominale, ginecologica ed elettrocardiogramma), misurate ogni 100 abitanti residenti: le relative variazioni da Regione a Regione e tra i tre periodi presi in esame, divisi nettamente dallo scoglio del coronavirus. In più, è stata analizzata anche la proporzione tra prime visite e visite di controllo e il confronto tra la domanda delle prestazioni per Regione e il livello nazionale.

Una panoramica delle principali differenze Nord-Sud

A livello regionale, si osservano da Nord a Sud grosse differenze nel numero di richieste per le singole prestazioni. Per esempio, per quanto riguarda le ecografie addominali la Regione dove sono state maggiori le richieste nel 2022 è stata l’Emilia-Romagna con 9,9 domande ogni 100 abitanti, seguita dalla Lombardia e Provincia autonoma di Trento (7 ogni 100). La Calabria è quella con il numero più basso di richieste: 2,1 domande ogni 100.

Anche se si guarda alle richieste di ecografie ginecologiche, è la Provincia autonoma di di Bolzano ad avere il più alto numero di domande (20,2 ogni 100 abitanti). All’estremo opposto la Campania, dove la domanda si arresta a 0,9. In ambito ginecologico, anche le prime visite presentano una differenza importante: nella Pa di Bolzano le richieste si attestano al 9,8, in Campania si fermano invece a 1,4 domande ogni 100 abitanti.

L’Emilia-Romagna è la regione con un maggior numero di richieste di elettrocardiogamma, 10,5 ogni 100 abitanti. All’opposto troviamo invece le Marche con 2,2 domande di Ecg ogni 100 abitanti. Lo squilibrio risulta evidente se si guarda al dato nazionale che, sullo stesso esame, si attesta in media intorno al 6.

La proporzione tra prime visite e controlli

Un altro dato preoccupante riportato nell'analisi di Agenas e anche quello della proporzione tra prime visite e visite di controllo. A livello nazionale nel 2022 le prime si sono attestate intorno al 45,7% e i controlli al 54,3%, segnalando un sostanziale equilibrio tra le due prestazioni. Il rapporto però si inverte in Emilia-Romagna dove i controlli scendono rispetto alle prime visite (42,6% contro il 57,4%), in Friuli-Venezia Giulia (44,7% i controlli e 55,3% le prime visite), in Basilicata (47,4% contro il 52,6%) e in Sicilia (46,3% contro il 53,7%). Ciò significa che in parte si sacrifica la prevenzione, che avviene anche tramite regolari visite di controllo.

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