"Matteo era in Calabria, ora è tornato". Messina Denaro, anche la 'ndrangheta

Spuntano nuove intercettazioni relative alla latitanza del boss. Ma niente agi come nella sua Castelvetrano, casolari di campagna. La ricostruzione

Redazione
Cronache

Mafia, Matteo Messina Denaro e la copertura della 'ndrangheta

Matteo Messina Denaro è ormai in carcere in regime di 41 bis da qualche mese, ma sulla lunghissima latitanza del boss della mafia in realtà si conosce ancora troppo poco. Emergono nuovi dettagli, frutto delle intercettazioni telefoniche, che fanno venire alla luce una realtà totalmente diversa da quella raccontata fino ad ora. Matteo Messina Denaro non era coperto solo dalla mafia, ma anche dalla 'ndrangheta. Il 3 settembre del 2016 due mafiosi trapanesi, - si legge sul Corriere della Sera - non sapendo di essere intercettati, si scambiano delle confidenze. "Dice che Matteo era in Calabria ed è tornato…" svela all’amico, abbassando il tono della voce, il boss Nicola Accardo. E Matteo per gli inquirenti non può che essere l’allora ricercato Messina Denaro. Una pista, quella calabrese, che torna d’attualità perché le indagini che tentano di ricostruire le tappe della trentennale latitanza del boss portano proprio oltre lo Stretto.

Il padrino di Castelvetrano, - prosegue il Corriere - prima di trasferirsi a Campobello di Mazara, si sarebbe nascosto tra Cosenza e Lamezia Terme. Gli anni calabresi, però, sarebbero stati assai diversi da quelli trascorsi in provincia di Trapani, dove il capomafia è riuscito a vivere un’esistenza agiata e quasi normale. E piuttosto ricorderebbero le "difficili" latitanze di boss storici come Bernardo Provenzano, in modesti casolari di campagna. A proteggere Messina Denaro sarebbero state le ‘ndrine locali con le quali il boss avrebbe anche consolidato antichi rapporti d’affari come il traffico di droga e progettato la realizzazione di un villaggio turistico e di impianti eolici.

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