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Lo sguardo libero
Grillo ha visto le stelle giuste, ma il solipsismo è utopico

Il Green Deal europeo mira a fare dell’Unione entro il 2050 la prima grande area politica del mondo a emissioni zero. Ciò sarà, secondo Bruxelles, come ribadito più volte dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen,  il risultato della sua economia: sostenibile, innovativa e socialmente inclusiva. Next Generation EU   stanzia per le economie europee complessivamente 750 miliardi. Il PNRR - Piano Nazionale Ripresa Resilienza -, licenziato dall’esecutivo presieduto da Mario Draghi con l’avvallo del Parlamento, è un disegno di 248 miliardi, tra 191 di Next Generation EU (69 di prestiti e 122 a fondo perduto) e altri stanziati dal Governo. Il PNRR agisce su sei macroaree: 1 – digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 2 – rivoluzione verde e transizione ecologica; 3 – infrastrutture per la mobilità sostenibile; 4 – istruzione e ricerca; 5 – inclusione e coesione; 6 – salute. Anche il presidente statunitense Joe Biden ha firmato, tra i primi decreti urgenti che ha emanato appena insediato alla Casa Bianca, il rientro degli USA nell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (2015), da cui era uscito il suo predecessore Donald Trump.  Il presidente cinese Xi Jinping ha sostenuto che la Cina diventerà un’economia a emissioni zero entro il 2060.

Il M5S, i cui albori risalgono al blog di Beppe Grillo nel 2005, e che nasce ufficialmente nel 2009, con le cinque stelle rappresentava cinque punti: acqua, ambiente, sostenibilità, sviluppo, connettività. Sono sostanzialmente gli elementi del Green Deal. Perché si è arrivati allo scontro di questi giorni tra Grillo e Giuseppe Conte? Da ricordare che nel frattempo alle elezioni del 2018, il Movimento è risultato la lista più votata, con il 32,6% dei voti e  dal 1° giugno 2018 al 13 febbraio 2021, ha espresso due Governi, entrambi capeggiati da Conte, il primo con la Lega, caratterizzato da una linea sovranista ed euroscettica, il secondo col Pd e Liberi e Uguali, più europeista e di centro-sinistra.

Grillo ha probabilmente visto le stelle giuste, ma le ha lasciate lassù, non ha saputo metterne a sistema, per ricorrere alla terminologia manageriale,  vision, mission, governance  e management. Così si spiegano alcuni limiti dei 5 Stelle: la democrazia diretta (segno peraltro di una adesione ideologica alla digitalizzazione, giustamente come detto pilastro del Green Deal), i vaffa-day, la selezione anti-meritocratica dei parlamentari, la partecipazione a un Governo prima di centro-destra, poi di centro-sinistra (comodo parlare di categorie superate). La vicenda di Grillo insegna che bisogna andare sicuramente oltre partiti e movimenti personalistici e quindi sembra veder giusto Silvio Berlusconi quando pone la necessità di un unico partito di centro-destra, idea che sul fronte opposto dovrebbe essere considerata anche da Enrico Letta.

 

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