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Ci sono regole per investire?

Redazione MarketWalll

Occorre sempre usare il buon senso quando si interpretano i dati statistici, e anche le regole di base non dovrebbero essere applicate passivamente, e comunque sempre con prudenza. Cerchiamo di riassumere i concetti espressi da Matthew Scott e Phil Edwards  in un interessante articolo apparso sul sito di Top 1000 Funds.  Il concetto di base è che gli investitori devono essere pronti ad affrontare con rapidità gli inevitabili cambiamenti dei mercati, raramente prevedibili.

Il famoso giocatore americano di baseball Yogi Berra, uso a creare frequentemente gradevoli aforismi, diceva: "In teoria non c'è differenza tra teoria e pratica. In pratica c'è". A seguito della crisi finanziaria è emerso un crescente senso di disagio nei confronti delle tecniche di investimento automatiche (roboadvisors ecc.) basati su algoritmi e regole aritmetiche, in seguito alla distruzione di valore nei portafogli di molti operatori e risparmiatori.

Tuttavia negli ultimi anni l'appetito degli investitori per le tecniche computerizzate è tornato, con molte discussioni, premiando terminologie come “factor investing”, “smart beta” e “volatility control”. E' quindi ragionevole chiedersi: esistono delle semplici regole, ovvero degli automatismi, per investire limitando i rischi?

Mentre i mercati finanziari esistono da centinaia di anni, la nostra comprensione delle dinamiche dei mercati, e soprattutto di come si verificano le crisi di mercato, è sorprendentemente limitata. Si potrebbe assimilare la previsione delle crisi finanziarie alla previsione degli uragani, come qualche economista ha in effetti sostenuto recentemente, e cercare di creare modelli di formazione degli “uragani” finanziari sulla base dell'esperienza di singole crisi succedutesi negli anni precedenti. Ma occorrerebbe monitorare parecchie situazioni di crisi per poter formulare ipotesi sul futuro sufficientemente suffragate dai dati.

Fortunatamente per gli investitori, gli uragani finanziari si verificano molto meno frequentemente degli uragani naturali in tutto il mondo, e sono molto pochi gli investitori oggi che possano aver visto più di una dozzina di gravi crisi di mercato nella loro vita lavorativa. Evidentemente non possiamo sperare di ricavare regole affidabili sulle condizioni di stress dei mercati basandoci solo su un piccolo campione come questo.

D’altra parte in molte situazioni i dati possono essere manipolati, volontariamente o meno, o anche solo interpretati erroneamente, per portare a conclusioni inattendibili. La pruderie dei genitori in epoca vittoriana faceva dire ai propri figli che i bambini erano portati dalle cicogne. Una decina di anni fa un gruppo di accademici tedeschi ha "dimostrato" che questa idea era giusta: hanno rilevato mediante tecniche statistiche che c'era una forte correlazione tra i livelli di popolazione di cicogne a Berlino e il numero di nascite a casa.

Evidentemente questi accademici non erano così stupidi da credere veramente a questa correlazione. Semplicemente desideravano dimostrare i pericoli di affidarsi ciecamente ai dati statistici senza usare il buon senso.

La "teoria della scimmia instancabile" sostiene che una scimmia con una macchina da scrivere, se le si concede un periodo di tempo sufficiente, scriverà le opere complete di William Shakespeare, anche se batte sui tasti della macchina da scrivere in modo casuale. E’ ovvio che con un numero infinito di scimmie in un numero infinito di anni ciò avviene. Questa è la teoria, e ci crediamo. Ma come diceva Yogi Berra, la pratica è un’altra cosa.

Allo stesso modo, con centinaia di ricercatori di tutto il mondo che desiderano avere successo nella loro carriera accademica trovando le regole certe di come funzionano i mercati di negoziazione, gli investitori devono fare attenzione e non fidarsi di modelli che possono rivelarsi non più credibili di quello che avrebbe potuto creare la scimmia dell’esempio precedente.

In effetti, solo alcune regole euristiche resistono alla prova del tempo:

  1. Non mettere tutte le uova nello stesso paniere (diversificazione), e non basarsi sullo stesso produttore di panieri (diversificazione della controparte).
  2. Riequilibrare regolarmente i portafogli al fine di mantenere una ripartizione del rischio (in linea con la propensione al rischio desiderata).
  3. Cercare di essere “contrarian”, cioè di non seguire la massa: "essere prudenti quando gli altri sono aggressivi, e aggressivi quando gli altri sono prudenti" (Warren Buffett).

Potremmo quindi concludere che le regole, di per sé, non sono né buone né cattive; ma è importante capire le limitazioni di approcci basati su regole statiche e di distinguere tra le regole che possono essere d'aiuto e quelle che non lo sono.

Paolo Brambilla