Affari di Genio
Mia figlia faceva fatica a studiare ma poi...
"Mia figlia faceva fatica a studiare. Per lei era diventato difficile. E si demotivava. Per questo abbiamo cercato dei rimedi, fino a quando non abbiamo conosciuto Genio in 21 giorni. Per caso."
Carlo Tamburini è un imprenditore romano. Un padre che ama i suoi figli. E che di loro si preoccupa. La figlia maggiore dava segnali di stanchezza negli studi ed ha cercato di venirle incontro affinchè gli studi li continuasse e li portasse a termine.
Così si costruisce un futuro: dotando i suoi protagonisti dei mezzi necessari per forgiare un domani migliore, più sereno, più tranquillo. Carlo, come potrete vedere e sentire nell'intervista, considera di aver messo a budget un piccolo investimento per sua figlia.
Quello che colpisce è che anche lui, come molte altre testimonianze, dichiara, per un problema che si è risolto con la semplice adozione di un metodo di studio che ha riconsegnato fiducia ad una ragazza andata in ansia da stress, di aver pensato anche di ricorrere ad un supporto psicologico per la sua ragazza. Ragazza la quale il vero sostegno l'ha trovato attraverso il tutor di Genio che l'ha seguita per aiutarla ad apprendere un metodo che la fortificasse nello studio, riconsegnandole una qualità di vita in cui oltre allo studio ci fosse altro: l'amore prima di tutto.
L'amore per sé stessa, ovvero quella autostima che spesso viene lesa quando, affrontando un ciclo di studi, molti giovani abbandonano per la vulgata secondo cui "non tutti sono portati allo studio". Per cui ci sono gli eletti ( in genere più facilmente figli di famiglie benestanti) e quelli meno eletti e pertanto indirizzati ad attività di fatica; magari nell'edilizia o nell'agricoltura o in quello che adesso definiscono il mondo della sostenibilità, ovvero andare a spazzare le strade. Sia detto con chiarezza: qualunque lavoro ha la sua dignità, anche e soprattutto aiutare gli anziani in una RSA dando loro da mangiare. Il punto però è che si passa sempre attraverso questo criterio: alcuni possono, altro no. E perchè non possono? Perchè non sono dotati, è spesso la risposta. Mentre invece la dote ce l'avrebbero se solo fosse valorizzato e compreso come accendere i loro motori cognitivi. Invece fa comodo, probabilmente, che tanti giovani (e meno giovani) arranchino, fatichino. In modo tale da tenerli buoni.
In modo tale da non farli neppure pensare. Perchè chi studia acquisce una capacità di guardare al mondo con un pensiero critico. E non si compra tutto quello che il mondo del consumismo mette in vendita.
Certo: si proclama di voler contrastare l'analfabetismo funzionale o di ritorno, poi però quando si potrebbe fare veramente qualcosa, si volta lo sguardo altrove. È la logica che si usa con l'incontrollata diffusione dei device che ottundono la testa dei nostri ragazzi creandogli delle prigioni mentali come lo faceva l'eroina negli anni 70.
Meglio eroinamani che dotati di cervello in grado di funzionare.
Non è un caso che nell'intervista, il signor Carlo suggerisca anch'egli l'istituzionalizzazione di un metodo come questo. Perchè servirebbe a tutti. Come c'insegna però Machiavelli (ah, lo studio...) "molto di meglio per un sovrano è non ottemperare le promesse fatte: perchè maggiori sono le soddisfazioni e le garanzie del potere per chi non rispetta - le promesse - rispetto a quanti, tra i sovrani, hanno la consuetudine di rispettarle".
Niente è per caso, ma il vero sovrano nella vita è e resta il tempo. Il quale ci sostiene: alla fine prevarrà quanti adottano criteri scientifici, studiando la mente, come fa Genio in 21 Giorni, con il sostegno tra l'altro del CNR.
Per questo insistere è legittimo: dotare uno studente di un metodo efficace, contribuirà al pensiero critico e all'autonomia intellettuale di più generazioni. Anche se il gregge ti dice che non è vero.
Max Rigano