Bossi era il nostro Zelensky ma senza i dollari degli americani. IL COMMENTO

l'opinione di Paolo Diodati
Politica
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Guerra in Ucraina, se invece del Celodurista avessimo avuto... Zelensky

Questo il titolo dell'articolo di martedì, 26 aprile 2022: Orsini, Travaglio, Santoro: ecco chi sono i "Guerrapiattisti". Mi scuso per l'ignoranza ma, un topo di laboratorio fino a pochi anni fa come me, non conosceva il brillante autore di successo, Lapo Mazza Fontana, rimasto così colpito dal derisorio conio del termine "Guerrapiattisti", da "arrubbarlo al webbe".

Ci sarebbe da scrivere tanto sulla briosa e saggia (ma al 90%) trattazione di Lapo. Mi limiterò a due osservazioni.

1) Nonostante la scelta ironica, il termine "guerrapiattisti", risulta seriamente accettabile dal punto di vista razionale e senza ironia;

2) il 10 % che non riteniamo saggio, sta nella conclusione: "Cari GUERRAPIATTISTI, non pretenderemo nessuna abiura: continuate a genuflettervi sul vostro altare, noi continuiamo a SAPERE che SI VIS PACEM PARA BELLUM. Così sempre fu e sempre sarà."

Non è efficace uno sberleffo (non fa ridere, non è ironico perché infondato) che scimmiotta, soprattutto foneticamente come assonanza, uno sberleffo efficacissimo, accostamento di parole e richiamo storico (terrapiattisti tira in ballo il passato in cui si credeva seriamente che la terra fosse piatta (come sembrava superficialmente) e i fuori di testa che lo pensano tuttora) ma che, per ricordare lo sberleffo di successo, perché azzeccato, ne conia uno senza senso, appunto, solo assonante. O meglio, con un unico possibile senso che, per giunta, sarebbe azzeccato.                                                                                                    

Guerra piatta può significare solo "guerra tradizionale", senza le "vette" delle bombe termonucleari e senza bombe e missili a "varianti Covid", quindi, quasi... guerra noiosa (persona piatta, libro piatto, film piatto, ecc.… ecc ...). Perché poi, nominare solo Orsini e gli altri due e liquidare con "altri", politici di tutto rispetto, come Bertinotti, Rizzo oppure opinionisti di spessore come Massimo Cacciari e giornalisti del calibro di Belpietro &C? Eppure, sono tutti "guerrapiattisti" in regola, che incantano sempre più lettori, che abboccano al deriso guerrapiattismo.

SI VIS PACEM PARA BELLUM, d'accordo, è stato sempre così e sempre sarà. C'è solo una cosa da sottolineare e, quindi, da aggiungere esplicitamente: prepararsi alla guerra, per volere la pace, non vuol dire necessariamente, poi farla per davvero, la guerra! Sì, finora è andata spessissimo a finire che, se non prima, dopo la facevano, anche di tipo preventivo. I Bignami di storia sono l'elenco delle guerre.

Ma i "pacefondai" (preferirei questo termine più significativo, anche in contrapposizione al noto guerrafondai) possono, per la prima volta nella storia, diventare moderatamente ottimisti: il gioco bellico, iniziato secondo leggenda cristiana, con Caino e Abele, è arrivato al capolinea. O c'è arrivato lui, o ci siamo arrivati tutti noi! Se va bene, e speriamo che così sia, continueremo a prepararci alla guerra, ma ci fermeremo sempre sull'orlo del burrone. Per non far finire, in malo modo, tutti quanti.

E allora, addio anche ai milioni di James alla Frank Capra, che non a caso realizzò, finito l'incubo della seconda guerra mondiale, il suo capolavoro “La vita è una cosa meravigliosa” (1946).

La mia conclusione (ci si fermerà sull'orlo del baratro) che sembra ogni giorno sempre più smentita, dovrebbe essere prima o poi confermata, se non fosse valido un certo parallelismo sottolineato ieri (27/4) da Belpietro su La Verità, col periodo pre-bellico della prima Grande Guerra. Sottolineatura dovuta alla sua lettura del libro dello storico australiano Christofer Clark, di 700 pagine e dal titolo I sonnambuli: i grandi della politica di allora, andarono incontro alla catastrofe. A occhi chiusi, camminando, appunto, come sonnambuli.

Non poteva non colpirmi la coincidenza di questo colto incipit di Belpietro, con le ultime considerazioni che avevo scritto due giorni prima: ” ...osserviamo l'incredibile grinta belluina dell'altro (Biden): fauci leonine spalancate, due fessure per occhi da simil-sonnambulo... disorientato e che vede mani inesistenti da stringere. Quasi tutta la stampa a fare ipotesi sulle molte patologie pericolose che affliggerebbero il malato russo in fin di vita. Nessuno avanza il minimo dubbio sull'affidabilità e stabilità della psiche di uno che gironzola, dopo l'arringa, disorientato, sperduto sul palco."

Si, se Putin non gode di buona salute (non si sa e non lo dà a vedere), sembrerebbe che Biden stia davvero messo peggio, anche nel linguaggio non consono a un grande Capo di Stato. Può darsi che non si cada nel baratro perché uno dei due passerà in seconda linea, per motivi di salute. Altrimenti ci si dovrà attaccare alle "minacce modulate" di Putin che ha detto "chiuderò i rubinetti del gas... momentaneamente" e agli auguri, insolitamente calorosi, fatti immediatamente al narcisista Macron (nonostante lo strepitoso successo planetario del depilatissimo Damiano, lui fa il reazionario, slacciandosi sbracato sul divano, per mostrare i pettorali scimmieschi).

Quelli di Putin sono segnali da sfruttare, essendo ogni giorno più vicini al baratro. Credo che Macron possa finalmente dare una voce autorevole all'Europa seriamente determinata a bloccare la corsa verso la rovina dell'umanità. Termino con una domanda apparentemente fuori luogo, inutile, sempliciotta, se non stupida: come sarebbero andate le cose, in Italia, se non nel mondo, se avessimo avuto Zelensky, invece del Celodurista goliardone ("che a un sol problema ha dato soluzione: a quello della propria occupazione!" una storia in due endecasillabi, dal Rock del burino padano)?                

Sono testimone diretto delle lusinghe e offerte fatte da Umberto Bossi (registrate presso la sala conferenze della Tele Emittente Fornari nell'unico video non distrutto e in mio possesso) per far aderire l'Umbria alla Libera Repubblica Padana. Parlavano apertamente e continuamente di secessione, mica scherzavano! Cosa sarebbe successo se gli americani avessero allungato a Bossi un bel po' di miliardi di dollari, per spingerlo alla secessione da Roma ladrona, specialmente quando il Senatùr era impelagato con i padani nella franosa esperienza della banca che lui stesso aveva voluto fondare e che aveva avuto problemi sin dall'inizio, addirittura dal nome, Banca Popolare CredieuroNord? Come sarebbero andate le cose, se insomma, avessimo avuto il nostro Zelensky? Di sicuro molto peggio che col sedicente Celodurista!

Ma da noi, comunque, non poteva nascere uno Zelensky, perché non c'era da guadagnare con una bella guerra per smaltire armi vecchie, testarne di nuove, riossigenando le industrie belliche di mezzo mondo, sensibile ai principi, tirati in ballo solo per gli ultimi avvenimenti. Non poteva nascere un vero duro ma, perché non s'è difesa una minoranza oppressa da Roma ladrona, almeno con le chiacchiere? Ricordate i cappi delle forche, mostrati a Montecitorio? Quella gente non faceva pena? 

In conclusione, sono contento che in Italia ce la siamo cavata con un Celodurista moscio, risparmiandoci un fanatico dell'esasperazione delle differenze. La fine obbligata, unica e intelligente, è la convergenza: dalmati italiani e dalmati croati, dopo essersele date di santa ragione ... docent.

 

 

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