Cronache dal mercato dell'arte
La luce nella tomba di Francesco e nel "Volto di Dio"
L’estrema sintesi che la luce suggerisce evita di scadere nella retorica o nel didascalico; la sua purezza senza orpelli diventa Divina, e in lei ritroviamo l’essenza della vita

La luce nella tomba di Francesco e nel "Volto di Dio"
Le vie della luce sono infinite. Anche quelle della casualità, potremmo dire. Il caso, appunto, vuole che la tomba di Papa Francesco abbia incredibili assonanze col “Volto di Dio”, opera di Salvatore Garau presente da tre anni nella Basilica Romanica di Santa Giusta, (Oristano) paese natio dell’artista (nella foto, a sinistra il lavoro del maestro Garau, mentre a destra la tomba di Francesco)
Ovviamente nessuno ha copiato nessuno. Una probabile ispirazione? L’opera di Garau è circolata sui social e pubblicata su un vasto articolo nel Sole24 a firma dello stesso artista, ma anche in questo caso siamo portati a credere trattasi di pura coincidenza. Se nella tomba di Francesco non ci fosse in alto una piccola croce, le due opere sarebbero davvero simili, anche se la luce della tomba è ovoidale e quella di “Dio” rotonda, la tenue intensità, il colore caldo e il contorno sfumato sembrano realizzare dal medesimo artista.
“Di sicuro in entrambe le opere è la luce con la stessa modalità e intenzione a ‘dipingere’ il senso immateriale del Sacro” afferma Garau. “In quella tenue luce ravvisiamo l’impossibilità sia di descrivere il “Volto di Dio” sia l’anima e la vita terrena di Francesco”.
L’estrema sintesi che la luce suggerisce evita di scadere nella retorica o nel didascalico; la sua purezza senza orpelli diventa Divina, e in lei ritroviamo l’essenza della vita e della nascita del tutto. Da quando esiste l’arte figurativa, la luce Divina è sempre stata presente in tutti gli affreschi e dipinti. Attraverso l’aura e le aureole suggeriva il sacro che abita in Dio, nei Santi e negli angeli. In queste due opere la luce, ora non più dipinta, si fa “materia fisica” densa di impalpabile spiritualità.
Oltre a Dio, può essere raffigurato con tanta forza e insieme umiltà solo un Suo rappresentante in terra. È talmente forte l’assenza della materia da farla sentire inutile; “Un solo colpo di scalpello o una pennellata”, continua Garau, “avrebbero rischiato di indebolire la potenza evocativa del mistero della luce, dentro il quale possiamo sentire e immaginare la forza dell’intero cosmo proprio grazie a quel vuoto apparente, certo, apparente, perché vuoto in realtà non è. La vita non più terrena del Papa viene sublimata dall’assenza di materia, così come, allo stesso modo, l’assenza di materia sublima il Volto di Dio”.
Le intuizioni di un artista o di un architetto fluttuano nell’aria, e certe volte anche in continenti diversi possono sfiorarsi e sovrapporsi pur non sapendo dell’esistenza dell’altro, perché l’intento poetico di entrambi era il medesimo. “In un mondo dove l’eccesso e l’apparire”, prosegue ancora Garau, “sono diventati una religione di pessimo gusto, osannante l’assenza di vera sostanza, spogliare l’arte di quasi tutto è già dire molto”.