Governo, crisi vicina dopo le elezioni. Tensioni in aumento. Inside

Il ko di M5S e Lega alle Comunali farà aumentare le fibrillazioni nel governo

Di Alberto Maggi
Mario Draghi 
Politica
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Moltissimi i dossier "caldi" per il governo dopo la tornata amministrativa


Tempi duri per il governo Draghi. L'esito del weekend elettorale, con il flop dei cinque referendum sulla Giustizia e soprattutto con i risultati delle Comunali, rischia seriamente di far aumentare la tensione nella maggioranza e a rendere sempre più complicata l'azione dell'esecutivo nell'ultimo anno di legislatura. I partiti più puniti del voto nei quasi mille comuni sono i due più rappresentati in Parlamento, il Movimento 5 Stelle e la Lega di Matteo Salvini.

I pentastellati dell'ex premier Giuseppe Conte hanno scelto di presentarsi in pochissimi posti con il proprio simbolo annacquandosi spesso in varie liste civiche. I risultati sono magri, deludenti e per certi versi perfino inferiori alle aspettative. Basta dire che a Genova, città del fondatore del Movimento Beppe Grillo, i contiani non arrivano al 5%. Non è certo una novità che nelle elezioni amministrative i pentastellati soffrano particolarmente e probabilmente se si fosse votato per le Politiche i numeri sarebbero stati diversi, ma è vero che il confronto con il Pd - dove c'è l'alleanza - è impietoso. Spesso i Dem valgono quattro o anche cinque volte il M5S. Al Nord poi il dato dei grillini è impietosi, un esempio su tutti nel comune di Abbiategrasso, medio centro a sud-ovest di Milano, i 5 Stelle si attestano attorno a un misero 2%.


Per quanto riguarda la Lega il dato è chiaro: sorpasso da parte di Fratelli d'Italia anche in moltissimi comuni del Nord. E' inevitabile, ragionano fonti dei partiti moderati della maggioranza, che Conte e Salvini, in evidente difficoltà anche interna, non potranno fare altro che rilanciare i loro temi identitari per cercare di recuperare in vista delle Politiche. E i temi di scontro certo non mancano. Si avvicina la conversione in legge del Dl Aiuti che contiene il termovalorizzatore di Roma e su questo punto i pentastellati faranno di tutto per mettersi di traverso fino a non votare l'eventuale fiducia al governo in Aula.

Non parliamo poi del 21 giugno quando il Parlamento voterà dopo le comunicazioni del premier Draghi sugli aiuti, anche militari, all'Ucraina. M5S e Lega, su posizioni pacifiste da settimane, alla luce del flop elettorale, potrebbero irrigidirsi e non votare risoluzioni che comprendono altri aiuti militari a Kiev. Un terreno molto scivoloso per Draghi visto che il premier ha preso impegni importanti e chiari a livello internazionale, con Biden e Ue, e non può certo tornare indietro.

Sul fronte del Carroccio il nuovo fronte di aperto è con l'Europa, una battaglia che mette nel mirino la presunta volontà di Bruxelles e Francoforte di affossare il nostro Paese economicamente. Non solo, a settembre si inizierà a parlare di riforma delle pensioni e, se il governo non sarà già caduto, Salvini è pronto a tutto, anche alla crisi, pur di non tornare alla Legge Fornero. Insomma, chi si aspettava che le fibrillazioni nel governo finissero con la chiusura delle urne rischia di restare deluso. Aumenteranno. Estate davvero bollente.

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