Chiude il benzinaio più caro d'Italia. IP gli ritira la licenza e gli fa causa

La vicenda è finita in Tribunale; nel frattempo i fratelli Centrone continuano a svolgere attività di autolavaggio

Redazione di Economia
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Chiude il benzinaio più caro d'Italia. Il gestore IP gli ritira la licenza e gli fa causa. Il racconto

Alfonso Centrone era salito alla ribalta delle cronache come il benzinaio più caro d'Italia. Insieme al fratello gestiscono una pompa di benzina a Trani, dove i prezzi sui display per un litro di gasolio hanno toccato anche quasi 2,50 euro.

Le tariffe non erano state decise dai fratelli Centrone, ma erano dettate dalla IP. Soprattutto, uno dei due fratelli ammise in un'intervista a una televisione locale: "Sono il primo a non fare benzina qui". Il distributore trovandosi nel pieno centro, per fare rifornimento passavano solo le auto dell'acquedotto e quelle forze dell'ordine, grazie a una convenzione che era in vigore con l'amministrazione.

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Chiude il benzinaio più caro d'Italia, gli sviluppi della vicenda

I Fratelli Centrone a causa del caro benzina e della riduzione del volume di vendita a 50mila litri l'anno, hanno deciso di interrompere l'attività, senza acquistare altro carburante una volta finito quello che avevano in giacenza, azione che avrebbe comportato una spesa di 9000 euro per 4000 litri. Così, nei giorni scorsi, la "casa madre" ha risolto il contratto di somministrazione e comodato d'uso dell'impianto, presentando un ricorso al tribunale per tornare in possesso della struttura.

Ora la compagnia affidataria del servizio in ordine: prima ha revocato ai due la licenza in comune poi ha presentato ricorso al tribunale per riottenere le chiavi dell'impianto, sostenendo l'illegittimità del gesto e di aver dovuto fare i conti con un danno di immagine. Gli ormai ex benzinai lavorano comunque nella stessa zona, anche se le pompe di benzina non sono più attive. Infatti hanno un autolavaggio di loro proprietà molto frequentato dagli automobilisti locali. 

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Secondo il noto marchio di carburanti, i fratelli Centrone avrebbero violato le clausole del contratto: "La gestione, a decorrere dal 2019, ha deciso di non attuare le azioni promozionali proposte. Il ricorso è stato presentato in quanto la gestione si è resa reiteratamente inadempiente con riferimento ai più basilari obblighi contrattuali". I due gestori hanno chiesto di proseguire a lavorare presso la pompa di benzina, adeguando i prezzi del carburante a quelli del mercato. Il 5 giugno il giudice dovrà valutare se la risoluzione dell'accordo sia legittima o no.

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