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Costume
Le donne oggi. Come possono combattere la violenza

di Alessandra Peluso

Sentire l'esigenza di far parlare le donne, senza sentirne solo parlare, appare prioritario. Si discute sulle donne, sul loro ruolo, in particolare in questo periodo si affronta la questione delle donne assassinate dai loro compagni, mariti, per lo più, insomma uccise dal genere maschile.  
 
Ma chi sono oggi le donne? E perché questo dilagante fenomeno dell'affermare la propria forza sull'altro? E di questo in fondo si tratta. Il genere maschile, nella società odierna, ha perduto il suo ruolo, l'autorità che possedeva, se si pensa agli anni prima della rivoluzione industriale ad un vero e proprio potere. Dapprima, infatti, ogni aspetto sociale, politico, privato era affidato all'uomo. Negli anni avvenire, in seguito a molteplici lotte, manifestazioni relative ad esempio all'aborto, o al divorzio, ecc., donne rivoluzionarie hanno combattuto perché invece siano riconosciuti i loro diritti, e affermata l'importanza del loro ruolo.

Ed ora si cerca di riconfermare la supremazia del genere maschile. Forse questo accade perché la società non ha più chiari i compiti che spettano; tutti fanno tutto e alle volte sono i figli a fare i genitori. Paradosso. I luoghi di educazione e di formazione non conducono per la maggior parte delle volte a qualificare donne e uomini con sì, uguali diritti e doveri in quanto esseri umani, ma con diverse mansioni per le quali occuparsi. La donna non può fare l'uomo, né possibile viceversa, altrimenti è il caos. Come infatti lo è. Spesso si incorre alla solita espressione banalizzata riferendosi alle donne: "Avete voluto la parità ed ora vi arrangiate!".

Cosa si intende allora per "parità"? L'uguale considerazione del maschio e della femmina, in quanto entrambi i generi sono dotati di intelletto e capaci di pensare e agire. Questa è la parità. 

Sebbene, attualmente, si sia ancora in presenza di una società maschilista. Guardando la tv, perché insomma, pur non volendo qualche volta bisogna osservarla, leggendo giornali, libri, sembra sia ancora imperante la donna oggetto e soggetto di un corpo che è lei stessa ad esibire in modo disinvolto. È deprimente poi quando l'età avanza e si va in tv per esibire sempre lo stesso strumento; ma, la donna non è solo corpo, si ripete e ripetuto spesso negli anni, ha competenze e altre doti da esibire che altre donne poi cercano di dimostrare e persuadere. Perciò, appare una lotta tra donne stesse alle volte che giocano la carta del bel fisico da mostrare per raggiungere persino mete ambite. 

Allora, si vuole che la donna sia rispettata, senza ombra di dubbio, come l'uomo e come qualsiasi altro genere sessuale, ma dovrebbe essere ben chiaro, e soprattutto occorre avere chiari i ruoli anche e soprattutto nella famiglia. La donna non può né deve fare tutto ad ogni costo, così come l'uomo, sol perché lo impone un certo tipo di moda. In particolare, si leggono libri nei quali la donna assumerà il potere in futuro come quello di Aldo Cazzullo, "Le donne erediteranno la terra", (Mondadori). Ognuno avrà ciò che gli spetta. Forse anche nulla se si continua a sfruttare la terra come dei barbari.

Sfugge per l'appunto qualcosa: il senso del limite. Deriva dal latino "limes" e significa confine. Ecco appunto, dove sono i confini? 

Si è in un'epoca globalizzata dove tutto è libero, tutto è permesso, "yes you can", per dirla all'americana, e proprio perché tutto è concesso, tutto è possibile, porsi dei limiti risulta impossibile. E poi chi è capace? Come si fa? Ecco, perché - è evidente che le cause siano anche altre - si usa la forza, l'istinto, perché non si è capaci di ragionare, di attribuirsi un autocontrollo e di utilizzare la capacità critica, secondo la quale se con una donna non si va d'accordo, non si riesce a raggiungere un punto d'incontro, si ammazza. La donna è mia, la posseggo, è un oggetto non pensante. Se si smettesse di trattare il sesso come un'interdizione a privilegi e come un marchio di asservimento, ne deriverebbero molti benefici (J. Stuart Mill). 

L'aggressività, la violenza genera violenza e un ritorno al passato. La società, in tal modo, regredisce e non progredisce. 

E dal canto loro, alcune donne dovrebbero avere la consapevolezza di essere oltre a belle donne anche delle donne pensanti. Il pensiero, il dialogo, il confronto, la maturità di saper dire "no", riconoscere i propri limiti e la possibilità di vivere in una società nella quale si insegni e si educhi al rispetto di sé, dell'altro, all'ordine, alla disciplina, alla capacità di pensare. Occorre questo, forse, chissà. È necessario che ci sia una donna che non sia semplicemente uguale all'uomo, ma che raggiunga la propria appartenenza sessuata (Patrizia Caporossi). In sostanza, c'è ancora tanto da fare. 


Sapere aude! Abbi il coraggio di uscire dallo stato di minorità, di usare la mente e lo spirito e di superare il "caos", non sta creando altro che disordini e violenze. E, inoltre, un appiattimento - voluto - delle coscienze. Non ci sono superiorità di sessi, non dovrebbe esistere una lotta al potere tra i sessi, perché ognuno di esso ha un valore e un significato importante in questo Mondo e nessuno è sostituibile dall'altro.           

Tags:
donne violenzafemminicidio





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