Provano a (ri)uccidere Papa Wojtyla. I misteri del caso Emanuela Orlandi

Ripresa delle indagini a 360 gradi, ma con numeri reali

Di Paolo Diodati
Cronache

Da agnostico, non sono riusciti a ucciderlo da vivo, ora tentano d'ucciderlo da morto


"L'Orlandi è un caso planetario: contiene molte balle raccontate in questi ultimi 39 anni", ha scritto Pino Nicotri alcuni mesi fa, riportando la notizia che Netflix ha lanciato a livello planetario il mistero della scomparsa nel giugno 1983, della quindicenne Emanuela, con un docufilm in 4 puntate, diffuso in 160 paesi. 

Ciò rende bene l'idea dell'interesse suscitato dal "caso Orlandi": non so quanti libri abbiano trattato il mistero. Cito quello di Giovanna Maria Maglie "Addio Emanuela. La vera storia del caso Orlandi, Il sequestro, i depistaggi, la soluzione". 

Libro che non ho letto e non leggerò. Troppo difficile e complicato da seguire attentamente: servizi segreti, mafia, Lupi grigi, KGB, CIA, Bulgaria, Turchia, Spagna, Inghilterra, lo scandalo dello IOR, Calvi trovato impiccato sotto un ponte, ecc.... La Maglie poi, dice Nicotri, "molto promette fin dal titolo, ma nulla risolve, limitandosi alle solite fantasticherie sfornate in ormai 40 anni da mitomani e affini. Dopo il libro della Maglie, una puntata di Dark Side Storia, condotta da Gianluca Zanella e con la milionesima intervista a Pietro Orlandi. Che non solo insiste ad accusare di omertà gli ultimi tre papi, ma addirittura adombra il sospetto che Ratzinger si sia dimesso da pontefice per qualcosa che ha a che vedere con la scomparsa di Emanuela. Infine la pièce del Teatro Trastevere “La cittadina vaticana Emanuela Orlandi” e il botto di Netflix. Che ha sfornato la miniserie Vatican Girl di quattro puntate visibili in ben 160 Paesi."

Frastornato e distratto osservatore casuale di una simile valanga di notizie-ipotesi più o meno correlate, vecchie e nuove che spesso sembrano riciclate, da non vicino alla Chiesa e da non praticante, dico la mia, su Wojtyla e da non studioso del caso:

Non riuscirono a ucciderlo da vivo, facendogli sparare, alle 17.17 del 13 maggio del 1981, da un professionista con la mano non tremante. Alì Agca: due colpi sparati a distanza ravvicinata, due centri con una pistola pronta a spararne altri 10 che, dicono non s'inceppi mai e che, invece, s'inceppò. 

Un proiettile perforò l'intestino in cinque parti, sfiorò cuore e spina dorsale. 

Nella corsa verso l'ospedale, perdonò immediatamente chi lo voleva morto. 

Condizioni disperate, anche per la perdita di tre litri di sangue, ebbe l'estrema unzione. 

Più di cinque ore d'intervento. 

Quattro giorni dopo, i fedeli in piazza San Pietro, ascoltarono la sua voce registrata, mentre lui giaceva su un lettino.

Non riuscirono a ucciderlo da vivo, nonostante la presenza di un secondo giovane turco, tiratore scelto che sparò un terzo colpo andato a vuoto e altri tentativi successivi. 

Il più assurdo, nelle motivazioni, fu forse quello effettuato con una baionetta a Fatima, da un sacerdote spagnolo, convinto che il Papa fosse un agente del KGB. 

Ancora più originale fu un racconto che Alì Agca fornì in una delle sue numerose versioni (in quanto a bugie, gareggia con Amanda Knox, la VIP del delitto di Perugia) e che poi ha ribadito in una lettera a Pietro, fratello di Emanuela. 

Ricordo che Agca, allora ventitreenne e noto "pistolero, esecutore infallibile di ordini di uccisione", apparteneva ai Lupi Grigi, movimento turco di estrema destra che voleva l'emancipazione della Turchia, dall'influenza occidentale. Ritenevano quindi, mandanti e Agca, che il Papa fosse il capo di una particolare infiltrazione nei paesi poveri, non cristiani e arretrati nei costumi. Con la scusa dell'aiuto ai fratelli più poveri, i cristiani diffondevano, secondo loro in modo particolarmente insidioso ed efficace, il cristianesimo: quindi bisognava combatterli. Ricordando queste verità, avremmo risposto alle due domande "chi commissionò l'attentato e perché". La motivazione anticristiana dei non cristiani non tolleranti, "l'infiltrazione subdola" ha diverse clamorose conferme anche nelle uccisioni di benefattori missionari.   Agca disse, e confermò, che il mandante era l'ayatollah Khomeini che era convinto che Giovanni Paolo II fosse portavoce del diavolo in persona e il vicario di Satana in questo mondo. Ma, come al solito, successivamente si sostenne che l'attentato era opera del KGB, con immediata contestazione dei russi che tirarono in ballo la CIA.

Dopo tanti tentativi (più di dieci) falliti per ucciderlo in vita, dopo 42 anni, allora provano almeno a ucciderlo da morto.

Prima l'illazione, pesantissima, basata su un pettegolezzo insignificante "Passeggiava o usciva in macchina di sera con altri due prelati polacchi, certamente non per andare a benedire le case" (perché i sospettosi curiosi, che ricamarono su tali peccaminose abitudini di far passeggiate, non li seguirono? Sai che scoop, se avessero scoperto che i tre andavano davvero a benedire case...di tolleranza, nome anche abbastanza cristiano). 

Adesso siamo alle affermazioni esplicite, è il caso di dire, papali papali:  "Papa pedofilo", "si portava a letto Emanuela Orlandi e, quando questa sua "opera di bene", si seppe in giro, dovevano farla sparire...".  Restando, però, sempre nel pettegolezzo, perché anche se finalmente è saltato fuori un nome (Marcello Neroni che rincara la dose con "Se le portava a letto") basta sentire cosa dicono gli amici o conoscenti di Neroni ("E' una spia alla francese.  Dà tre o quattro versioni diverse dei fatti e non sappiamo chi e perché l'ha spinto a dire tante frottole.)

Gli inquirenti indagarono anche sulla pista Wojtyla concorrente di Berlusconi, basata prevalentemente sulle affermazioni della "spia alla francese", finendo col considerare tutto inattendibile, data l'inattendibilità della fonte e, soprattutto, la mancanza di riscontri. 

Ora, a 42 anni dall'attentato a Wojtyla e a 40 dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, mancano ancora risposte non dico certe, per il riscontro con i fatti, ma almeno convincenti dal punto di vista logico, alle domande:

chi commissionò quell'attentato e perché? 

Chi rapì la Orlandi e che fine le fecero fare?

Attentato e successivo rapimento della Orlandi, sono collegati?

Domande formulate dal giugno 1983, alle quali si dovrebbe aggiungere una quarta, dalla risposta apparentemente ovvia:

Perché delle tre piste

la turco-bulgara-russo-americana, 

la malavitosa-mafiosa, 

quella vaticana iniziale,

è stata ripresa, e con vigore, solo quella vaticana, parlando di Santo Sporcaccione?

La risposta ufficiale è certamente "Perché solo su quella pista sono venute fuori novità sconcertanti: il Vaticano che pagava a Emanuela il soggiorno a Londra e che, alla morte (di cosa morì?) pagò le spese di trasporto e di tumulazione, indicando il punto preciso dell'avvenuta sepoltura. Trovata la tomba fu eesaminato un teschio e attribuito a Emanuela. Ma l'esame del DNA ,o escluse. Oppure "Aperta la tomba, era vuota", quindi, punto e a capo.

Pietro Orlandi, ha voluto parlare con Papa Francesco, convinto come tanti, che l'attuale Papa debba sapere la verità, nota a tanti altri, nel Vaticano. Come Albano, senza prove, s'è rassegnato e considera Ylenia morta, in polemica con Romina che "sente" che sia viva, così papa Francesco, forse senza sapere granché di veramente sicuro, o forse ben sapendo che Emanuela sia morta, ha fatto come Albano e, credendo di consolare Pietro, ha detto "Emanuela è in cielo...". Apriti cielo! Pietro ha dedotto che sapesse tutto sulla morte di Emanuela e l'ha così spaventato con le domande sul perché, quando, dove, come... che Francesco s'è spaventato e non ha più voluto vederlo.

La mia impressione è che Pietro Orlandi e chi lo incoraggia a proseguire nei suoi disperati tentativi di sapere "come, dove, quando e perché", di fronte alle maggiori difficoltà, nelle indagini sulle altre piste, stia esercitando il massimo della pressione, sul ventre molle di tutte le altre congetture. Alì Agca gli ha scritto rinnovando la sua convinzione che il rapimento voleva ottenere uno scambio con la sua liberazione, essendo stato condannato all'ergastolo per attentato a Capo di Stato. Questa è l'ipotesi che ho ritenuto, dall'inizio, la più probabile, insieme al rapimento da parte della banda della Magliana. Una banda che andava sul pesante in tutti i sensi: con un rapimento avevano incassato 2 miliardi, uccidendo pure il rapito. I certificati pagamenti del Vaticano per mantenere Emanuela a Londra, per tanti sembrano chiudere il cerchio, contro il Papa Santo Pedofilo.

Credo che esista una spiegazione molto più semplice e credibile, che non so se sia stata ancora sostenuta.

I Lupi grigi, o comunque gli organizzatori dell'attentato e poi del rapimento a scopo di riscatto o di scambio "di prigionieri" (Agca-Emanuela) riconsegnata Emanuela al Vaticano con la promessa della conseguente liberazione di Agca condannato all'ergastolo, di fronte alla lentezza e ai rinvii del Vaticano, per la sua liberazione, avevano minacciato un nuovo rapimento o magari l'uccisione della ragazza. Il trasferimento a Londra, sotto falso nome per proteggerla, spiegherebbe molto meglio, con questo tipo di protezione tenuta ovviamente segretissima, che con l'ipotesi del Santo Sporcaccione.

Ci si potrebbe chiedere: ma almeno potevano avvertire suo fratello! Già, e quello starebbe ancora a rilascire interviste, più di quanto non faccia, non sapendo la verità.

Questi giorni le edicole dove acquisto i giornali espongono, a caratteri cubitali giganteschi, il giornaletto Vernacoliere che titola "Preti e frati si scopano le suore e noi...nemmeno un fidanzato!"

L'anticlericalismo, scherzoso come in questo caso, ma anche pesante e tendente al discredito sempre e comunque della Chiesa e dei loro operatori, può arrivare a ritenere possibile che un Papa che credeva nell'intervento divino, nel deviare la famosa pallottola di Agca e che, insieme a un credente in Allah (Agca), incredulo e stupito per aver potuto fallire un omicidio così facile, anche lui credente in un intervento soprannaturale (Allah), fosse poi addirittura ateo, andando per donne con altri due prelati polacchi.

Quindi, da agnostico, ripeto e concludo: non sono riusciti a ucciderlo da vivo, ora tentano d'ucciderlo da morto.

D'accordo con Pietro Orlandi, sulla ripresa delle indagini a 360 gradi. Ma con numeri reali, non con quelli immaginari, per far tornare i conti che non tornano.

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