Lo sguardo libero
Italiani uccisi in Congo, la democrazia come perle ai porci

In troppe aree del mondo la nostra civiltà andrebbe imposta con maggiore decisione
Di fronte all'assassinio dell’ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, 43 anni e tre figlie piccole, e del carabiniere Vittorio Iacovacci, 31 anni, oltre che dell’autista del convoglio, che portava dei viveri in un’area povera del paese, che pullula di delinquenti e taglieggiatori vari, per mano di un gruppo di assalitori, che avevano posto pietre sulla strada, come facevano i briganti nel Medioevo, che siano legati a gruppi terroristici o religiosi o meno non importa, ha in prima battuta ragione il ministro degli Esteri Luigi Di Maio quando parla di “due servitori dello Stato, due suoi figli esemplari, che avranno giustizia”.
Tuttavia, esistono troppo aree del mondo dove la civiltà con la c maiuscola, quella democratico-liberale, vuoi per povertà, vuoi per ragioni religiose, ancora non c’è e andrebbe imposta con maggiore decisione dalle organizzazioni e dagli Stati più ricchi e sviluppati (a partire dalla sostituzione della classe politica che considera la corruzione e l’arricchimento personale caratteristiche essenziali del potere). La strada del progresso è lunga e purtroppo è spesso come dare perle ai porci. La foto dell’ambasciatore Attanasio, un ragazzo eccellente che si è fatto da solo, con merito da studente dell'Università Bocconi a unico diplomatico italiano a Kinshasa, con gli occhi ancora aperti, morenti e pensanti – dicono il momento in cui uno rivede in pochi attimi tutta la sua vita (foto quindi più straziante di quella di un cadavere inerme) – fa sorgere una domanda, paradossale e provocatoria... si accolga: ma codesti africani, islamici e poveri del mondo in genere, meritano la democrazia?