Inchiesta Covid, bene fare chiarezza: ma si indaghi anche sulla Lombardia
La costituenda commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid che vuole fare la Meloni? Si indaghi a livello nazionale, ma anche sulla Lombardia
Covid, l'inchiesta della Procura di Bergamo e l'azione di Report
Sulla vicenda Covid è arrivato il momento di fare chiarezza e soprattutto di liberare la questione dal campo della politica. Tutto quello che è accaduto dal febbraio 2020 sta lentamente venendo a galla grazie alla meritoria inchiesta della Procura di Bergamo. I fatti sono così tanti e gravi che neppure ce la si fa a riordinarli tutti. Sono troppi.
Si affastellano, si sommano, ci vorrebbero libri e libri oppure una trasmissione televisiva. In questo senso occorre ricordare la meritoria azione di Report di Sigfrido Ranucci che ha scoperto e disvelato fatti incredibili, come il mancato aggiornamento da parte del Ministero della Salute -e per cui sono indagati diversi ex ministri- del piano antinfluenzale che poteva essere utilizzato anche per il Covid e salvare molte vite umane e di tante altre “perle”.
L’inchiesta si chiama “Ritorno a Bergamo” ed è andata in onda lo scorso 10 aprile. Si parte da una ricostruzione di come eravamo messi tre anni fa, con le code ai supermercati, con i camion carichi di deceduti che facevano la fila per uscire da Bergamo, con le terapie intensive al collasso. E poi quella scena da film horror con Papa Francesco che da solo, in una San Pietro notturna deserta e desolata, celebra i riti pasquali durante un temporale, con i fulmini che squarciano le tenebre e si ammassano sul Vaticano. A ben pensarci tutti noi abbiamo dei ricordi indelebili di quello che è accaduto. Più di tre mesi chiusi in casa, con la Meloni che faceva jogging su e giù per Via Perego a Mostacciano, a chiarire che la pandemia rendeva tutti uguali e fragili rispetto ai precari equilibri psicologici. Gli assurdi calcoli geometrici per capire cosa volesse dire che “ci si doveva muovere in un raggio di 100 metri dalla propria residenza”.
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