Coronavirus
Missione russa, accordo con Spallanzani. "A 3 donne libero accesso ai dati"



Le scienziate inviate da Putin erano autorizzate ad accedere a laboratori e sistemi informatici
Missione russa anti-Covid, Putin ha mandato spie non militari
I russi avevano altri obiettivi quando sono venuti in Italia per la missione anti-Covid nel marzo 2020. Questo è quanto sta emergendo dalle novità scoperte sugli accordi segreti tra Roma e Mosca. Il vero scopo della missione organizzata dai russi - si legge sul Corriere della Sera - era evidentemente ben altro, visto che mirava a un’attività di spionaggio. E il sospetto forte è che siano riusciti a raggiungerlo. La realtà appare ben diversa e adesso bisognerà capire quale sia stato il vero ruolo delle ricercatrici, soprattutto dopo aver verificato che la missione "Dalla Russia con amore" concordata tra Vladimir Putin e l’allora premier Giuseppe Conte avrebbe consentito l’ingresso nel nostro Paese di numerose spie di Mosca. Le autorità russe potrebbero aver ottenuto dati sanitari di cittadini italiani.
Esiste - prosegue il Corriere - una relazione allegata all’accordo stilato nel 2021 tra l’ospedale Spallanzani di Roma e l’Istituro Gamaleya di Mosca, in piena emergenza pandemica da Covid-19, che elenca i termini dell’intesa. Fornisce le generalità delle tre dottoresse che hanno trascorso all’interno del nosocomio della Capitale 24 giorni. E specifica che "il suddetto personale russo ha accesso ai laboratori e al sistema informatico in uso presso Inmi". È un dettaglio finora sempre negato dai vertici dello Spallanzani, che anzi avevano assicurato: "Nessun dato sensibile è stato reso noto". A metà marzo, dopo l’inizio della guerra, un funzionario del ministero degli Esteri russo ha minacciato "conseguenze irreversibili" per l’adesione del nostro Paese alle sanzioni lasciando intendere di avere informazioni riservate da rivelare.