Palazzo Chigi blocca 3mila dipendenti pubblici. "Troppi, non ci sono i soldi"

Slitta il decreto per reclutare i collaboratori della presidente del Consiglio e dei vice Salvini e Tajani. Il bando è stato sospeso: "Numeri da ridimensionare"

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Palazzo Chigi e quell'elenco di collaboratori troppo lungo. Il caso

Palazzo Chigi vuole vederci chiaro sulle richieste fatte dai vari ministeri di assumere un totale di 3mila dipendenti pubblici. Sarebbero emersi problemi di coperture finanziarie sul provvedimento per aumentare gli organici della presidente Meloni e dei vicepresidenti Salvini e Tajani e degli altri ministri. Non verrà più presentato domani in Consiglio dei Ministri - si legge su Repubblica - il decreto legge "Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche", che avrebbe previsto l'immissione a stretto giro di oltre 3.000 dipendenti. Un vero e proprio assalto alla diligenza, difficile da bilanciare con la spending review e anche da motivare alla luce del Pnrr, che richiede sì molte assunzioni, determinate però con provvedimenti specifici, e in parte già in corso. Assunzioni che i ministeri, con il personale falcidiato dal blocco ultradecennale dei concorsi, cercano di ottenere con urgenza.

E infatti - prosegue Repubblica - un primo tentativo in questa direzione era stato effettuato con il decreto Pnrr, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 febbraio. Ma all'ultimo si è deciso per lo stralcio, in attesa di capire se le assunzioni richieste sono tutte necessarie e soprattutto compatibili con il bilancio delle amministrazioni. "Su tali richieste – spiegano fonti di Palazzo Chigi – è in corso un approfondimento e una verifica di fattibilità di sistema e di copertura finanziaria. Pertanto, dopo tale valutazione i numeri e l'impatto risulteranno fortemente ridimensionati. Il governo – concludono le stesse fonti – è impegnato a garantire la funzionalità delle amministrazioni in un quadro di equilibrio e di efficienza". Il provvedimento slitta quindi per valutare la sostenibilità delle richieste.

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