Morgan ad Affari: “Allergico ai leccaculo, sono libero e credo nella poesia”

Morgan ad Affari: “In Italia piacciono gli asserviti, io non lo sono. Ecco perché vado in tv. Non sono né conformista né borghese". Dietro il nuovo programma

di Antonio Amorosi
Cronache

Morgan: “Chi mi dice che devo aderire al mondo contemporaneo mi sta chiedendo di aderire all’ignoranza”. La poesia è l’arte di costruire con le mani, Carmelo Bene ultima rockstar italiana, il consumo che ha travolto tutto. Il plus dell’essere italiani e la loro creatività. Morgan a 360 gradi ad Affaritaliani. Nell’epoca in cui tecnologia e scienza diventano Dio ecco forse l’ultimo in Italia che sa fare un discorso sulla necessità dell’uomo e il processo creativo

Modugno, Bindi, Battisti, Battiato, Presley, Bowie, Mercury, Brian Eno ci saranno nel tuo nuovo programma in onda su Rai 2, in seconda serata, dal 10 aprile. Mi sembra la realizzazione del testamento televisivo di Maurizio Costanzo, quando parlava de l’affetto della memoria...

“Costanzo citava questo disco di Modugno ‘Con l'affetto della memoria’. Anche lui aveva in mente un progetto del genere”

Sei l'artista vecchio stile. E’ faticoso esserlo oggi. I musicisti delle nuove generazioni sono molto conformisti. Più che artisti mi sembrano ‘linee di consumo’ di prodotti musicali. Ma una cosa è una linea di consumo, un’altra essere un musicista. Sbaglio?

“Sono conformisti e sono soprattutto dei borghesi. Hanno una visione industriale e imprenditoriale della musica e non hanno assolutamente idea di che cosa sia la creatività libera e libertaria”

Perché secondo te?

“Hanno perso il senso libertario del creare e hanno perso il vero senso filosofico e politico, direi etico. La loro è una musica senza etica che non ha dei dettami morali. Per quello è così lontana da un De Andrè, è lontana da Modugno da Gaber. Quanto sembrano lontani da Gaber, Jannacci? Perché avevano nelle loro canzoni un portato esistenziale e politico che non c'è. Nel comportamento di quelli di oggi si mostra che non sono in grado di avere un pensiero a proposito delle cose del mondo, a proposito dello stare al mondo. In fondo la musica, la canzone, è proprio il contenitore dentro il quale c'è il messaggio sullo stare al mondo che viene portato al mondo stesso. La musica è una banca. La musica, la canzone, è un luogo dove dentro ci sono le informazioni del mondo, di cui il mondo si nutre e ha bisogno per esistere nella sua autenticità e nella sua bellezza, per far sì che non venga distrutto dai nemici” 

Ti faccio un esempio, avrai visto Sanremo?

“Sì, certo”

Suonavano i Måneskin. Eseguivano i loro pezzi, poi li ha affiancati Tom Morello, chitarrista dei ‘Rage against the machine’ ed è cambiato il mondo che vedevamo sul palco. Si è vista nettissima la differenza tra una ‘linea di consumo’ e un musicista, che possa piacere o meno il musicista, però è cambiato proprio l’approccio e la testa. Ed erano solo suoni, non c’entrano le parole dei testi...

“Allora... a parte questo, la distanza abissale che c'è tra la musica italiana e la musica che noi chiamiamo, definiamo, internazionale, io direi più anglofona, perché è la musica che riguarda il mercato anglofono dei dischi, cioè le canzoni cantate in inglese… allora... la differenza che c'è è proprio una differenza di approccio e non è di qualità, è comportamentale, non so come dire, è di atteggiamento filosofico, mentale. Cioè l’approccio ad uno strumento musicale è un approccio che mette alla prova il proprio rapporto con la vita, con le cose. Dipende se la vita la prendi in mano con intelligenza, con facilità, spontaneità, con verità o la prendi in mano con ipocrisia, con costruzione, con artificio, come se dovessi sempre fare un compitino, con paura, con pavidità, con timore. Quindi prendere in mano uno strumento e avere un suono dipende appunto esattamente da questo. E’ la stessa cosa di come ci si sveglia e come ci si relaziona al mondo, alle cose, alla vita. In questo momento gli italiani sono incapaci di spontaneità, sono incapaci di verità”.

Tu dici ‘la verità non possiamo raggiungerla ma la bellezza possiamo provare a realizzarla attraverso la poesia’, con la creatività...

“Noi dovremmo emergere dal grigiore...”

Ma vedere i rapper italiani alternativo-trasgressivi che poi fanno la pubblicità di McDonald o di qualsiasi altro prodotto fa un po' ridere o no? Dov’è la ricerca sull’autenticità?

“L'autenticità è la cosa più bella ed è la cosa che tra l'altro la gente vuole. Gli italiani hanno questa doppia natura, da una parte vogliono l'espressività e la creatività, l’intelligenza, la gioia che c'è nello slancio creativo e la bellezza che c'è nella fantasia applicata. Se gli fai vedere un mondo che è la manifestazione proprio della fantasia, quella che può essere una città ben illuminata, con i colori, con le insegne dei negozi che sono interessanti, dove dietro c’è un gusto, ci sono idee geniali, invece di avere la tristezza grigia di certe situazioni, dove salta proprio all'occhio la differenza tra una vita creativa e una vita spenta, una vita grigia, la cercano. Ecco, oggi gli italiani non sono più in grado di avere questo slancio creativo ed è particolarmente pesante la situazione che si respira in Italia dopo il Covid che è stato un evento preso al balzo da molti burocrati, per ingrigire il Paese come mentalità. Si possono disegnare due categorie in modo macroscopico: da una parte ci sono i creativi, dall'altra i burocrati; da una parte gli uomini liberi, dall’altra i sistematici, dei druidi direi. Sono delle macchine che eseguono, che vanno bene per fare dei compiti da eseguire”

Che fine fanno le idee originali in Italia?

“C'è questa duplice anima ed è paradossale perché l’Italia dovrebbe essere la patria della creatività, del gusto! Lo è di fatto storicamente e nel mondo, ma oggi è uno dei luoghi meno creativi che ci sia che non ha slancio, dove la fantasia è repressa e la libertà d’espressione manca completamente. E non è tanto una questione del mondo della musica, è proprio un fatto umano, è un fatto esistenziale. In Italia non si può essere tanto originali perché le idee non sono di moda, le idee non piacciono, piacciono invece quelli asserviti…”

Ma che c'entra la televisione, che è tutt'altro che è un ente che cerca di raggiungere la bellezza, con il lavoro che fai tu, il musicista?

“Guarda, in TV ci sono capitato per caso tanti anni fa per fare musica, con MTV, la tv musicale, poi con Match Music. I videoclip sono stati la rivoluzione di quegli anni, canali che mandavano solo musica. Per noi ragazzini la televisione aveva assunto questo significato. Poi ho fatto esperienze come quella con Andrea Pezzi, molto belle, libere, autentiche, creative, simpatiche, e siamo nati così, facendo della televisione una cosa musicale. 10 anni più tardi mi hanno chiamato per essere la figura di riferimento per sviluppare questo nuovo programma, XFactor in Italia. D’altronde è la mia specificità: il racconto musicale in televisione. Altra cosa è la tv generalista dove sono il meno indicato a...”

Certo infatti una cosa è l'intrattenimento e il racconto della musica, un'altra cosa è la musica vera suonata in tv. Negli Stati Uniti mi fanno vedere suonare in tv John Mayer, Diamanda Galas, i Ministry. In Italia che vedo?

“La storia della musica in televisione in Italia è gloriosa, è una bellissima e meravigliosa storia. Il mio obiettivo è quello di ricostruire una televisione musicale che sia all'altezza”

Siamo lontani anni luce dalla musica reale che circola nel mondo perché chi ha il potere non si rispecchia nella musica che ‘gira intorno’?

“No, non è vero che siamo lontani anni luce. È come se fosse arrivato un tifone, un evento atmosferico che ha travolto quelle che erano i ‘mandala’ che erano stati costruiti musicalmente, la bellezza della costruzione musicale che poi è stata travolta da una vento minimalista di cui è colpevole sia il cinema che il denaro, il mercato”

La mercificazione ha travolto qualsiasi aspetto e anche la musica è stata disintegrata...

“Nella musica anche il vento minimalista ha permesso di credere che con quattro note si può costruire della musica. Oggi sono tutti schiacciati dal minimalismo, per primi gli autori di colonne sonore che sono inascoltabili, elementari, da monosillabi. E credono che sia musica fare due note ma non è musica, è l‘esperimento di fare due note, non ci si può fermare lì. Philip Glass, Michael Nyman non hanno fatto musica proiettata in avanti, hanno fatto musica che illuminava. E’ come dire: un conto è distruggere la punteggiatura come nell'Ulisse di Joyce e creare dei nuovi linguaggi poetici, diverso è distruggere la punteggiatura perché non si conosce la punteggiatura. Oggi la punteggiatura è stata distrutta e nessuno è riuscito a prendere in mano le redini della mancanza di punteggiatura, per cui oggi ci troviamo in una musica che non ha più organizzazione armonica e una coscienza armonica e pop”.

E tu lo accetti?

“No, non l'accetto perché siccome fortunatamente ho della memoria e ho i dati dentro di me, del come, della musica e del musicista che c'è in me che ama pensare la musica, ecco che nel momento in cui io faccio la musica non aderisco al pensiero minimalista e resettante. Perché è un reset. Posso includerlo, volendo, in certi registri espressivi ma quando faccio musica non posso non considerare Bach, i Beatles, i King Crimson, Jimmy Hendrix, Luigi Tenco. Qualsiasi omissione di una di queste cose sarebbe uno atto di ignoranza e si sa che la musica invece è cultura e non ignoranza, per cui chi mi dice che devo aderire al mondo contemporaneo mi sta chiedendo di aderire all’ignoranza”

Come vedi l’avvento dell'intelligenza artificiale?

“Speriamo arrivi il prima possibile perché riusciremo a ricostruire una sintassi del linguaggio musicale, potremmo di nuovo scrivere delle ‘fughe’, delle ‘sonate’. Possiamo di nuovo riprendere in mano la complessità delle forme musicali. Perché qui il problema è di forma, se vogliamo andare nello specifico, è un problema formale. Bisogna scrivere un trattato di formalità della musica”

Ma se la testa delle persone è una testa ipersemplificata dalle tecnologie che anche per andare al cesso le persone devono guardare su Google per vedere come si fa, come pensi che menti del genere possano riabbracciare e apprezzare la complessità?

“Certo, però io non sono così … E attenzione, sono un essere ultra moderno non sono mica un retrogrado, non sono nostalgico, vengo dall’elettronica”

I Bluvertigo sì...

“Non sono assolutamente uno che ha nostalgia del passato, anzi ho la brama di creare nuove forme, prendendo le forme che ci sono e mischiarle, arrivando al futuro, non ignorando niente. Per cui l'atto di ignorare a me non mi trova d'accordo, cioè l'ignorare non porta a niente, è una distorsione. Ci sono due modi di fare...”

Quali?

“Quello dell'edificante e quello del distruttivo. Quindi se ignoro prendo la strada del distruttivo, se conosco prendo la strada dell’edificante. L'edificante vuol dire che produrrò qualcosa e mi ritroverò a fine giornata che avrò fatto qualcosa e non ho solo ‘detto’ qualcosa. Invece la via distruttiva è quella dove avrò solo ‘detto’ qualcosa e non avrò in mano niente. Ecco la differenza: conoscere, quindi fare. Poesia deriva dal greco poesis che vuol dire produrre, fare, creare, costruire con le mani. La poesia è un atto di costruzione, è un prendere un mattoncino e metterlo sopra un altro mattoncino e quindi alla fine tu dici: io cos’ho? Ho questo e quest’altro che sono dei mattoncini che costruiscono la poesia. La vedi, la tocchi, esiste. Quell'altro che ha fatto la critica, che ha ‘detto’, parlato, non ha niente in mano. Quindi io lo metterei in manicomio... sinceramente (ride)”.

L'artista è anche in qualche modo sempre lontano, fuori o contro il potere...

“No, no non c'entra il potere. L’artista è il potere in sé, perché l'artista vero è politica. L’artista per forza è politica, perché l'arte vera della politica è avere idea di come deve essere trattato l’essere umano”

Ma oggi l’artista è diventato un lacchè del consumo, esistono solo dinamiche di consumo...

“Sì, il problema è questo, il consumo e il denaro. La gioia dell'essere umano però non è legata a quanti soldi ha ma a quello che riesce a realizzare. Il ruolo che ha acquisito il denaro è un ruolo non-pensante perché è diventato un fine e non un mezzo. Allora il problema è questo. Se noi portiamo il denaro ad essere quello che è, cioè un mezzo, allora capiamo e vediamo qual è il fine. Il fine cioè diventa un'altra cosa, per cui se il fine è il denaro purtroppo siamo accecati e allora niente avrà più senso al di fuori della logica del denaro. Il fine invece non è il denaro perché il denaro è un mezzo. Ai super ricchi bisognerebbe chiedere: bene, hai fatto tanti soldi, ma cosa ci fai? Come li hai usati? Ecco che lì cadono...”

Perché?

“Perché la cosa più importante che ti possono dire è: ho comprato uno yacht. Quindi hanno fatto una cosa per loro che non serve a nulla se non al loro divertimento. E allora ti viene da guardarli come dei cretini, mentre se qualcuno ci dicesse 'ho costruito questo, quello, ho costruito un ospedale' allora le cose comincerebbero a cambiare. Uno vede i soldi come un fine, l'altro vede i soldi come un mezzo”

Se tu avessi tanti soldi cosa faresti?

“Aprirei una scuola di musica, aprirei una rete televisiva, farei un portale digitale, farei un casino di cose che non servono a me ma servono per il mondo, non perché io sia un benefattore ma perché io vivo solo se vivono gli altri. Il ragionamento ‘sono a posto io sono a posto tutti’ è un ragionamento da cretini. Perché quegli 80 uomini più ricchi del mondo che vivono tra di loro e sono i più potenti, in realtà distruggerebbero tutto perché non hanno capito, sono stupidi, che se non ci sono gli altri non ci sono manco loro. Non l'hanno capito per cui è un limite il loro. Sono molto limitate queste persone. Tutti questi che hanno la bramosia di denaro, di potere, in realtà sono delle persone molto limitate. Hanno avuto la fortuna di poter avere ragione una volta, per caso, e allora sono convinti che sia un modo di vivere ma quello è modo di morire. È un modo di stare male perché infatti sono infelici, profondamente. La felicità è riuscire a realizzare cose, non avere i soldi. E qui entra in campo la libertà...”

In questo senso l'ultima grande rockstar italiana è stata Carmelo Bene...

“Bravo, bravo, bravissimo, forse l'unica perché in Italia di rockstar non ne vedo, a parte me, ovviamente”

Beh almeno tu ci provi, sei ancora un ragazzo! (rido)

(ride)

E quindi che fine ha fatto questa libertà?

“Che fine ha fatto? Finalmente forse, forse ci sarà, guarda StraMorgan, guardalo lunedì e poi ci risentiamo e mi dici se non è vero”

Tu comunque hai dimostrato, anche come talent scout, che con le nuove generazioni, così distanti dal mondo della cultura di cui tratti, ci sai parlare…

“Sì, le nuove generazioni mi vogliono bene, si divertono con me ma perché io sono molto più spassoso dei loro coetanei (ride)”

Anche come giudice di XFactor si è vista la tua grande umanità. E’ uno strumento chiave per parlare con loro?

“Sì. Per quanto la società in cui vengono a trovarsi oggi sia una merda, gli essere umani sono comunque delle potenziali persone fantastiche, si tratta solo di farli entrare in contatto con dei contesti che siano diversi da quelli squallidi della loro famiglia, della loro città. E sinceramente l'Italia è un po' squallida, da quel punto di vista. Io rappresento un po' questo, un'alternativa a questa logica omologante, alla quale non aderisco. Questo significa che possiamo fare delle nuove generazione delle grandi anime e dei grandi spiriti. Io li vedo e li sento, ogni tanto, e sono delle persone giovani e molto colte, molte rispettose degli altri. Però non sono primi in classifica. Tutto lì”.

 

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