Dopo Xi Jinping, l’Italia onora l’anti-democratico Putin
Dai 25 anni di potere al controllo sulla stampa, dalla negazione dei diritti umani in Cecenia all’omofobia
Dopo aver ricevuto il 23 marzo con tutti gli onori il presidente cinese Xi Jinping per firmare la “Via della Seta” col regime comunista di Pechino (unico Stato tra i grandi), l’Italia accoglie il presidente russo Vladimir Putin.
La situazione democratica di Russia e Cina è diversa. Quella cinese può essere considerata una dittatura “diabolica”: partito unico, mancanza di libertà di espressione, controllo della stampa e di Internet, arricchimento interno che genera espansionismo economico aggressivo… i cinesi non scappano più dal Paese perché sono più ricchi degli altri, e in questo senso Silvio Berlusconi dice che la Cina vuole conquistare il mondo.
Anche la Russia di Putin non brilla per democrazia al 100%. L’ex funzionario dei servizi segreti sovietici (KGB) è al potere dal 1999, indicato come suo successore dal presidente Boris Etsin, colui che privatizzò di punto in bianco le aziende di Stato determinando ricchezze e disparità smisurate. Riforme costituzionali ad hoc - Putin è al quarto mandato come presidente, con una parentesi da primo ministro (2008-2012) - gli consentiranno di rimanere al potere fino al 2024. Venticinque anni ininterrotti. I diritti umani in Cecenia sono drammaticamente violati. Si pensi poi alle regioni contese con l’Ucraina e all’annessione della Crimea (2014). I governatori sono nominati da Mosca, come nell’ex URSS. La stampa è sotto il controllo del Cremlino e/o di proprietà degli oligarchi. Le elezioni risentono di brogli e sono condizionate dalla sorveglianza sull’informazione, come sostenuto dall’Ocse circa le ultime del 2018. Si tratta di uno Stato omofobo, che vieta i “gay pride”. La realpolitik può essere messa in soffitta. Il dolore di un ceceno o di un omosessuale russo perseguitati non valgano un Putin, come quello di un uiguro o di un tibetano (le minoranze oggetto di annientamento culturale in Cina) un Xi Jinping.
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