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Coronavirus
Covid,medici contro medici. Scontro alle stelle.Immunità di gregge vs lockdown
Stiamo sbagliano tutto o la strada seguita è quella giusta? Grande è il conflitto nella comunità medico-scientifica mondiale. In pochi giorni la petizione promossa da tre scienziati di Harvard, Oxford e Stanford e sottoscritta nella località del Massachussetts Great Barrington (Stati Uniti), ha raccolto centinaia di migliaia di adesioni (in questo momento più di 10.000 solo tra medici e scienziati che si occupano di medicina). Secondo il New York Times anche due funzionari, non autorizzati a rivelare il loro nome, avrebbero espresso il parere favorevole della Casa Bianca alla petizione.

“Le attuali politiche di blocco stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica, a breve e lungo periodo”, spiegano i firmatari, raccomandando in alternativa ai lockdown un approccio “Focused Protection”.

Spiegano: “L’approccio più umano, che bilancia i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge, è quello di permettere a coloro che sono a minimo rischio di morte di vivere normalmente la loro vita per costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale, proteggendo al meglio coloro che sono a più alto rischio. Noi chiamiamo questa strategia Focused Protection (Protezione Focalizzata,ndr)”.

La dichiarazione è guidata da alcuni importanti esponenti della comunità scientifica tra cui Martin Kulldorff, epidemiologo all'Università di Harvard, Sunetra Gupta, epidemiologa presso l'Università di Oxford e Jay Bhattacharya, esperto di politiche di salute pubblica e professore alla Stanford University.

Tra i cofirmatari professionisti esperti di ogni ramo delle discipline scientifiche, dalla salute pubblica alla psichiatria, dalla biostatistica alla chimica o la finanza. Tra loro anche Michael Levitt, biofisico e professore di biologia strutturale presso la Stanford University e che ha ricevuto nel 2013 il Premio Nobel per la chimica.

“Con il passare del tempo, la nostra comprensione del virus sta crescendo”, spiegano i sottoscrittori. “Con l’aumento dell’immunità nella popolazione, il rischio di infezione per tutti, compresi i più vulnerabili, diminuisce. Sappiamo che tutte le popolazioni alla fine raggiungeranno l’immunità di gregge, cioè il punto in cui il tasso di nuove infezioni diventerà stabile”.

Gli scienziati di Great Barrington propongo come obiettivo quello “di ridurre al minimo la mortalità e i danni sociali fino a raggiungere l’immunità di gregge”, agendo quindi in modo diverso da come stanno facendo molti governi.

“A coloro che non sono vulnerabili dovrebbe essere immediatamente consentito di riprendere la vita come normale. Semplici misure igieniche, come il lavaggio delle mani e la permanenza a casa quando si è malati, dovrebbero essere praticate da tutti per abbassare la soglia di immunità di gregge. Le scuole e le Università dovrebbero essere aperte all’insegnamento in presenza. Le attività extrascolastiche, come lo sport, dovrebbero essere riprese. I giovani adulti a basso rischio dovrebbero lavorare normalmente, piuttosto che da casa. Dovrebbero essere aperti i ristoranti e le altre attività commerciali. Arte, musica, sport e tutte attività culturali dovrebbero riprendere normalmente. Le persone più a rischio possono partecipare se lo desiderano, mentre la società nel suo insieme gode della protezione conferita ai più vulnerabili da coloro che hanno costruito l’immunità di gregge”.

Di parere totalmente opposto 80 scienziati e medici, anch’essi di prestigio, che hanno sottoscritto sulla rivista The Lancet “Il memorandum di John Snow”. Per loro l’immunità di gregge “è un errore pericoloso non supportato da prove scientifiche”.

“Qualsiasi strategia di gestione della pandemia basata sull'immunità da infezioni naturali per COVID-19 è difettosa”, constatano. “La trasmissione incontrollata nei giovani rischia una morbilità significativa e mortalità in tutta la popolazione. Oltre al costo umano, ciò avrebbe un impatto sulla forza lavoro nel suo insieme e sopraffarebbe la capacità dei sistemi sanitari di fornire cure ai casi più acuti ma anche a quelli di routine. Inoltre, non ci sono prove di un'immunità protettiva duratura alla SARS-CoV-2 a seguito di infezione naturale e la trasmissione endemica, che sarebbe la conseguenza del calo dell'immunità, rappresenterebbe un rischio per le popolazioni vulnerabili per un futuro indefinito. Una tale strategia non porrebbe fine alla pandemia COVID-19 ma si tradurrebbe in epidemie ricorrenti, come nel caso di numerose malattie infettive prima dell'avvento della vaccinazione. Sarebbe anche un carico inaccettabile per l'economia e gli operatori sanitari”.

Gli esponenti de “Il memorandum di John Snow” contrastano gli scienziati di Great Barrington ponendo anche l’accento sul fatto che “l'isolamento prolungato di ampie fasce di popolazione è praticamente impossibile e altamente immorale”.

E ancora: “Probabilmente saranno necessarie restrizioni continue a breve termine, per ridurre la trasmissione e correggere sistemi di risposta in caso di pandemia inefficaci, al fine di prevenire futuri blocchi… L'evidenza è molto chiara: controllare la diffusione nella comunità di COVID-19 è il modo migliore per proteggere le nostre società ed economie fino all'arrivo di vaccini e terapie sicuri ed efficaci entro i prossimi mesi”.

(Segue...)

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