Covid. I lockdown non abbassano la diffusione.Funzionano solo con le dittature - Affaritaliani.it

Coronavirus

Covid. I lockdown non abbassano la diffusione.Funzionano solo con le dittature

di Antonio Amorosi

Uno studio pubblicato dalla rivista The Lancet mostra perché i lockdown non funzionano. Andrebbero usate misure…

Ordinare alle persone di rimanere a casa è inutile. Il famoso tasso R0(erre con zero, quanto maggiore è R0 tanto più elevato è il rischio di diffusione dell’epidemia), il valore che indica il numero di infezioni prodotte da una persona nell’arco del suo periodo infettivo, si riduce di pochissimo: scende solo del 3% dopo un mese dall’applicazione delle restrizioni totali, il cosiddetto lockdown.

Il perché lo spiega uno studio dell'Università di Edimburgo pubblicato ieri dalla rivista The Lancet e che si basa sulla diffusione della pandemia tenendo conto delle misure adottate in 131 Paesi.

 

Le persone non possono rispettare realmente le misure draconiane imposte dai lockdown perché, anche se ricevono l’imposizione di non recarsi al lavoro o a scuola, vanno a fare la spesa, devono recarsi dal medico, in farmacia (e una parte deve comunque recarsi al lavoro).

I lockdown funzionerebbero se rinchiudessimo in casa milioni di persone e nell’isolamento totale le rifornissimo di ogni cosa. Ma non siamo un regime militare e una dittatura come la Cina, aggiungiamo noi, e per fortuna non si può costringere milioni di persone nelle proprie abitazioni e sparagli in testa se contraddicono gli ordini. Tanto più con un virus che ha un tasso  di mortalità relativamente basso. La capacità di mediare e interpretare gli “ordini” che arrivano dall’alto fanno poi il resto.

 

Lo studio dell'Università di Edimburgo, firmato dal professor Harish Nair e da altri 6  studiosi, ha rilevato che il difetto principale dei lockdown è l'incapacità di garantire la conformità di comportamento di milioni di persone. E non poteva che essere così. I protocolli adottati da un sistema dittatoriale non per forza sono adatti alle nostre società. La ricerca ha usato i dati delle stime giornaliere a livello nazionale di R0 della London School of Hygiene & Tropical Medicine (Londra, Regno Unito), incrociandoli con i dati sulle politiche specifiche Paese per Paese degli NPI dell'Oxford COVID-19 Government Response Tracker, disponibili tra il 1 gennaio e il 20 luglio 2020.

Anche il divieto di raduni di più di 10 persone riduce la R0 solo del 3%, facendo sollevare dubbi anche sul valore della regola del “non più di 6 persone” insieme.

 

I ricercatori hanno scoperto che pochissime misure hanno la capacità di ridurre l’impatto della diffusione in modo significativo. Ad esempio la chiusura delle scuole ha ridotto il tasso di diffusione del 15%, il divieto di eventi pubblici del 24% ma in quattro settimane. Non è chiaro però, per mancanza di dati, quali siano i motivi delle tempistiche. Si ipotizza che le persone non riescano con immediatezza ad adattarsi ai nuovi comportamenti. Non a caso anche durante la fase più grave della pandemia (quella inziale) sono continuati gli eventi con grandi quantità di pubblico, come le partite di calcio che non hanno fatto altro che incrementare la diffusione del virus.

 

È solo in combinazione che le misure funzionano di più, il che potrebbe spiegare perché le recenti restrizioni locali in Inghilterra abbiano ottenuto risultati poco soddisfacenti.

L'eliminazione dei divieti su raduni di oltre 10 persone ha procurato un aumento del 25% del tasso di diffusione.

Una combinazione di misure sembra l'approccio migliore quando si cerca di ridurre la velocità di trasmissione del Covid-19.

 

“E se chiedi alle persone di non incontrarsi in gruppi hai lo stesso problema: si tratta di aderenza. Il divieto di eventi di massa o la chiusura delle scuole, d'altra parte, garantisce la conformità”, ha detto Harish Nair.

Perché è un'imposizione. Ma il problema diventa l’economia di alcuni settori che andrebbero sostenute con le banche centrali e non con le promesse. La disperazione delle persone senza un’entrata economica potrebbe procurare più danni dello stesso Covid.

Lo studio conferma che la profilassi da adottare resta la solita: evitare gli assembramenti, mantenere isolati gli anziani e le persone con patologie e per le fasce di età inferiori ai 75 anni usare gli strumenti che garantiscono il distanziamento fisico.