Economia

CSR: Capellino, difendere la biodiversità con gli utili d'impresa

 

Milano, 11 set. (askanews) - Ente commerciale filantropico, senza scopo di lucro, finanziariamente indipendente e con l'obiettivo di difendere, attraverso progetti mirati, la biodiversità: è la definizione che si è data la Fondazione Capellino; e nell'ambito del Csr è soprattutto un esempio originale di realtà economica, che vincola i profitti d'impresa alla copertura finanziaria di mirate iniziative di sostenibilità.Alla Fondazione, nel giugno del 2019, è stata infatti conferita con una donazione l'intero asset Almo Nature, azienda e marchio di alimenti per animali: l'attività commerciale è diventato così il motore che sostiene la fattibilità economica di iniziative di biodiversità.Pier Giovanni Capellino, presidente della Fondazione Capellino, spiega per il Salone della CSR e dell'innovazione sociale il senso della sua iniziativa. 'Noi sostanzialmente abbiamo introdotto un nuovo modello di produrre che mantiene l'originale nucleo, in questo caso Almo Nature, i cui profitti non sono solo destinati alla continuità dell'impresa stessa, ma sono destinati ad una progettualità nuova che mira a tener conto della biodiversità - dice Capellino - L'impresa si iscrive nella continuità col passato, ma il denaro che l'impresa produce va ad alimentare progetti che guardano al futuro'.Dietro una scelta così radicale c'è un personale senso del limite e una consapevolezza del senso di responsabilità verso le risorse e i beni comuni. Ma Capellino non vuole definirsi un modello. 'Si può ragionare così, in maniera molto molto pragmatica: chi ha già abbastanza può evitare di continuare ad accumulare, perché non serve a nulla. Serve a dare un'illusione di potere, ma in realtà non restituisce nulla di concreto - prosegue il presidente della Fondazione - Penso che siano dei percorsi che debbano essere fatti individualmente: queste scelte non possono essere proposte come modello da imitare. Si possono imitare se si vuole, ma penso che la presa di consapevolezza consista nel dirsi: 'non possiamo continuare a sfruttare le risorse naturali così come oggi facciamo per creare dei posti di lavoro', che è poi una scusa, perché in realtà stiamo verticalizzando la ricchezza più che creando dei posti di lavoro'.Da 'Humans&Wildlife', che promuove l'intangibilità degli habitat naturali e dei grandi mammiferi minacciati dall'espansione delle attività umane, a 'Rigenerating Villa Fortuna', dove su un'area di 20 ettari nel Monferrato si sperimenta un nuovo modello di agricoltura sostenibile e non inquinante, ma economicamente competitiva: sono molteplici i progetti sui quali la Fondazione si è messa al lavoro. 'Abbiamo un progetto per un'agricoltura diversa, senza l'utilizzo di concimi e fertilizzanti chimici. Abbiamo un progetto per la salvaguardia degli habitat selvatici; e abbiamo un progetto che vuole introdurre uno standard di misura che segni non già la compatibilità delle attività con la sostenibilità, ma misuri l'impatto che le attività umane hanno sulla biodiversità'Tra le altre iniziative portate avanti dalla Fondazione anche il progetto europeo Companion Animal for Life. Dedicato in particolare a cani e gatti, il progetto ha tre finalità: collegare ogni cane e gatto alla responsabilità di un umano, chiudere i rifugi o almeno renderli meri luoghi di breve transito per la gestione delle emergenze ed eliminare la piaga degli abbandoni e del randagismo.Ma sulla base di scelte personali e imprenditoriali tanto radicali con quale prospettiva Capellino guarda al futuro? 'Non sono né ottimista né pessimista, diciamo che sono passato all'azione. - conclude Capellino - Penso, anche se spero di no,, che probabilmente si arriverà ad un reale cambiamento attraverso, purtroppo, una catastrofe che a quel punto indurrà il cambiamento di fatto, perché renderà caduchi i modelli attuali'.( luca.ferraiuolo@askanews.it )