Stupri di gruppo e donne al cioccolato: l'Italia non si scandalizza più
Nulla può più scandalizzarci, se “il popolo, la ggente”, la società accetta la logica che comunque non ci saranno conseguenze
Parlare di correttezza linguistica, etica, e se mi permettete anche estetica, è un paradosso nel Paese del “liberi tutti”, perché ogni atto, diventa suscettibile di giustificazione, in assenza di responsabilità: “Non è stata colpa mia, non c’era il direttore, era un gioco senza malizia”.
Il sentimento che pervade la struttura sociale italiana è una profonda rassegnazione, “tanto non cambierà mai nulla”, e tutto verrà dimenticato prima o poi perché comunque per dirla col poeta “tutto nel mondo è burla”, dunque non dobbiamo preoccuparci, perché comunque un modo per arrangiare le cose si troverà e tutti quanti potranno riflettere sui danni causati e subiti. Di chi è la colpa? Fuori il colpevole. Che ne dite dei social che ci hanno trasformato tutti in agenti segreti, o spioni se volete (il video della coppia vip scoppiata è un capolavoro di sceneggiatura degna della migliore o peggiore commedia all’italiana)? Ma si insinua il sospetto che cambiare il nostro carattere, il nostro continuare a lamentarci accusando tizio e caio, senza alcun discernimento, fa il gioco del “tanto peggio, tanto meglio”.
Se tutti fanno parte dell’orrore, ragazzina esclusa, tutti sono colpevoli e quindi nessuno lo è. Sarebbe come evirare tutti gli uomini viventi per poter credere che non ci potranno più essere violenze sessuali, casalinghe o di gruppo. Nel paradosso si vive bene, perché funziona tutto e il suo contrario, la ragazzina trasformata in una torta vivente magari dirà che l’hanno pagata bene e che non si sente affatto un oggetto, figuriamoci una donna-oggetto. Il caldo dell’estate produce i soliti mostri (enormemente peggiori dei vecchi film) da spiaggia e da città e ci consente di guardare senza alcuno sconcerto agli abissi che la cronaca produce. Qualcuno si lamenterà, qualcun altro riderà, solo per controbilanciare le reazioni e rendere lo spettacolo della quotidianità sopportabile.
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