Morbo di Parkinson, ecco la sostanza chimica che aumenta il rischio

Una nuova ricerca condotta negli Stati Uniti ha messo in relazione l'esposizione al tricloroetilene (o trielina) a un maggior rischio di contrarre la malattia

Di Redazione Cronache
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Morbo di Parkinson, lo studio che lo collega a un prodotto chimico molto diffuso: la trielina

Un nuovo studio americano ha scoperto una sostanza chimica associata al rischio di contrarre il morbo di Parkinson. Si tratta del tricloroetilene (TCE), un composto - altamente tossico e cancerogeno - meglio conosciuto con il nome di trielina che fino agli anni '70 è stato utilizzato in maniera diffusa in numerose applicazioni dell'industria alimentare, farmaceutica e militare. Pubblicata sul Journal of Parkinson’s Disease, la ricerca ha messo in relazione l’esposizione (spesso inconsapevole) a questo prodotto chimico con l’aumento globale dei casi di malattia, più che raddoppiati negli ultimi 30 anni.

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"Milioni di persone in tutto il mondo sono state e continuano ad essere esposte a questo onnipresente contaminante ambientale - hanno sottolineato gli autori dello studio -. I nostri risultati sollevano una questione importante, pertanto saranno necessari ulteriori studi per fornire una prova definitiva dell’associazione tra trielina e Parkinson". I ricercatori hanno esaminato oltre 300mila veterani e rilevato un aumento del 70% del rischio della malattia neurodegenerativa in coloro che avevano prestato servizio per almeno tre mesi nel campo base del Corpo dei Marines di Lejeune, in Carolina del Nord, tra il 1975 e il 1985: in questo caso ad essere contaminata era l’acqua potabile

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Una volta penetrato nel suolo e nelle acque sotterranee, il TCE può persistere per decenni prima di essere smaltito. Ciononostante, ancora oggi è possibile reperirlo in alcuni negozi di ferramenta, ed usato come solvente sgrassante, sebbene se ne consigli l'uso soltanto indossando mascherina, guanti e occhiali protettivi, per evitarne ogni tipo di contatto. Se inalata, la sostanza deprime il sistema nervoso centrale e produce sintomi come mal di testa, confusione, difficoltà nella coordinazione motoria, mentre un'esposizione prolungata aumenterebbe di ben sei volte la possibilità di sviluppare il Parkinson.

 

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