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Coronavirus
Plasma iperimmune, piano per boicottarlo: ostacoli, burocrazia, zero raccolta

“Si fa all’italiana… uno dei problemi più grossi è che non c’è il plasma, non c’è il plasma (alza la voce, ndr)”, spiega il professor Francesco Menichetti ad Affaritaliani. Menichetti, infettivologo responsabile di Tsunami protocollo di sperimentazione sul plasma iperimmune: “…mi fa diventare idrofobo… la maggioranza delle regioni non lo ha raccolto”.

La gente muore e neanche la terapia anti Covid che aveva entusiasmato i medici di Mantova e Pavia viene usata. La sperimentazione sul plasma iperimmune, per verificare se funzioni su larga scala, in modo da poterla usare in modo esteso in tutto il Paese, è al palo. E’ diventata progetto nazionale a maggio, dopo gli ottimi risultati sui malati negli ospedali di Mantova e Pavia, proposta dall’azienda ospedaliero-universitaria di Pisa e accettata ufficialmente dall’Iss e dall’Aifa.

 

Leggevo che siete fermi e di molti problemi, iter burocratici farraginosi…?

"Chi è voluto arrivare al punto è arrivato. La sperimentazione è decollata ed ha raggiunto 330 arruolati. È diventata consistente. Ma ancora abbiamo dei ritardi nei centri che hanno dichiarato di voler aderire e che poi per cause varie non stanno di fatto partecipando..."

Il motivo di queste lungaggini?

"Un qualche disinteresse da parte dei ricercatori che inizialmente avevano dichiarato la loro disponibilità a partecipare, poi evidentemente considerano la sperimentazione sul plasma non interessante"

E come è possibile? Le Regioni hanno aderito? Hanno il plasma?

“Non tutte le regioni si sono attrezzate per avere del plasma iperimmune attivato e titolato. Molti non l’hanno fatto. L'ha fatto la Toscana, l'ha fatto il Veneto, l'ha fatto la Liguria ma la Lombardia ha fatto molto meno, l'Emilia-Romagna non l'ha fatto, la Campania mi risulta non abbia fatto granché, lo stesso Lazio non ha fatto granché. Viene fuori che è questo il fattore limitativo principale. Tu magari vuoi aderire ad uno studio ma non hai il plasma qualificato. Il Veneto c’è l’ha, lo usa ma agisce da solo, non partecipa a Tsunami, ha un altro protocollo, il Piemonte ha un altro protocollo. L’Emilia non ce l’ha proprio, il Lazio non ce l’ha, la Liguria ce l’ha ma non lo usa. Le Marche ce l’hanno e partecipano”

Ma che livello è?

“Ascolti me. Alcuni sono attivati e lo fanno sul serio, altri lo fanno a chiacchere”

Ho capito mah…

“Si fa all’italiana… Uno dei problemi più grossi è che non c’è il plasma, non c’è il plasma (alza la voce, ndr), capito!?”

Ma in questi casi non dovrebbe essere una struttura centrale come il ministero o il direttore generale a coordinare come muoversi?

"La donazione del plasma è una donazione volontaria e c’è questa campagna”

E chi l'ha fatta questa campagna? Dicendo ‘andate a donare’? A me risulta che non l'abbia fatta nessuno…

"Noi abbiamo un centro nazionale sangue, CNS, e abbiamo i centri regionali sangue. Non tutti si sono impegnati allo stesso livello. Bisognava creare banche di plasma iperimmune"

Sono a Canicattì. Dove vado a donare?

“Al centro trasfusionale dell’ospedale della propria grande città. Poi loro cadranno dalle nuvole… no?...”

Ecco, fantastico, ma come è possibile…

“Chiaro!? Ma siamo in Italia… no?”

Ho capito…

“Diranno ma che vuoi tu? Ma va via! Noi non lo facciamo! Noi non sappiamo! Sarà sempre una guerra andare a donare, anche da quelli che hanno aderito”

Non abbiamo visto il ministro Speranza andare in tv e dire ‘stiamo provando questa sperimentazione per verificare se il plasma iperimmune funziona come ci dicono i medici. Andate a donare il sangue!’ Ci vanno 10.000 volte in tv! Io non li ho visti fare almeno una volta un appello del genere, anche se i medici ci dicono che la terapia da loro sta funzionando…

"Non li ho visti neanche io anche se per onestà devo dire che Tsunami ha avuto un grosso contributo dell'Istituto Superiore di Sanità e di Aifa che hanno messo un grande impegno nel progetto, in prima persona. Quello che purtroppo manca è un rilancio mediatico ed istituzionale. Anche Brusaferro ultimamente, che è il direttore dell'Istituto Superiore, ha fatto cenno ma non è che ho visto..."

Anche qualcuno del Comitato Tecnico Scientifico poteva andare in tv e dire andate a donare...

"Non ci pensano neanche lontanamente..."

E allora di che parliamo?

"Che le devo dire. Sono tutte robe timide. Preferiscono celebrare il vaccino che arriverà, gli anticorpi monoclonali che arriveranno. Si celebra il futuro con puro stile italiano e si ignora il presente che è una delle cose che mi fa diventare idrofobo perché io credo nel vaccino e negli anticorpi monoclonali ma sono una risposta del domani e del dopodomani. Io ho i malati oggi, non domani e dopodomani. Voglio dare risposta oggi, ha capito?"

E perché chi ha aderito poi non lo raccoglie? I medici con i quali abbiamo parlato ci dicono che funziona…

"Perché nei confronti del plasma c'è, secondo me, un atteggiamento che risente di due errori uguali e contrari. Da una parte una sottovalutazione che lo considera sicuramente inutile e questo non è corretto scientificamente perché non abbiamo la certezza della sua inutilità, d'altra parte c'è invece la sua celebrazione come terapia sicura e salvifica che è un atteggiamento uguale e contrario. In questa maniera non partecipi ad una sperimentazione”

Ho capito...

"Io devo fare la sperimentazione poi quello che viene fuori… viene fuori. Se viene fuori che non funziona vi dirò che non funziona"

Ma deve essere messo in condizione di poterla fare la sperimentazione sennò come lo dice?

"Eh sì, il ricercatore deve fare rigorosamente e con pervicacia la ricerca. Ce ne vorranno almeno 700-800 di pazienti per fare una sperimentazione, quindi hai voglia ancora... Siamo ancora lontani. Dobbiamo arruolare più gente possibile"

Come funziona tecnicamente?

"Prendiamo malati di Covid lieve e moderato non ancora in grave insufficienza respiratoria, quindi non in terapia intensiva e che non richiedono ‘macchine’ e li assegniamo alla sperimentazione. A caso, a un gruppo diamo il plasma e a un altro no curandoli con la terapia standard. Questo è il gruppo di controllo che non riceve il plasma. E’ l'unico modo per capire se il plasma ha un’influenza positiva come terapia. Alla fine di questo percorso che prevede l'arruolamento almeno di 500 pazienti, ma dovremmo andare oltre, avremmo generato due gruppi comparabili, si spera, grazie proprio al caso di pazienti che hanno ricevuto o meno il plasma. Quindi dovrebbero essere simili per sesso, età, condizioni di rischio, eccetera"

Quindi per dare un'accelerazione a questo tipo di sperimentazione cosa si dovrebbe fare?

"Mi rendo conto della situazione ma visto che tutti parlano di tutto non sarebbe male poter parlare anche di questo. Sembra che abbiamo già comprato i vaccini, abbiamo già vaccinato, a meno 60° a meno 80°, se si ricordassero anche del plasma!? Io sono un ricercatore non sono supporter del plasma"

Immagino sia a conoscenza che anche la Johns Hopkins University sta facendo la vostra stessa sperimentazione negli Stati Uniti?

"Beh, loro hanno dei grossi numeri e i vari istituti coinvolti hanno già pubblicato dati, però sono ancora qualitativamente carenti. Uno studio come Tsunami che è uno studio randomizzato, prospettico e controllato non sarà ‘l'arma fine di mondo’ ma può dare un contributo molto importante perché è di alta qualità. Perché noi usiamo plasma titolato con gli anticorpi neutralizzanti. Sappiamo cioè quanti anticorpi neutralizzanti diamo ai nostri pazienti e sappiamo quanti ne hanno i pazienti prima di essere trasfusi. E’ uno studio qualitativamente molto ben costruito”.

 

 

 

 

 

 

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