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Lo sguardo libero
Bookcity Milano/ Intervista a Maria Borio: “La poesia sta nella trasparenza”

Al via Bookcity Milano. Da oggi  a domenica 17 novembre, si tiene la kermesse dei lettori e dell’editoria in diverse aree del capoluogo lombardo. La manifestazione coinvolge l’intera filiera del libro: piccoli e grandi editori, librai, bibliotecari, autori, traduttori, grafici, illustratori, blogger, lettori. Previsti più di 3.000 autori in oltre 1.500 eventi gratuiti (clicca qui per leggere programma). Tutti a ingresso libero fino ad esaurimento posti (salvo diversamente indicato). Serata inaugurale questa sera alle 20:30 al Teatro del Verme con “Convivenze”, con Fernando Aramburu, ospite d’onore a cui verrà consegnato il Sigillo della Città, Paolo Giordano, Michela Marzano, Simone Savogin, Marino Sinibaldi. Spazio anche alla poesia con un  cartellone dedicato (clicca qui). Tra gli appuntamenti, “I nuovi poeti” di Franco Buffoni, con: Maddalena Bergamin, Maria Borio, Marco Corsi, Samir Galal Mohamed, Stefano Pini e Julian Zhara e presentazione della collana “Lyra giovani”, domenica 17 novembre, ore 18:00, presso “Hernandez Art Gallery” in via Copernico 8. Intervistiamo Maria Borio, autrice di  “Trasparenza” in tale collana.

Maria Borio, di cosa parla il suo libro?

Il libro è una ricerca sul significato delle relazioni umane nel mondo di oggi. Le poesie mettono sempre a fuoco scene e situazioni in cui le relazioni si innescano o si sviluppano. Ad esempio, quelle delle comunicazioni digitali, del mondo delle digital humanities: come una conversazione su skype o su un qualsiasi social network. Ci sono anche tantissimi momenti in cui le persone attraversano spazi con architetture di vetro – come quelli di Isola a Milano – che consentono una visione immediata fra l’interno e l’esterno. Il mondo di questo libro è quello della trasparenza. Si sente spesso parlare di trasparenza in politica, in sociologia, in filosofia. Non sono poche le pagine dei social network che usano questa parola. Quante volte ci viene chiesto di essere trasparenti…

Che cosa intende per trasparenza?

Immaginiamo un oggetto trasparente: un vetro. Riusciamo subito a vedere quello che c’è dall’altra parte, ma allo stesso tempo possiamo notare delle imperfezioni, tracce di polvere, detriti. C’è una visione immediata, diretta, pura, e c’è una visione con ostacoli, indiretta, impura. La trasparenza è una sintesi tra queste due visioni, è in realtà uno ‘stare nella trasparenza’, così come in ogni relazione umana ci sono aspetti diversi, l’odio e l’amore, il bene e il male. Pensiamo allo schermo di un computer o di un telefono: in qualsiasi pagina di qualsiasi social network possiamo vedere immediatamente notizie, immagini, mandare all’istante un messaggio, fare una videochiamata . Quando comunichiamo con i nostri schermi digitali siamo tra due sponde, quella dell’immediatezza e quella della distanza, del puro e dell’impuro: siamo nella trasparenza.

Ma perché Internet è così pervasivo e si intreccia con la poesia?

Attraverso i mezzi digitali non siamo forse ovunque? C’è uno spazio collettivo virtuale, fluido e anonimo, ma con crepe di bagliori e di sangue, con una radice umana che si può raccogliere come avvertire un sorriso tra le fossette del viso illuminato dalla luce digitale. Sta a noi, insomma, penetrare lo schermo. In tutto ciò c’è una condizione di solitudine – in cui siamo chiusi in noi stessi, mettiamo la realtà dentro a uno sguardo isolante – e una condizione di condivisione, di confronto, di scontro – in cui possiamo sentire la tensione delle relazioni, come essere l’uno altro limite dell’altro, da una parte all’altra dello schermo – fino a bucarlo, toccarci? Ecco, in questa dimensione la parola può aiutare a farci trovare le differenze tra la virtualità e ciò che siamo e vogliamo veramente.

Che cosa sono le digital humanities, chi coinvolgono? Perché sono importanti?

Quando usiamo un mezzo digitale per comunicare siamo nel campo delle digital humanities, così come ogni volta che una disciplina umanistica è unita all’informatica. Oggi si parla spesso di post-umanesimo, come se vivessimo in un tempo in cui l’umanità sia stata rimpiazzata dalle macchine e il reale dal digitale. Spesso quando si sente l’espressione digital humanities si pensa al sopravvento del digitale/virtuale sulla vita. Ma post-umanesimo ha anche un altro significato: la necessità di ripensare l’antropocentrismo moderno – quello del cogito ergo sum, per dire, che ha messo l’uomo al centro di tutto e ha spinto ai massimi tanto la razionalità quanto i bisogni espressivi degli individui e il loro egocentrismo. Il post-umanesimo riguarda la necessità di mettere al centro la relazione: fra noi – e fra noi e questo pianeta. 

Che finalità ha quindi la poesia in quest’ottica?

Credo che ogni interpretazione della realtà che abbia un cuore umano, non possa rinunciare alla ricerca del significato delle relazioni. La poesia, per me, parte da domande come questa: le dinamiche delle relazioni possono farci capire la realtà? La poesia può illuminarci davanti alla complessità della vita portandoci dentro una visione. Provo a dirlo anche in un altro modo: i lettori non devono accontentarsi, devono chiedere alla poesia una visione, devono mettersi in gioco profondamente, devono pensare, perché che cosa ci resta se c’è solo una bella forma e un bel racconto, senza intelligenza? Quale profondo piacere se ne trae alla fine, quale avventura? E poi, se la poesia è autentica e dà una visione, può stimolare un pensiero critico. Oggi, in Italia, si dovrebbe riflettere sulla necessità di pensiero critico.  

E lo stile, la scrittura?

La forma della scrittura è importantissima: la relazione avviene anche grazie alla forma, al ‘come’ sono, ‘come’ comunico; nell’informe non c’è sentimento né razionalità, non c’è relazione. Nel libro lo stile è una specie di attraversamento cinestesico fra vetri, schermi, corpi umani, acqua e atmosfera, come si tentasse di nuotare nella la vita quasi fosse un fluido. Forse la scrittura assomiglia ai riflessi attraverso le superfici di un edificio di vetro, oppure, immaginando di nuotare nel mare, alla sensazione di trovarsi in una massa liquida indifferenziata, irregolare, poi solcata dalle correnti con i loro ritmi. Credo che la sostanza cinestesica dello stile sia importante per rappresentare le relazioni, qualcosa che possiamo dire con l’empatia e con la ragione senza escludere né l’una né l’altra.

BIOGRAFIA
Maria Borio
è poeta e critico letterario. Ha pubblicato i libri Trasparenza (“Lyra giovani”, Interlinea, 2019), L’altro limite (pordenonelegge-lietocolle, 2017) e una raccolta, Vite unite, è uscita nel XII Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2015). Ha scritto i saggi Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui (Marsilio, 2018). È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea e cura la sezione poesia di «Nuovi Argomenti».

Ph. Credits Dino Ignani.

 

 

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