Forza Italia, Tajani rilancia nel nome del Cav. Ma c’è chi canta il de profundis

La crisi politica e organizzativa di Forza Italia, già in corso da anni, rischia di concludersi con un flop alle elezioni Europee della primavera 2024

Di Massimo Falcioni
Politica

"Forza Italia morta con Silvio Berlusconi"? Intanto Tajani rilancia il partito nel nome del Cav

Morto un papa se ne fa un altro. In questo caso, in riferimento al “Papa-Re” Silvio Berlusconi, non sarà né semplice né scontato tenere in vita e dare continuità a Forza Italia, tenere unito i suoi gruppi dirigenti al centro e in periferia, indicare e rendere realistica una prospettiva politica che sia convincente per lo zoccolo duro dell’elettorato, almeno attorno al 10% dei voti. Mai, nell’Italia dal dopoguerra ad oggi, c’è stato un forte “partito personale” come Forza Italia.

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Partito che nel bene e nel male ha fatto tutto quello che il Cav di Arcore voleva, sia riferito alla linea politica, sia riferito alla scelta dei suoi gruppi dirigenti politici e istituzionali. Adesso che il “padre-padrone” non c’è più, niente va dato per scontato. Che ne sarà del partito fondato dall’ex premier nel 1994 che oggi sostiene il governo Meloni insieme a Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati? Berlusconi non ha voluto, o non ha saputo, trovare un successore a capo di FI perché FI si è identificato e si identifica in tutto e per tutto con il suo fondatore. Da qui la sentenza di chi vede uno sbocco scontato: “Morto Silvio morta Forza Italia”.

Anche perché Forza Italia ha sempre avuto un gruppo dirigente formale ma fittizio: un partito con un unico padrone circondato da maggiordomi, da yes man e yes woman, con l’intendenza al seguito. Non sono pochi, dentro e fuori il partito, amici avversari e nemici, a vaticinare a breve la fine di Forza Italia. Non è solo una questione di numeri, pur se i numeri qui sono decisivi.

La questione è politica, con Forza Italia che, pur molto indebolita elettoralmente con il tonfo delle politiche del 25 settembre 2022 all’8,1% dopo la Lega all’8,8% e FdI al 26% (FI: 21% alle sue prime elezioni politiche del 1994 con il record del 30,6% alle europee stesso anno poi sopra il 35% nel 2008 e nelle europee 2009 ma con il simbolo Pdl insieme ad Alleanza nazionale) resta baricentro fra le forze di maggioranza, punto di equilibrio tra i partiti al governo e, soprattutto, fra i leader di questi partiti.

Senza più il Cav, non è irrealistico pensare che l’elettorato di FdI possa cercare altri lidi dividendosi in gran parte fra Fratelli d’Italia e Lega, restando comunque nell’area del centrodestra. Non è la prima volta, non solo in Italia, che un partito si identifica con il proprio leader e che scompare con la sua morte.

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Al di là delle buone intenzioni a caldo del vice premier Antonio Tajani (in gioventù militante del “Fronte monarchico giovanile”) di voler dimostrare che il partito di Berlusconi c’è anche senza più Berlusconi, ha una sua ragion d’essere e una sua prospettiva politico-elettorale in Italia e nella Ue”, c’è la realtà, un vento che nel centrodestra tira a favore di Giorgia Meloni e gonfia le vele di Fratelli d’Italia.

Tajani ha ribadito che “Forza Italia continuerà a sostenere con convinzione il Governo”. Poteva dire altro? Berlusconi è morto e Forza Italia, già da tempo non più in buona salute, rischia di seguire la sorte del suo fondatore. In politica, niente è più negativo e distruttivo della mitomania, il bisogno di distorcere la realtà, elaborando e proponendo scenari fittizi, poco probabili.

Era Berlusconi a tenere in piedi politicamente e finanziariamente Forza Italia. La crisi politica e organizzativa di Forza Italia, già in corso da anni, rischia di concludersi con un flop alle elezioni Europee della primavera 2024. Non sono pochi, dentro e fuori FI a vaticinarne la fine. Al di là delle belle dichiarazioni di facciata e dei salamecchi ai funerali del Cav nel Duomo di Milano sono in tanti, in Forza Italia, pronti a cambiar casacca e a divorarne le spoglie. Per non procedere alla liquidazione di Forza Italia non basta la beatificazione in corso.

Serve la capacità di indicare una linea ideale e politica e tracciare un percorso politico in anticipo rispetto all’esito delle urne per le europee del 9 giugno 2024, con i sondaggi che vedono, riguardo all’Italia e ai partiti di centrodestra, solo una forte spinta per Fratelli d’Italia rafforzando la leadership di Giorgia Meloni all’interno del gruppo Ecr.

Da qui alle Europee, al reggente Tajani e ai suoi fedelissimi, non basterà più stare sulla scia dell’ombra del Cav e, tanto meno, pensare che dopo le elezioni UE sia possibile realizzare il “partito unico di centrodestra”. Oggi, il fuggi fuggi verso altri lidi sarebbe un suicidio politico per chi lo praticasse. Abbandonare la nave in alto mare e buttarsi in acqua è sempre un rischio. Ma, senza più il nocchiere, con la spia del carburante che segna rosso e con le onde che già premono sulla stiva, c’è altra via? Alla fine, fra pochi mesi, saranno gli elettori a decidere. C’è già chi canta il de profundis.

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