Conte alla Cgil, l’alfiere del PIF: il Partito Italiano dei Fancazzisti

Conte fautore del Rdc che finanzia orde di scioperati che campano (ancora) a spese dello Stato

L'opinione di Giuseppe Vatinno
Politica

Conte è una vecchia volpe dalla bella pelliccia argentata che molti conciatori vorrebbero avere il piacere di accarezzare

Giuseppe Conte della volpe non ha solo l’arguzia, ma l’ha ibridata con una faccia di bronzo tintinnante che gli permette di dire tutto e il contrario di tutto, andando a fare concorrenza ad un signore che si chiamava Agostino Depretis che nell’ottocento inventò uno dei più esportati prodotti italiani: il trasformismo.

Conte è anche un uomo di vaste letture e così deve essere capitato in qualche sito di citazioni ad effetto per “manager di Voghera” e così dal Congresso CGIL di Rimini ha sganciato un’altra delle sue perle, ripresa questa volta dall’economista John Maynard Keynes nel 1930: "Tra cent'anni, risolti tutti i nostri problemi economici, ci rimarrà da affrontare la grande questione del tempo libero. Sarà sufficiente lavorare tre ore al giorno e avere libero tutto il resto della giornata".

La frase fu effettivamente pronunciata da quel furbacchione che era l’economista inglese in una conferenza a Madrid per ingraziarsi i sindacalisti di allora che gli volevano fare la pelle e così l’avvocato pugliese ha replicato sperando in un miglior destino che siamo certi Landini gli garantirà.

Intanto c’è da notare come Keynes abbia completamente sballato la sua previsione perché 100 anni stanno per scadere e l’umanità lavora ancora molto, anzi più di prima grazie proprio alla deregulation keynesiana.
Infatti, come noto, tutti i popoli della Terra tengono riunioni e seminari su come passare il tempo libero donato dalla fine del lavoro.

Ma questi sono particolari per uno che, come Conte, dei fastidi della logica e del principio di non contraddizione si fa beffe. L’importante è che la frase ad effetto sia ben confezionata con un abitino di lustrini lucenti e la dabbenaggine di chi ci crede compie il miracolo.

Tuttavia non sfugge che Conte è stato il capo del governo giallo verde di destra nel ruolo di “avvocato del popolo”, come amava allora definirsi. Non sfugge che abbia firmato il decreto contro i migranti ma ora si straccia le vesti per essi, dopo essersi naturalmente ritrasferito in campo opposto da cui peraltro, a sentire Renzi, sembra provenisse.

È vero che l’italiano medio ha una certa tendenza al trasformismo ma qui si esagera

E la cosa strana e che nessuno glielo contesti apertamente, che nessun giornalista gli domandi: “Ma con quale faccia lei è venuto qui al congresso CGIL a fingere di fare ancora il comunista dopo aver guidato un governo di destra?”.

Conte è divenuto da tempo l’alfiere del PIF, cioè il Partito Italiano dei Fancazzisti. Fautore del Reddito di cittadinanza che finanzia, tranne rare eccezioni, orde di scioperati che campano (ancora) a spese dello Stato e che ricambiano i Cinque Stelle con il voto, Conte fa il finto tonto e si adatta meravigliosamente a qualsiasi contesto come quel personaggio di un film di Woody Allen, Zelig, che per piacere a tutti assumeva immediatamente la personalità e anche le sembianze fisiche dell’interlocutore che aveva davanti.

Ora, nel suo ruolo di difensore delle masse dei poveri sfruttati va in giro a riproporre l’antico vessillo dei Fancazzisti, pensando che il reddito nazionale, il Pil, si produca da solo a causa di un magico incantesimo.

Conte vende ora la favola di un mondo immaginario in cui non si lavora più e il problema mondiale sarà quello di occupare il tempo libero. Immaginiamo che se raccontasse questa stupidaggine ad una operaia che si alza alle 4 del mattino per prendere il pullman per andare a lavorare in fabbrica riceverebbe una accoglienza, come dire, leggermente sopra le righe. Ma questo non ferma l’ex avvocato del Popolo dall’andare addirittura al congresso della CGIL a raccontare scempiaggini. Concludiamo con una appropriata frase di Bettino Craxi su Giulio Andreotti: “È una volpe. Ma prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria”.

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