Pnrr: servono giovani, ma il governo estende l'età pensionabile

Per attuare gli investimenti del Ricovery servono forze fresche, ma il governo preferisce trattenere i vecchi piuttosto che puntare su profili innovativi

di Ulisse Spinnato Vega
Politica

Il Pnrr avrebbe bisogno di una Pa svecchiata

Il Pnrr avrebbe bisogno di una Pa svecchiata, con forze fresche, nuove competenze e profili innovativi per mettere a terra gli investimenti del Recovery, ma intanto governo e maggioranza sono sempre sensibilissimi quando si tratta di allungare la vita lavorativa agli anziani mandarini di Stato che comandano nelle amministrazioni centrali e di salvaguardare i posti più prestigiosi a favore di chi invece dovrebbe lasciare spazio ai giovani per raggiunti limiti d’età.

È appena passato nelle commissioni Affari costituzionali e Lavoro alla Camera un emendamento al cosiddetto decreto Pa-Ministeri che consente il trattenimento in servizio fino alla fine del 2026, guarda caso la scadenza del Piano di ripresa e resilienza, del personale dirigenziale “di cui all'articolo 19, commi 3 e 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, numero 165”. In pratica, si tratta dei succulenti incarichi di segretario generale dei ministeri o di direzione di strutture articolate in uffici dirigenziali che vanno a dirigenti di prima fascia su proposta del ministro di turno, passando per il Cdm e con la formalizzazione di un decreto del Presidente della Repubblica.

LEGGI ANCHE: Pd, cresce il malumore della minoranza. Dopo la batosta, Schlein è nel mirino

La maggioranza si è fatta in quattro per far passare la norma, visto che c’erano ben tre proposte di modifica dello stesso tenore: una di Forza Italia firmata da Russo, Tenerini, Bergamini e Tassinari, una di Lorenzo Cesa per Noi Moderati e una di Caparvi, Giaccone, Giagoni e Nisini per la Lega. Stupisce un po’ la posizione del Carroccio che in passato non aveva nascosto qualche mal di pancia rispetto ad altre norme dell’esecutivo Meloni tarate a beneficio dei pensionandi d’oro, soprattutto nelle amministrazioni centrali. Misure che erano viste da Via Bellerio in qualche modo in contraddizione con la battaglia storica per accorciare l’età di quiescenza degli italiani.



Il governo infatti è “recidivo” su questo terreno: la cosiddetta “norma Blangiardo” per riportare i pensionati o confermare i pensionandi nei ruoli dirigenziali degli organi della Pa era uscita dalla porta del decreto Milleproroghe per rientrare poi dalla finestra del decreto Pnrr ter. E contempla persino la possibilità della retribuzione, circoscritta agli incarichi di vertice che passano il vaglio di organi costituzionali (per esempio, il parere delle commissioni parlamentari). Nelle prime bozze del dl Pa si prevedeva addirittura di conferire incarichi biennali pagati in tutte le Pa a chi è in quiescenza, ma poi la norma saltò (si disse, appunto, anche per i malumori della Lega).

LEGGI ANCHE: Pd, Mirabelli: "Sconfitta elettorale? Elly Schlein non ha colpe"

Adesso arriva quest’ulteriore regalino che va in deroga alla legge del governo Monti che vieterebbe di attribuire incarichi “a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza”. Poi ci si stupisce e ci si straccia le vesti perché i giovani che tentano i concorsi nella Pa poi spesso disertano le prove, si ritirano anche quando risultano vincitori o lasciano il posto di lavoro dopo un breve periodo. Salari d’ingresso bassi e scarse prospettive di carriera stanno piagando il lavoro pubblico in una fase in cui la macchina dello Stato dovrebbe fare da motore alla ripartenza del Paese, soprattutto in ottica Pnrr.

Il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, ha da tempo fissato l’asticella del 2023: oltre 170mila nuove assunzioni, di cui 156mila per rimpiazzare i pensionati e il resto per rafforzare gli organici. Ma poi ha dovuto ammettere: “E’ vero, stiamo incontrando difficoltà”, dato che “le persone oggi sono molto più attente a valutare le condizioni offerte e le opportunità di crescita professionale”. Ecco, appunto: la crescita professionale, questa sconosciuta.

Tags:
pnrrpubblica amministrazione