Germania, addio al nucleare dopo 66 anni. Scholz fa spegnere tutte le centrali

La decisione, in piena crisi energetica, fa discutere. La svolta ecologica potrebbe rivelarsi una stangata per i tedeschi. Molti imprenditori chiedono il rinvio

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Germania, la svolta ecologica di Olaf Scholz: rischio autogol

La Germania ha deciso, da sabato si spegneranno tutte le centrali nucleari rimaste attive: la svolta epocale dopo 66 anni. Il primo reattore - si legge sul Giornale - fu inaugurato il 31 ottobre del 1957: si chiamava Atomei ed era il reattore nucleare di Garching, in Baviera, che la Technische Universität di Monaco mise in servizio per la produzione di neutroni per scopi di ricerca scientifica. Nell’arco degli ultimi 66 anni la Germania ha inaugurato 110 reattori. Oggi ne restano attivi tre: Isar 2, sempre in Baviera; Emsland in Bassa Sassonia; e Neckarwestheim 2 in Baden-Württemberg. Se nel 2004 quasi un terzo dell’energia prodotta nel Paese derivava dall’atomo, la percentuale è precipitata intorno al 4% nel 2022 e sabato prossimo suonerà l’ora della chiusura anche per gli ultimi tre impianti. Della fine dell’atomo non sono per nulla contenti gli imprenditori.

Parlando alla Rheinische Post, il presidente della Dihk, l’associazione delle Camere di commercio e dell’industria tedesca, Peter Adrian, - prosegue il Giornale - ha osservato che «la Germania non è ancora fuori dai guai», che i costi energetici rimangono elevati e occorre «espandere la fornitura di energia, non limitarla ulteriormente». Morale: le tre centrali nucleari rimanenti «dovrebbero continuare a funzionare fino alla fine della crisi». E sulla conservatrice Welt scoppia la polemica: perché la chiusura di ogni reattore, che già scontenta tanti, dura due volte di più e costa quattro volte lo spegnimento di un reattore nella vicina Svezia? La svolta ecologica potrebbe trasformarsi in una stangata per i tedeschi.

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