Parlamento, effetto tagli: i deputati non lavorano e i neo assunti fuggono via

Record di dimissioni tra i dipendenti e il problema commissioni. Ogni deputato deve gestirne due o tre, non c'è il tempo per studiare le norme

di redazione politica
Gli scranni dell'Aula di Montecitorio che saranno resi inutilizzabili
Politica

Parlamento, così Montecitorio è andato in tilt. Tagli, effetto boomerang

Il taglio dei parlamentari sembrava la risposta a tutti i problemi. Le premesse erano queste, diminuiremo i costi e accelereremo l'iter per leggi. Ma invece di diventare un sistema più snello è diventato ancora più lento e macchinoso. Ecco perché.

Da quando è stato ridotto il numero, deputati e senatori disertano con sistematicità il lavoro in commissione, cioè quella cosa che prima - si legge su Il Foglio - dava un senso alle loro giornate da anonimi "pigiatasti" d'Aula. Prima ne frequentavano una, studiavano, votavano, emandavano. Ma poiché ora di commissioni devono gestirne due o tre a testa finisce che non solo non studiano più, ma devono anche scegliere dove andare. Quindi in generale si assentano (tranne quando si vota e scatta il gettone).

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L'altro problema - prosegue Il Foglio - riguarda i dipendenti. I neo assunti si dimettono ad un ritmo mai visto in settant'anni di storia repubblicana. Pare che in molti non avessero capito che i loro stipendi limati di oltre il 20% non erano più quelli ottimi di chi alla Camera già ci lavorava. Tra i 76 assistenti parlamentari appena assunti a Montecitorio, per fare un esempio, solo dieci hanno preso servizio. Insomma la riduzione del numero di parlamentari che doveva portare risparmio provoca assenteismo e superficialità e una fuga senza precedenti di giovani dalla macchina burocratica del Parlamento.

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