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Nicola Porro, fenomeno Web: "La Rete ha cambiato tutto, ma conta la qualità"
La Presse

La classifica di Primaonline.it stilata da Sensemaker con dati Sharable parla chiaro: Nicola Porro è uno dei giornalisti più seguiti e apprezzati.

Vicedirettore de Il Giornale e conduttore televisivo di successo ha un sito internet divenuto testata giornalistica (www.nicolaporro.it) fra le cui sezioni troviamo il suo ormai famosissimo blog “Zuppa di Porro”.

Attivo sui social, Porro non è il personaggio che te le manda a dire. Poi, può piacere oppure no, ma questo è un altro discorso. Di sicuro è un giornalista di grande esperienza, uno che la professione la sa fare e anche per questo si mette al collo la medaglia di bronzo della classifica di Primaonline.

Affaritaliani.it l'ha intervistato per capire come è cambiata secondo il suo punto di vista la professione giornalistica, essendo nato professionalmente con una macchina per scrivere sotto il braccio, cresciuto con telecamere e tv, sbarcato infine su Internet.

“Una classifica in cui io sono prima del direttore Enrico Mentana non può essere una classifica affidabile. Il direttore è il direttore”, dice Porro sorridendo dopo aver saputo di essere un gradino più in alto del direttore del Tg di La7.

L'influenza del Web però è tale che di fatto ha cambiato anche il modo di fare giornalismo. Il cambiamento degli ultimi anni può definirsi epocale e se da una parte può sancire la morte definitiva della carta stampata, dall'altra apre nuove prospettive per chi si occupa di informazione. “Il fatto che la Rete possa essere uno strumento alternativo di informazione è una cosa favolosa, perché si abbassano tutte le barriere all'entrata e ognuno può, con risorse anche limitate, fare qualcosa per divulgare informazione. Detto questo, però, bisogna anche stare attenti perché si possono confondere elementi quantitativi con elementi qualitativi. L'informazione è e deve essere soprattutto qualitativa”, dice Porro.

In effetti, può capitare che stando dietro ai numeri la qualità dell'informazione possa venir meno. L'audience per la tv, le vendite in edicola per i quotidiani e i click per il Web, possono essere misure di giudizio diaboliche.

“Come detto, bisogna sempre fare molta attenzione. Comporta dei rischi. Aumentare le visualizzazioni, i followers e i like non è un obiettivo. Si rischia di abdicare a quello che è il nostro mestiere di fare informazione. Non dico che il successo di ascolti non sia fondamentale, anzi. Però bisogna stare attenti, molto attenti”.

E sul Web c'è anche la variabile degli odiatori, i famosi haters, presenti nei commenti delle bacheche dei social di qualsiasi persona influente. E anche Porro non è esente dall'essere attaccato. “Allora sul mio sito che è testata giornalistica modero tutti i commenti e ho messo solo dei paletti, delle regole, che sono: no parolacce, insulti, minacce. Per il resto se qualcuno non mi apprezza e me lo dice lo lascio fare. Tendenzialmente sono per la libertà totale di espressione. Tutti possono dire qualsiasi cosa, anche le cose che io non condivido. Addirittura possono dirmi di essere un giornalista venduto. Ma quella la considero libertà di espressione. In sostanza sono molto tollerante sugli haters, anche se esprimono idee alternative in modo poco ortodosso. Io poi ho qualche affezionato odiatore seriale e me lo tengo e non mi viene in alcun modo il pensiero di censurarlo”.

Ovviamente, su profili social e Web in generale la censura ha assunto un significato diverso rispetto a quella che abbiamo conosciuto in tempi passati, sia in radio sia in tv. Censura che è ritornata parola di gran moda negli ultimi giorni per il caso Fedez-Rai al concerto del 1 maggio.

“Però non dobbiamo confondere la censura con le scelte editoriali. Il mio sito o anche Affaritaliani fanno delle scelte, pubblicano quello che ritengono opportuno, stanno attenti a ciò che vogliono. Un sito privato, quindi fa delle scelte. Quello che voglio dire è che se un quotidiano come affaritaliani.it decide di non pubblicare certi articoli è pienamente legittimato nel farlo. Un altro discorso è la Rai che è pagata da tutti i contribuenti. Penso che se tu inviti Fedez sia ridicolo che tu gli dica cosa deve o non deve dire. Anzi, lo trovo assurdo”.

Quindi, grazie anche alla Rete Porro è un giornalista superinfluente. Ma anche per lui, come per tutti i giornalisti con qualche capello bianco, compreso chi vi scrive, Internet ha decretato il cambiamento della professione. “I giornalisti tradizionali non vogliono capire che la Rete ha dei suoi canoni. La Rete ha le sue regole. Non possiamo pensare di non prendere in considerazione le logiche Seo, ad esempio. Insomma, il modo di scrivere deve essere per forza differente da quello della carta stampata. I giornalisti che lavorano in Rete devono avere delle competenze diverse dai colleghi della carta stampata e delle tv. E in questa fase ognuno di noi sta cercando da autodidatta di trovare il modo migliore per avere successo. Anche per questo per esempio penso che la carta stampata avrà ancora vita ma una vita di nicchia e che dovrà lavorare sempre di più sull'autorevolezza”, conclude il vicedirettore de Il Giornale.

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