Putin rifiuta le condizioni Usa. Ucraina, stop a realtà religiose filorusse

Il Cremlino dice no alle richieste di Biden, ma è aperto al colloquio con Usa. Zelensky: "Occorre contrastare le attività sovversive in ambito religioso"

Il presidente Vladimir Putin, ininterrottamente a capo della Russia di fatto dal 2008, ha dato il via all’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio scorso
Esteri

Ucraina, Putin rifiuta le condizioni di Biden ma si dice "aperto al colloquio con gli Usa"

Rimane alta la tensione tra Russia e Usa: il Cremlino ha infatti respinto le condizioni del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, per i colloqui sull'Ucraina con il leader russo, Vladimir Putin. “Cosa ha detto in realtà Biden? Ha detto che i negoziati saranno possibili solo dopo che Putin avrà lasciato l'Ucraina” riferisce il portavoce Dmitri Peskov.

Mosca, aggiunge, “certamente” non è pronta ad accettare le condizioni, anche se “il presidente della Federazione Russa è sempre stato, è e rimane aperto ai negoziati per garantire i nostri interessi”. La via preferita per risolvere la situazione in Ucraina è la diplomazia, ma gli Stati Uniti devono riconoscere come territorio della Federazione le regioni ucraine recentemente annesse. Per questo motivo, conclude il portavoce, “l'operazione militare speciale continua”. Del resto lo stesso Putin, in una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha definito gli attacchi missilistici russi in Ucraina "una risposta forzata e inevitabile agli attacchi provocatori di Kiev contro le infrastrutture civili russe, tra cui il ponte di Crimea e impianti energetici”.

Ucraina: Tajani, è ora di lavorare a un accordo Kiev-Mosca "quanto prima"

Sulla questione negoziati anche l’Italia rimane proattiva: “Siamo molto interessati e sosterremo ogni iniziativa politica e diplomatica che possa portare a una pace giusta per l’Ucraina. Tutta l’alleanza atlantica, tutti i Paesi che vogliono la pace saranno pronti a parlare con Putin se, davvero e con concretezza, dimostrerà che questo è il suo interesse genuino. Ripeto, è giunto il momento di iniziare a lavorare per una pace giusta per l’Ucraina". Lo afferma il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani alla vigilia dei Med – Mediterranean Dialogues, gli incontri promossi da Farnesina e Ispi. E auspica: "Magari possa esserci quanto prima un dialogo tra Russia e Ucraina per una pace giusta".

Tutto all'indomani dell'annuncio della conferenza convocata a Parigi per il prossimo 13 dicembre che, contrariamente a quanto annunciato oltre un mese fa, non sarà “di pace”, ma di supporto alla resistenza ucraina.

Zelensky: "L'Ucraina imporrà limitazioni alle organizzazioni religiose che hanno legami con la Russia"

E nel frattempo, sull'altro lato della barricata, si delinea un nuovo profilo di scontro: "Il Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale ha incaricato il governo di proporre al Parlamento un disegno di legge per la proscrizione delle attività in Ucraina delle organizzazioni religiose affiliate ai centri di influenza russi". Un messaggio chiaro, quello lanciato dal presidente Volodymyr Zelensky nel suo ultimo discorso alla Nazione, che prevede quindi l’imposizione di limitazioni alle realtà religiose che hanno legami con la Russia presenti nel Paese.

L'Ucraina è stata sotto la guida spirituale di Mosca almeno dal XVII secolo, ma una parte della Chiesa ortodossa ucraina ha rotto con i sovietici nel 2019 a causa dell'annessione della Crimea da parte della Russia e del sostegno ai separatisti del Donbas. A maggio del 2022, poi, la guerra ha indotto il ramo della Chiesa ortodossa ucraina sostenuto da Mosca a tagliare i ponti con la Russia, in una mossa storica contro le autorità spirituali russe. Il tutto mentre il Patriarca Kirill, leader della Chiesa ortodossa russa, è balzato agli onori della cronaca in ottobre per aver affermato che il governo del Presidente russo Vladimir Putin è stato imposto da Dio, mentre augurava al leader russo un felice 70 compleanno.

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