Draghi alla Nato dietro alle armi a Kiev. Mario aiuterà Meloni in Europa su...

Salvini si rimangia lo stop a nuovi aiuti militari. Inside

Di Alberto Maggi
Politica

Draghi avrebbe maggiori chance di diventare capo dell'Alleanza atlantica rispetto a presidente del Consiglio europeo al posto di Charles Michel...


Alla fine il decreto ad hoc sull’invio di armi a Kiev è arrivato nel Cdm convocato ieri sera. Un provvedimento divenuto il primo punto all’ordine del giorno della riunione di Palazzo Chigi dopo la rivolta delle opposizioni per il tentativo di inserire la proroga degli aiuti militari in un emendamento al dl su Nato e Sanità in Calabria in Senato. Ora però che il sesto pacchetto di forniture (in arrivo già a gennaio) ha ottenuto la copertura giuridica grazie a una noma dedicata (come ha chiesto e ottenuto il Pd), la premier Giorgia Meloni ha l’opportunità di guadagnarci. Portando il testo in Parlamento, infatti, obbligherà gli alleati di governo a votarlo in modo da dissipare ogni dubbio sulla compattezza della sua squadra in merito al posizionamento atlantico ed europeista del Paese. Non a caso ieri sera Palazzo Chigi ha voluto far sapere che il decreto è stato votato "all’unanimità" dai ministri, anche se Matteo Salvini era presente in video conferenza.

Balza all'occhio il via libera incondizionato del segretario della Lega, visto che proprio Salvini lo scorso 16 maggio - quindi sei mesi e mezzo fa e non un secolo fa - dopo un incontro di un'ora con l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi a Palazzo Chigi dichiarava ai giornalisti: "Ho parlato di cessate il fuoco e di disarmo, dunque questi passano da uno stop di invio di armi, perché parlare di disarmo inviando armi...". Una giravolta di 360 gradi quella del vicepremier e ministro delle Infrastrutture che, nel Carroccio, spiegano così: "Meloni comanda. Fratelli d'Italia ha il triplo dei nostri voti e se in Legge di Bilancio vogliamo portare a casa l'innalzamento del tetto per la flat tax per gli autonomi e Quota 103, oltre ad altri provvedimenti, non possiamo certo metterci di traverso".

Ma c'è anche un'altra spiegazione dell'ok "all'unanimità" all'invio di altre armi a Kiev che tanto fa arrabbiare il leader M5S Giuseppe Conte.

Meloni ha sempre avuto una posizione netta e precisa, anche quando era all'opposizione, pieno sostegno all'Ucraina, tanto che il presidente Volodymyr Zelensky è stato tra i primi a complementarsi con la numero uno della destra italiana subito dopo le elezioni dello scorso 25 settembre. Una posizione, quella di Meloni, decisamente e assolutamente filo-americana, figlia anche del bilaterale che ha avuto a Bali, in occasione del G20, lo scorso 15 novembre. Dietro, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, ci sarebbe il pieno sostegno di Meloni (che avrebbe fatto pressing sull'inquilino della Casa Bianca) alla candidatura di Draghi come successore di Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato il cui mandato scade il prossimo 30 settembre dopo la proroga di un anno.

In politica tutto si tiene e nulla accade per caso. Draghi avrebbe maggiori chance di diventare capo dell'Alleanza atlantica rispetto a presidente del Consiglio europeo al posto di Charles Michel, in quanto per quel ruolo la Germania vorrebbe un esponente del proprio blocco di potere e quindi dell'Europa centrale o settentrionale. Per la Nato invece conta moltissimo, fondamentale, l'appoggio di Washingotn e di Londra e quindi quale miglior bigletto da visita del pieno sostegno a Zelensky? E in cambio che cosa ottiene (o otterrebbe) la presidente del Consiglio? Come tutti sanno la fase è delicatissima, entro il 31 dicembre bisogna approvare la Legge di Bilancio (e serve l'avallo di Bruxelles) e nel 2023 ci sarà la fondamentale riforma del Patto di Stabilità Ue. Una figura come quella di Draghi, che ha sempre avuto un ottimo rapporto personale e di stima con Meloni, può esercitare un ruolo molto importante (e ascoltato) presso le cancellerie europee e i vertici europei affinché tanto sulla manovra quando sul Patto Bruxeles non si metta di traverso rispetto a Roma. Insomma, tutto si tiene.

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