Guerra, l'esercito italiano non è pronto. Età media elevata e troppi graduati
Servirebbero altri 10 mld, spendere il 2% del Pil è un obbligo imposto a tutti i Paesi della Nato. Ma c'è un significativo gap anche di addestramento e mezzi
Guerra Russia Ucraina, siamo al 102esimo posto per spese militari
La guerra in Ucraina non si ferma. Ormai i bombardamenti dei russi vanno avanti da un mese e Putin non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro. Per questo tutti i Paesi della Nato si stanno attrezzando per armare i propri eserciti, in vista di un ormai non più improbabile conflitto mondiale. Dieci miliardi di euro. È quanto manca, al bilancio dello Stato, - si legge su Repubblica - per raggiungere la fatidica quota del due per cento del Pil da riservare alle spese militari. Attorno a quella soglia infuria la battaglia politica nella maggioranza, ma il traguardo posto non è solo un impegno contenuto nell’ordine del giorno approvato dalla Camera. È un patto che l’Italia ha siglato con gli altri Paesi della Nato quasi otto anni fa, al termine di un vertice tenuto nel Galles poco dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.
L’Italia, nel 2021, - prosegue Repubblica - ha speso per la propria organizzazione militare 24,583 miliardi di euro, ovvero l’1,54 per cento del prodotto interno lordo. Va detto che l’Italia non è certo fra i primi Paesi al mondo per spesa militare. Anzi, nel 2020 era al centoduesimo posto della classifica stilata in base al rapporto con il Pil. Ma i numeri sollevano dubbi sulla generale preparazione a vere e proprie operazioni belliche. Rispetto ai target fissati nel 2012 da una legge voluta dall’allora ministro Giampaolo Di Paola, i nostri corpi armati sono sovraffollati, con troppi graduati e poco addestrati. In più l’apparato difensivo italiano soffre un problema anagrafico (l’età media dell’Esercito è elevata, 38 anni) e c'è un significativo gap di addestramento e mezzi.