Fiorentina-Cremonese, maglie originali. Frutto dell’armocromista di Schlein?

Qualcosa sta cambiando...

Di Giuseppe Vatinno
Fiorentina Cremonese
Politica

Forse si sta solo tornando al buon senso

Sarà frutto dell’armocromista della Schlein, sarà frutto della primavera, ma in Italia qualcosa sta cambiando o forse si sta solo tornando al buon senso.

Una volta, fino agli anni ’80, il calcio era una cosa piuttosto semplice. C’erano undici giocatori numerati progressivamente e i numeri corrispondevano ai ruoli. Ad esempio il numero 2 era il terzino destro e il numero tre il terzino sinistro, i cinque era lo stopper. mentre l’ala destra era caratterizzata dal 7, il numero 11 significava l’ala sinistra, il numero nove il centravanti e il numero 10 la prestigiosa mezzala sinistra, il “regista”.

Poi negli anni ’80 del XX secolo arrivò la rivoluzione e così ci trovammo tutti numeri sballati perché frutto dell’iscrizione progressiva o delle bizzarrie del giocatore. Parimenti, seguì l’impazzimento dei colori delle maglie. La rivoluzione cromatica fu effettuata con la scusa che con l’avvento del colore le squadre non si distinguevano più bene e così si generò un pasticcio di grande portata che distende i suoi effetti fino ad oggi.

Le squadre persero completamente la propria identità cromatica, diciamo così. I “giallo – rossi” della Roma, ad esempio, avevano ed hanno maglie del tutto sgrammaticate cromaticamente, frutto della pazzia di qualche buontempone. Maglie nere, blu, financo verdi e gialle presero il posto dell’usuale coloratura. Non si capisce più nulla. E la scusa dell’avvento del colore non regge, perché se due squadre hanno colori che si confondono a colori si confondono anche in bianco e nero, solo che il buon senso precedente faceva indossare ad una squadra una tenuta chiara e l’altra una scura.

Del resto le mitiche figurine a colori dei calciatori stavano lì a dimostrarlo: i colori non si confondevano. Ieri sera è successo però un piccolo miracolo: la semifinale di Coppa Italia tra Fiorentina e Cremonese, terminata 0 – 0 e che ha visto il passaggio dei viola alla finale. Appunto dei “viola”.

Ieri sera la Fiorentina ha giocato con i suoi colori ufficiali e la Cremonese pure, indossando una casacca grigio – rossa a righe, come d’ordinanza. Finalmente si è assistito ad una partita di calcio dal cromatismo suggestivo, un miscuglio di rosso, viola e grigio che ha ristorato l’occhio dalle tante nefandezze viste in decenni di obbrobri.

Finalmente, al primo sguardo, si poteva conoscere chi era la Fiorentina e chi la Cremonese. Una rivoluzione non da poco. Le immagini davano un senso di pienezza estetica un po’ come osservare un quadro di Van Gogh. La pugna sportiva ne esaltava la potenza cromatica e ritornavano in mente le immagini del poeta Umberto Saba. Al calcio si è restituita, almeno per una partita, la sua dimensione epica ed eroica. I contendenti combattevano e si sapeva chi fossero.

Ora sarebbe bellissimo che si tornasse ai numeri originali, così magari uno riconoscerebbe al volo il giocatore e ancor di più sarebbe molto bello che i commentatori che starnazzano coprendosi l’un l’altro tacessero, anzi che ce ne fosse uno solo, magari come il mitico Bruno Pizzul che bisognerebbe richiamare al lavoro, nonostante l’età. Insomma ci vorrebbe un po’ di normalità.

L’impazzimento cromatico fa parte del più ampio fenomeno del “mondo alla rovescia” di cui spesso abbiamo scritto. Uno filma le ladre in metro e viene picchiato ed esecrato, uno esce e quando torna trova la casa occupata e deve andare via il proprietario, uno vede una partita di calcio e non sa chi stia giocando.

E quindi aveva ragione un grande scrittore inglese, Gilbert Keith Chesterton che, in “Eretici”, giustamente preconizzava l’attuale impazzimento: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Forse per salvare il mondo non ci vogliono improbali rivoluzioni ma semplicemente il ritorno al buon senso.

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