Giustizia, Governo "sorpreso" dalle parole dell'Anm. Poi difende la tripletta

La maggioranza, dopo la risposta dell'Anm, si prende tempo per pensare e torna all'attacco delle toghe. Le parole del sottosegretario Mantovano

di redazione politica
Politica

Scontro Governo - toghe. Palazzo Chigi prima "sorpreso" dalle parole dell'Anm, poi replica

Un tiro alla fune continuo, quello tra Governo e le toghe sul rapporto giustizia-politica. Incontro-scontro che prosegue da trent'anni senza mai trovare una soluzione.

Prima l'attacco di Palazzo Chigi ai magistrati sui casi emblematici di Santanchè, Delmastro, La Russa. Poi la reazione, durissima, dell'Anm. Ora, di nuovo, la replica arriva dalla maggioranza, che non intende lasciar correre le accuse mosse dal presidente Santalucia.

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"Bisogna rendersi conto che il problema delle interferenze di alcune iniziative giudiziarie sull'attività della politica riguarda tutti, centrodestra e centrosinistra, e in 30 anni ha colpito tutti i governi, qualunque fosse l'orientamento" sono in particolare le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, riportate da Ansa. “Con tutto l'equilibrio possibile - completa il ragionamento - questo problema dovremo porcelo tutti, qualunque sia il ruolo, e provare a superarlo senza contrapposizioni che non fanno bene a nessuno". E su questa linea si muove la premier Giorgia Meloni che "non cerca polemiche" ma rimane determinatissima ad "andare avanti con la riforma della giustizia". Se possibile, parafrasando sempre il sottosegretario, anche trovando insieme delle ipotesi di soluzioni ma "senza essere condizionati da iniziative giudiziarie". Un punto netto su cui Palazzo Chigi, dopo una prima "sorpresa" per la dura presa di posizione dell'Anm, rilancia senza esitazione: "il governo, questo governo, non rinuncerà mai a intervenire ogni volta che siano messe in gioco l'applicazione delle leggi e si interferisca nelle "dinamiche democratiche". Nel caso specifico, quando si fa un "uso politico della giustizia".

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Scontro Governo - toghe. La difesa a spada tratta di Palazzo Chigi della tripletta

In questo quadro, il caso Delmastro (con la richiesta di ingiunzione coatta) e la vicenda che riguarda la ministra Santanchè, per Giorgia Meloni - ribadiscono fonti qualificate di palazzo Chigi, come riporta l'Ansa - sono emblematiche in negativo, da un lato per l'assurdità delle procedure, nel secondo caso perché c'è stata una sortita contro il Parlamento. In sintesi, non si può mettere in discussione il ruolo delle istituzioni, non si può interferire con le comunicazioni alle Camere di un ministro della Repubblica facendo uscire sugli organi di stampa informazioni coperte da riservatezza. Per questo motivo, Santanchè "non può dimettersi" e nessuno nel governo, a cominciare dalla premier, le chiederà di dimettersi. Di sicuro, nel caso di un voto di sfiducia la maggioranza di centrodestra si compatterebbe a sostegno della ministra.
Pertanto, nessun "capro espiatorio", la responsabile del Turismo sarà difesa a spada tratta. Un concetto che viene confermato in ambienti dei partiti della maggioranza, anche se declinato aggiungendo altre valutazioni che alla fine rafforzano la logica di palazzo Chigi.

Resta la variabile Mattarella - si valuta ancora in ambienti della maggioranza - anche se in questo momento nessuno sembra in grado di prevedere se e quando il Capo dello Stato, che è anche presidente del Csm, potrebbe intervenire e, soprattutto, su quale direttrice. Tra l'altro, l'Anm - si sottolinea in alcuni settori del centrodestra come riporta l'Ansa - non sembra un corpo monolitico, non c'è un consenso unanime verso le parole del presidente Santalucia. Intanto, il rapporto tra la premier e il presidente della Repubblica è ottimo, si rimarca in ambienti di governo, si sentono e si vedono periodicamente.E non ci sarebbe sentore che il presidente della Repubblica abbia intenzione ora di intervenire su questi temi.

Scontro Governo - toghe, Palazzo Chigi difende la tripletta. Le parole del ministro Tajani

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato da Il Messaggero, ha replicato alle parole dell'Anm: "Mi limito a dire che trovo singolare l’imputazione coatta di Delmastro. Il Gup non può diventare un nuovo Pm. Anche per questo come Forza Italia e come governo andremo avanti sulla riforma della separazione delle carriere che è uno dei pilastri storici del nostro programma, ed era un sogno irrealizzato di Berlusconi". "Non vedo alcun attacco contro i magistrati - precisa - Andremo avanti con la riforma della Giustizia che è un preciso impegno preso di fronte agli elettori". Il governo non cerca vendette contro i giudici? "Il ministro Nordio è un magistrato, è evidente che nessuno cerca vendette contro i magistrati - risponde il ministro - Le riforme possono piacere o meno, per noi è importante distinguere i ruoli costituzionali. Il Parlamento fa le leggi, i magistrati le applicano". E sul caso Santanchè: "Fanno fede le parole del ministro e per noi il caso è chiuso - afferma Tajani - È una questione di principio: siamo garantisti, non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio". E ancora: "Da parte nostra non c’è scontro. A qualcuno non piace la nostra riforma della giustizia. Legittimo. È invece inaccettabile che la notizia di un avviso di garanzia sia data a un giornale prima che alla persona interessata. È un atto a tutela della persona. Non una condanna”.

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