Violentata a 13 anni dal prete, ma l'aguzzino celebra ancora la messa

Lo sfogo della 25enne Giada Vitale, che quando era ragazzina venne abusata dal sacerdote Marino Genova, condannato

Di Redazione Cronache
Giada Vitale
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Fu abusata a 13 anni da un prete, condannato e sospeso: "Perchè celebra ancora la messa a Subiaco?"

Non è la prima volta che denuncia, Giada Vitale, vittima (oggi 25enne) di un sacerdote che è stato condannato in via definitiva nel 2020 a quattro anni e dieci mesi di reclusione e, in parallelo, anche dalla Congregazione della Dottrina della Fede (che lo ha sospeso a divinis). E denuncia sempre lui, il reverendo Marino Genova, a cui ancora dopo anni è consentito celebrare l’eucarestia. Come riporta Il Messaggero, infatti, il filmato che ritrae l’uomo nel monastero benedettino di Subiaco alla celebrazione pasquale del Giovedì Santo è solo uno degli ultimi episodi portati all’attenzione dell’opinione pubblica.

Personalmente provo disgusto. Perchè la Chiesa di Papa Francesco continua ad avere un atteggiamento protettivo nei confronti dei preti che hanno abusato dei minori?” sono le parole di Giada, sotto choc mentre osserva sul telefonino il suo aguzzino che, assieme ad altri preti, ha celebrato il rito solenne con il quale la Chiesa ha istituito l'eucarestia. 

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Abusata dal prete a 13 anni, lo sfogo di Giada: "Celebra ancora la messa, è offensivo per la Chiesa"

La giovane nel 2009 era stata abusata dall'età di 13 anni fino al compimento del 17esimo anno dal parroco molisano, che dopo la condanna in via definitiva è stato prima portato in carcere e poi trasferito per ragioni mediche in detenzione domiciliare nel monastero di Subiaco. Il caso, riporta ancora Il Messaggero, era finito anche in Parlamento: durante le interrogazioni sul punto era emerso che la ragazza non fu mai sottoposta né a una perizia né a un incidente probatorio, e ciò, per entrambi i periodi in cui fu diviso il suo fascicolo dalla Procura di Termoli. Gli psicologi che in un secondo tempo erano stati sentiti avevano confermato e descritto una condizione di fragilità psichica e uno stato di grave costernazione psicologica della vittima. In particolare due psicologhe affermarono che Giada si trovava, al momento dei fatti, in uno stato di fortissima soggezione. In pratica la ragazzina non avrebbe mai potuto dare il suo consenso in modo libero e spontaneo dopo il compimento dei 14 anni – come sosteneva invece la difesa del parroco - perché vittima di esperienze sessuali precedenti traumatizzanti ed assoggettata al controllo psicologico di don Marino “che lo esercitava attraverso una falsa affettività”. 

Nonostante i divieti ricevuti, colui che mi ha abusato il Giovedì Santo stava celebrando durante la messa crismale. A me tutto questo fa male, mi arreca dolore, lo trovo assurdo oltre che offensivo per la stessa istituzione ecclesiale”.

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